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Due facce, due razze

Noi non siamo la Grecia. Esordisco così per commentare quanto successo nella “culla della cultura” e, qualcuno dice, della democrazia.

Non lo siamo per due motivi contrapposti: primo perchè da noi di democrazia ce n’è veramente poca, a partire da un Primo Ministro che si autoproclama tale, senza alcuna volontà popolare. E in questa affermazione non entro nel merito della buona o cattiva conduzione del Paese in questo ultimo anno e mezzo.
L’altro motivo, invece, è che noi non siamo così cocciuti da voler sbattere contro un muro, pur di non abbassare la testa nel momento del bisogno.

L’Europa è un progetto fallimentare. Su questo non c’è dubbio. La gestione del fattore Grecia ne è l’ultimo esempio, ma lo è anche l’asse Franco-Tedesco che esclude tutti gli altri Stati membri, così come l’impossibilità, dopo tanti anni, di mettere in pratica una politica “estera” comune.
D’altro canto, però, indietro non si torna o, se si decide di farlo, lo si fa pagando un prezzo altissimo. E quindi la poiltica arrogante di Tsipras non può che portare al “suicidio” sociale ed economico del suo Paese, spinto dall’insoddisfazione per una politica corrotta e dall’esasperazione di una povertà sempre più dilagante.

Vi ricorda qualcosa? Sì… il rischio è proprio questo: cadere anche noi nell’errore di seguire improvvisati politici che sanno solo fare proclami contro tutti e tutto, cavalcando l’onda dell’esasperazione. Non facciamo questo errore. Restiamo fedeli alla nostra capacità di barcamenarci nelle situazioni più difficili. Pro e contro di un popolo che ha vissuto prima ciò che sta vivendo ora l’Europa. Non cadiamo anche noi nell’oblio delle facili rivoluzioni. Perchè allora sì che dovremo dire … “Una faccia, una razza”.

 

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Ne rimarrà una sola!

In tempi non sospetti, l’allora CEO di Iveco, Giancarlo Boschetti disse: “Ne rimarrà una sola… “, riferendosi alle Sette Sorelle e parafrasando una nota frase di un famoso film. Era la fine degli anni ’90, e il Costruttore nazionale era la perla del gruppo Fiat con alla guida un Amministratore Delegato e non un brand manager (con i suoi pro e contro).

Boschetti probabilmente ha voluto lanciare una provocazione, ma di sicuro ci ha visto lungo. Vero è che i “brand” ovvero i marchi che brillano sulle calandre dei Tir in circolazione sono sempre sette – per ora – ma le compagini sociali, rispetto ad allora, si sono notevolmente modificate, andando proprio nella direzione indicata dal manager torinese: Mercedes, o meglio Daimler si è da tempo staccata dal partner Chrysler, rimanendo ancora, insieme a DAF, una azienda senza “soci/concorrenti”, la stessa IVECO è confluita nell’universo CNH Industrial, emntre chi ha fatto il colpo grosso (dal punto di vista di unificazioni) è il colosso Volkswagen che si è accaparrata il controllo di Scania ed MAN. Marchi e strategie commerciali ben distinti al momento, ma movimenti di manager e spostamenti di impianti fanno presagire future e più strtturate “sinergie”.

Ed è proprio di ieri la notizia che fa fare un ulteriore passo verso la “teoria Boschetti”. Non è certo un mistero, infatti, che Renault Trucks e Volvo Trucks operino da tempo sotto lo stesso tetto, condividendo componentistica, linee di produzione e alcune funzioni direzionali, ma proprio ieri, appunto, l’unione si è fatta più massiccia con la nomina di Giovanni Lo Bianco, già amministratore delegato di Volvo Trucks Italia, nel ruolo di Vice-President del Volvo Group Trucks Sales Italia. Un incarico, questo, che lo porterà ad assumere la responsabilità delle attività di Renault Trucks Italia e di Volvo Trucks Italia.

Senza dubbio vedremo ancora per molti anni circolare sulle strade Losanghe, Grifoni, Leoni, Stelle e gli altri marchi dei nostri amati camion, ma di certo le evoluzioni societarie e strutturali all’interno dei grandi gruppi mondiali, prima o poi, si riperquoteranno, nel bene o nel male, anche sul prodotto. Ovviamente noi ci auspichiamo e siamo convinti che sarà nel bene!

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Blog La Sterzata

I 10 comandamenti

Con il rischio di essere ripetitivo, ancora una volta l’oggetto della sterzata è la lotta ai consumi di carburante! Nonostante le nuove Gamme Euro6 abbiano delle catene cinematiche dalle performance più alte abbinate a consumi più bassi e nonostante il costo del petrolio sia ai minimi degli ultimi anni, il consumo di carburante rimane il nemico numero uno da combattere. Giusto per inquadrare l’argomento, ricordiamo che un risparmio di carburante del 5%, tradotto in soldoni significa 2/3000 euro all’anno. Ad oggi, il costo del carburante, è l’unico variabile e comprimibile, tra i tanti costi fissi che ritroviamo per la gestione di un veicolo.

Se da una parte la riduzione dei consumi si ottiene grazie all’evoluzione delle tecnologie, supportate da gestioni elettroniche sempre più sofisticate, dall’altra il vecchio fattore umano rimane una variabile su cui si deve lavorare. Tempo fa abbiamo realizzato un opuscolo con 10 consigli di guida per ridurre il consumo di carburante. Nel preparare la pubblicazione ci siamo basati sul buon senso, sull’esperienza ma abbiamo usato anche un pizzico di creatività. La nostra esperienza è stata costruita nel corso degli anni attraverso i corsi di formazione che noi, come le altre case costruttrici, svolgiamo con i trasportatori. Si potrebbe concludere dicendo che alla base di tutto rimane sempre l’uomo. Ebbene leggendo qua e là, si vede come l’evoluzione tecnica dei veicoli tenda a diminuire se non a ridurre del tutto la variabile umana. Tutto ha avuto inizio qualche anno fa, con l’introduzione di veicoli sempre più facili da guidare, mezzi che non consentivano errori di guida, con motori più elastici, che permettevano anche ai meno esperti di avere una guida facile e sicura. L’evoluzione tecnologica dei veicoli sta puntando ad un monitoraggio continuo che consenta al conducente di adottare automaticamente lo stile di guida più adatto al percorso e alle necessità ambientali… della serie. “tu gira il volante che al resto ci pensiamo noi”. Solamente una ventina d’anni fa ciò sembrava fantascienza. Ma questo è niente se lo paragoniamo a quello che ci aspetta in un futuro più o meno prossimo. Sto parlando dei veicoli senza autista, dei veri e propri convogli di mezzi che, come i bravi bambini in gita che si tengono per mano e seguono la maestra, nel nostro caso il capo convoglio. La mano per i truck è ovviamente virtuale.

Ora mi chiedo, come saranno i veicoli del futuro se non avranno più l’autista? Oggi i prototipi utilizzati sono veicoli dall’aspetto tradizionale, opportunamente modificati. Un domani se non ci sarà più nessuno alla guida la forma delle cabine sarà stravolta, forse lo stesso concetto di cabina sparirà. Immaginate l’opuscolo dei 10 consigli di guida per ridurre il consumo di carburante… cosa scriviamo? Raccomandare alla centralina elettronica di non distrarsi flirtando con quella dell’Ad Blue, oppure di mantenere la memoria libera senza infognarsi in aree internet poco raccomandabili? Immaginiamo cosa non servirebbe più in cabina. Innanzitutto i sedili, non essendoci più l’autista a cosa servirebbero?. Ogni volta che si vorrà spostare un veicolo manualmente, basterà l’intervento di un incaricato che anche a distanza avrà la possibilità di muoverlo a suo piacimento come fosse un modellino radiocomandato. Oggi tutti noi ci vantiamo per aver trovato posto per tutto, nel senso che tutti gli oggetti ed effetti personali hanno un contenitore dove essere riposti o alloggiati. Dai vestiti al microonde, dal frigorifero ai documenti. Ebbene, sparirebbero anche tutti i ripostigli e gavoni. A questo punto si potrebbe dare una forma nuova alla cabina, dando una forte inclinazione al parabrezza. Attenzione pero, a questo punto sparirebbe anche la zona notte, che bisogno c’è di avere una brandina? E allora via il parabrezza inclinato, seghiamo di netto il tetto e la risolviamo subito. Cosa rimarrebbe in cabina? La leva del cambio? Via! Il volante? Idem. Sembra proprio che la cabina del camion sia proprio destinata a sparire.

Questo scenario avrebbe ovviamente delle ripercussioni sulla società. Ad esempio, che fine faranno tutti quegli artisti che aerografano dei capolavori sulle cabine? E le tanto attese aree di sosta? Vuoi dire che i nostri politici hanno già in mente questo scenario visto che il ministero competente prevede una riduzione delle aree di servizio e sosta in autostrada? A proposito di aree di sosta, come potrebbero riciclarsi le trattorie del camionista? Domande senza risposta, però pensiamoci bene, prima o poi il futuro arriverà. Intanto continuo a pensare ai 10 comandamenti… pardon, consigli.

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Gli statisti di questo Paese

Il primo sentimento quotidiano che accompagna la maggior parte degli italiani nella sveglia mattutina, è la nausea. Una nausea del tutto politica. Anzi è uno stato che preclude l’inquietudine in cui siamo caduti, dato il livello della classe politica che ci sta governando, sia di maggioranza che all’opposizione.

Ci siamo appena liberati dal ventennio terribile, massacrante e vergognoso della banda del boss di Arcore, che ha fatto sprofondare gli Italiani nella più lunga crisi mai esistita dal dopoguerra a oggi. Le tracce lasciate in Europa dalla sua “dittatura mediatica” hanno portato il nostro Paese alla perdita di ogni peso politico, internazionalmente parlando, ed alla frantumazione della reputazione politica dell’intero Paese. La vicenda delle multe da pagare sulle quote latte, da noi sollevata in tempi non sospetti in questa rubrica, la vicenda dei marò, la dimostrazione dell’irrilevanza politica dell’alto rappresentante per la politica estera dell’UE. Tre casi emblematici che rappresentato la statura dei nostri politici, simbolicamente destinati a non diventare statisti.
Ma la vergogna infinita continua grazie ad un Parlamento per un terzo praticamente inutile, condotto da un comico diventato patetico e incapace di capire quali potrebbero essere state le valenze politiche di una così grande rappresentanza politica in Parlamento. E il quadro si completa con le ruberie della Lega, o meglio della famiglia Bossi & Co, che dopo essersi battuto per anni contro Roma ladrona, ha fatto la figura, rubando il possibile, del “pezzente politico” privo di ogni dignità personale, culturale, sociale, politica.
Si affacciano dunque i nuovi “statisti” come tale Salvini, che da Bossi ha ereditato il profilo politico volgare, arrogante, menzognero e ciarlatano e che si fa mantenere dall’Europarlamento a ventimila euro al mese, senza mai essere presente. Per contro, il povero leghista segretario in carica, continua a “vomitare” menzogne nei confronti di chi vuole cambiare questo Paese, e non prova la minima vergogna per gli oltre 60 milioni di euro che è costato agli Italiani la chiusura della Padania, il bollettino della Lega.

Per trovare ordine, rispetto delle leggi ed efficienza amministrativa pubblica, dovremmo compiere una rivoluzione copernicana della P.A. e licenziare i “farabutti” che non hanno voglia di lavorare e mettere in prigione chi si fa corrompere quotidianamente. Non basta: dobbiamo costruire nuove carceri o requisire le Caserme sfitte e usarle per mettere tutti i delinquenti che sono in libertà. Oppure ci conviene dichiarare guerra alla Germania alle 8 del mattino e alle 20 arrenderci così diventiamo tutti tedeschi! Forse è l’unica, paradossale e purtroppo irrealizzabile soluzione possibile per rimettere in piedi questo Paese, senza regole, senza onore e senza orgoglio.

Altro conato di nausea: la Mogherini in una delle cariche più alte della UE. Quale più grande umiliazione politica poteva subire il nostro Paese nel vedere Hollande e Merkel in riunione con Putin, senza la presenza dell’alto rappresentante della politica estera della UE? Avete visto il curriculum della Mogherini? Ma dove stava la mente di Renzi quando ha nominato una seppur giovane e bella signora, ad assumere quella carica? Lo ha fatto apposta per farsi ridere dietro le spalle dagli altri Paesi europei o ha dovuto accettare l’imposizione dei potenti, i quali hanno concesso all’Italia questa posizione a patto che ci fosse una persona non qualificata ed inesperta, al fine di non intralciare il loro ruolo primario di veri depositari della politica estera dell’Europa?

L’ultimo pensiero va ai grillini ed ai dissidenti pidiellini. Patetici entrambi. Privi di dignità politica e di senso dell’onore nei confronti degli italiani, dei propri elettori e del mandato politico che hanno ricevuto dalla gente e consacrato dalla Costituzione. Senza coscienza politica individuale né tanto meno collettiva! Gente da eliminare democraticamente alle prossime elezioni.

Coerente con il titolo, vi trasferisco i nomi dei pochissimi statisti che abbiamo avuto e che stanno crescendo nel nostro Paese (vedremo se la storia confermerà): Ilona Staller, Benito Mussolini, “Beato” Marcello Dell’Utri, “Bistecca” Verdini, “Bocca di Rosa” Santanchè, “ Manolesta” Bossi e Giulio “Belzebù”. Per questo l’umanità è composta più di morti che di vivi, anche se qualcuno è ancora in vita.
Leggetevi questo libro: ”La Destra siamo noi” di Giampaolo Pansa. Ed. Rizzoli.

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Blog Il Dorsale Il Frontale

Apatia riflessiva

Ci sono aspetti di questo Paese che sono diventati pagine di pietra della vita quotidiana. Pagine pesanti che condizionano la qualità della vita di tutti noi. Sto pensando alla Giustizia Ingiusta e differente da caso a caso. I famosi “due pesi e due misure”, (se bastano).
Una discrasia che si nota, purtroppo, con l’incremento di presenza di extracomunitari clandestini che sempre di più occupano illegalmente il nostro territorio, senza che i politici sappiano governare il fenomeno. Non è una considerazione razzista, perché bisogna fare dei distinguo tra la gente onesta e disgraziata (in fuga dagli inferni della guerra) e i delinquenti. Solidarietà umana sì, ma nel rispetto delle nostre leggi e della nostra cultura. Non possono occupare le case senza pagare l’affitto, non possono delinquere ed essere rimessi in libertà dai giudici il giorno dopo, non possono pretendere quello che gli stessi italiani non hanno. Il lassismo politico con cui si affronta un fenomeno che sta impaurendo la gente, che sta rendendo meno sicura la libera circolazione delle persone, deve essere seriamente monitorato e risolto. Il buonismo infantile tipico della così detta sinistra non deve creare situazioni cancrenose, permettendo agli irregolari di spacciare liberamente davanti alle scuole, di far prostituire centinaia di giovani, costringendole con la forza a praticare ciò che non vorrebbero fare. Non ci può essere pietismo per il delinquente che ruba impunemente nelle case della gente. Così come è inaccettabile che vengano rilasciati più di 10.000 detenuti con le normative emesse dai politici che depenalizzavano certi reati minori, senza pensare che questi si aggiungono ai nuovi clandestini, che appena giunti in Italia, scappano nelle città di riferimento criminale, per affiancarsi alle bande che già vengono indicate loro ancora prima di approdare. A tutto questo malessere sociale, causato da fatti che potrebbero essere sicuramente evitati se fosse applicata con maggior rigore la legge da parte dei magistrati, dobbiamo aggiungere l’irresponsabilità o l’incapacità politica di dare una svolta a questo Paese. Ma non è con l’irrigidimento delle pene che si risolve il problema. Si deve trovare un rimedio politico all’immigrazione selvaggia.

Ed eccoci dunque all’argomento “politica”. Cosa sta succedendo in Italia su questo fronte? Forse sta nascendo la “Grosse Koalition” all’italiana. Non possiamo parlare di inciucio. Il coraggio di Renzi e di Berlusconi sta mettendo a dura prova sia i gerontoburocrati della politica sia le nuove leve “più mature” dei grillini e delle stesse fronde interne alla sinistra e di Forza Italia.
Un fenomeno da analizzare davvero è quello del segretario della Lega: un personaggio rozzo ma intelligente, un venditore di fumo astuto che è riuscito a raddoppiare il consenso di un partito che aveva visto la propria vita e la propria morte incombente grazie alla “stessa mano”. La capacità del nuovo segretario di urlare contro tutto e tutti, di opporsi sempre, senza proporre un chiaro progetto politico lascia intendere come stia diventando fragile la stabilità sociale, poiché dietro ad un leghista estremo c’è sempre il rischio della violenza politica. C’è anche una speranza, però, verso questa Nuova Lega: la speranza che riesca a cambiare la situazione di questo Paese corrotto, fatto di corruttori e governato dalla mafia e dalla camorra. Se l’autoinvestitura morale che si è attribuita la Nuova Lega nei confronti della Mafia e dei corrotti/corruttori sarà una cosa seria, molti daranno la propria fiducia a Salvini. Ma per il momento no. Deve dimostrare che sa intervenire politicamente in modo efficace e diverso dagli altri partiti.

A chi daremo dunque la nostra fiducia? l’M5 che fine farà? Intanto i dinosauri della politica continuano a farsi sentire, purtroppo: Brunetta, il geom. Gasparri, Verdini, Cofferati, Bersani, Casini, Santanchè assieme alle nuove leve, che così bene hanno saputo assumere le stesse patologie politiche dei dinosauri, quando non siano addirittura peggiorate: Gotor, Fassina, Civati, l’inutile M5, politicamente parlando e Fitto, assieme a tutti i registi dei grandi scandali italiani (dall’Expo al Mose, dalla Salerno-Reggio Calabria all’Alta Velocità) dove fiumi di miliardi di euro, sono andati nelle tasche degli stessi politici che avrebbero dovuto riformare le anomalie strutturali del Paese, ridando fiducia alle famiglie, offrendo lavoro ai giovani e togliendo l’angoscia alla gente per l’insicurezza regnante nelle città. Siamo arrivati alla frutta. Non ci sono più speranze per cambiare. Dovremo difenderci come meglio sapremo fare.

Leggete questo libro:”Via le mani dai bambini” di Gianfranco Volpin edizioni Quindici. Euro 12

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Aria di gasolio

Una volta tanto potremmo dire “profumo di gasolio”. Per la prima volta, infatti, dopo tanti anni registriamo – anche sul nostro portale nel riquadro dedicato al prezzo medio alla pompa – una discesa sotto 1,6 euro al litro. Un valore comunque ben al di sopra da quello che si vede per strada in certe regioni, come la Lombardia, dove l’oro nero arriva anche a costare 1,45/1,46 euro al litro.

Una bella boccata d’ossigeno, direi, per le aziende di autotrasporto che si vedono inaspettatamente ridurre i costi di quella che forse è la voce più pesante in bilancio (oltre al personale)..
Una attenta gestione degli acquisti, soprattutto per coloro che hanno il serbatoio nel piazzale, potrebbe cambiare davvero le sorti dell’anno. Sperando ovviamente che continui così.

Una volta tanto, quindi, è giusto spezzare una lancia a favore delle aziende petrolifere che non sono state immobili alla variazione del greggio in discesa, mentre solitamente sono velocissimi nella correzione quando questo sale. Anche se sono in molti a sottolineare che la discesa alla pompa non è proporzionale alla diminuzione del greggio, mentre solitamente in risalita il prezzo viene adeguato al millesimo.

Ma c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare: pensate all’effetto che potrebbe avere un ritocco al ribasso delle tanto odiate ACCISE, che inglobano in sé tasse a dir poco osolete e che risalgono addirittura alla Guerra in Abissinia.
Attacchiamo, dunque, questa volta l’iniquità di un governo che, ancora una volta, non riesce a mettere in atto interventi che possano agire direttamente in modo palpabile sull’economia reale del nostro Paese… e dei nostri trasportatori!

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Blog Segnali di Fumarola

Venti d’Oriente

 

E’ stato in occasione del mio secondo viaggio in terra Congolese che ho preso coscienza della crescente potenza economica della Cina sperimentandola in prima persona.
A distanza di un solo anno ho assistito a numerosi cambiamenti e, per deformazione professionale, non ho potuto fare a meno di notare la presenza di un maggior numero di cantieri e di conseguenza di mezzi d’opera…tutto rigorosamente made in China.
La popolazione locale sembra reagire bene alla presenza dei nuovi “bianchi” perché vedono non solo la speranza di un progresso, ma anche segni tangibili quali formazione professionale, occupazione, infrastrutture e costruzione di strade, stadi, palazzi statali. Che sia o meno una nuova forma di colonialismo (non dimentichiamoci delle risorse infinite da sempre oggetto di sfruttamento da parte di Europa ed America) ha almeno avuto il merito di riaccendere i riflettori sull’Africa.

La Cina sta conquistando quasi tutta l’Africa, e non solo. A soli 20 giorni dal rientro africano, eccomi catapultata in una realtà decisamente differente: quella della fiera IAA di Hannover, l’importante manifestazione dedicata ai veicoli industriali e commerciali che ha accolto ben 1.904 espositori provenienti da 46 Paesi e circa 260.000 visitatori. Bisogna riconoscere che l’atmosfera è sempre frizzante e fiduciosa, certamente distante da quella che viviamo nella nostra bella Italia. Direi che rappresenta un buon antidoto al pessimismo ed al piagnisteo cronico. Oltre a ciò riserva sempre molte novità e sorprese.                                                                                

Una di queste è stata proprio la presenza del marchio cinese Dongfeng, per la prima volta espositore. Lo ha fatto presentando la gamma intera dei suoi veicoli ,dai leggeri ai pesanti, con un’attenzione particolare alla nuova ammiraglia “Kinland”( tra l’altro progettata da un’azienda di Moncalieri) con cerimonia di “reveal” annessa. Probabilmente è prematuro pensare che il camion made in China stia sbarcando in Europa Occidentale, ma sicuramente l’esordio di Dongfeng alla più importante manifestazione europea (e una delle più importanti del mondo) dedicate all’autotrasporto è un segnale non trascurabile dell’interesse verso il vecchio continente. Nei primi otto mesi del 2014, in Cina sono stati venduti 527.600 veicoli pesanti, numeri che non siamo più abituati nemmeno ad immaginare.

In poco più di un mese , passando dal continente africano a quello europeo, ho avuto l’impressione di aver vissuto anche un po’ più ad Oriente.                                                                                                                            

Quanto esposto rappresenta solo un piccolo spaccato, frutto di una esperienza personale, che mi ha dato l’opportunità di conoscere ed approfondire alcune dinamiche e di andare oltre il banale pregiudizio legato al made in china. L’immagine che mi si è palesata davanti è il famigerato ed avvincente gioco “Risiko”.      

Con obiettivi molto chiari e definiti, le armate rosse stanno conquistando nuovi continenti e sconfiggendo molti dei nemici storici senza “esplicite” dichiarazioni di guerra.

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Blog La Sterzata

Cose dell’Ecomondo

Si è appena concluso il salone Ecomondo di Rimini e possiamo già fare alcune considerazioni. Anzitutto riguardo all’affluenza dei visitatori, che ha registrato – secondo i dati ufficiali – un aumento di presenze rispetto alla precedente edizione. Un dato confortante di questi tempi, che può essere interpretato come un segnale positivo dell’economia in generale, anche se è limitato ad un settore specifico. Il settore dell’ecologia, in generale, ha mostrato una sua effervescenza in diverse realtà italiane che si distinguono anche a livello internazionale.

 

In questo contesto anche i veicoli industriali hanno calcato il palcoscenico della rassegna rivierasca, esposti in stand molto essenziali, improntati più sul business che sullo show. Benché non tutti i costruttori fossero presenti direttamente, l’impressione è che Ecomondo rappresenti una vetrina alla quale sarà sempre più difficile rinunciare. Questo perché in un momento in cui le attività di distribuzione e di trasporto risentono della congiuntura, le applicazioni di trasporto collegate al pubblico costituiscono un potenziale ancora vitale. Non illudiamoci però di avere trovato un nuovo El Dorado, soprattutto per via delle limitazioni economiche a cui devono sottostare comuni ed enti locali. Posso però testimoniare l’alto livello d’interesse dei vari rappresentanti delle municipalizzate, stimolati anche dalla crescente necessità di rispettare le normative antinquinamento promosse a livello europeo.

A differenza di quanto avviene in un salone tradizionale, i costruttori di veicoli industriali presenti, hanno privilegiato l’esposizione di mezzi più idonei a utilizzi, quali ad esempio la raccolta rifiuti, piuttosto che il classico trattore maxi potenza full optional.

 

Tutto ciò stimola una riflessione: vista la quantità e qualità dei visitatori, visto l’impegno e professionalità delle case presenti, vista l’elevata rappresentanza di case legate al movimento terra, vista la posizione baricentrica di Rimini e la facilità dei collegamenti (ad esempio in treno) ed infine considerando che il salone si tiene a Novembre, un momento propizio per pianificare gli acquisti dell’anno successivo, non c’è il rischio che Ecomondo diventi a breve l’unico vero punto di riferimento del mondo del truck?

Ovviamente la domanda dovrebbe fare riflettere i promoter delle manifestazioni pseudo concorrenti, anche se, immagino che lo stiano già facendo. Forse però la riflessione dovrebbe essere fatta ancora più a monte, ovvero, a parte il salone di Hannover, c’è ancora spazio per un salone solo per veicoli industriali stile fiera campionaria nella vecchia Europa?

Teniamo conto che, ad esempio in Italia, il mercato si è ridotto a un terzo con effetti devastanti per le case, le loro reti di vendita, carrozzieri e ovviamente per i trasportatori. Questi ultimi tra l’altro sono super informati sulle offerte di tutte le case costruttrici sia in termini di prodotto che di prezzi  e non aspettano un salone per raccogliere informazioni, già accessibili sulle diverse piattaforme online sviluppate singolarmente dalle aziende.

Inoltre anche i costruttori prediligono sempre di più degli eventi in-house, offrendo agli invitati prove dinamiche, presentazioni dedicate e soprattutto nessuna distrazione esterna.

 

Vorrei precisare che non sto promuovendo Ecomondo a discapito di altre manifestazioni, ci mancherebbe. Però la scelta degli organizzatori del polo fieristico di Rimini, di anticipare di un giorno l’edizione 2015, cancellando la giornata di sabato, è sintomatica di come la riuscita di un evento non si misuri più con il numero di visitatori, ma con la loro qualità. In quest’ottica l’evento TruckEmotion, che si tiene sul circuito di Monza, ha una formula che si rivela esattamente complementare, con un denso programma che si sviluppa nel fine settimana, offrendo come plus la possibilità di effettuare delle prove dinamiche di veicoli. Il continuo interesse nei confronti dell’evento brianzolo dimostra d’altro canto come ci sia spazio per un evento più per autisti che per titolari di flotta. Il ritorno dalla partecipazione a questa manifestazione è più di immagine che di business; benché l’organizzatore sia un forte catalizzatore dei personaggi più importanti del settore, attraverso un fitto programma di presentazioni e tavole rotonde. A questo punto non resta che aspettare di vedere come risponderanno i promoter degli altri eventi in programma l’anno prossimo, in termini di contenuti e format. Il tutto nell’interesse di quanto ci sta più a cuore, ovvero il mondo dell’autotrasporto.

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Se finirà il caos ci potrà essere un futuro?

Paradossalmente l’Italia riesce ad andare avanti solo se nella  caldaia dell’alimentazione sociale, politica, economica entrano continuamente nuove tipologie di energie  negative polivalenti.

Cosa vogliamo dire? Sono anni che viviamo di una crisi ( non è vero è un cambio di modello sciale) alla luce del sole, dove i nodi vengono al pettine  ferendo i più deboli. A questa situazione di morte sociale di tante categorie di persone e di aziende  si sono aggiunti migliaia di immigrati disperati che hanno visto l’Italia come la promessa.

Allora abbiamo tre interpretazioni da applicare a questa situazione:

1.l’evangelica: siamo tutti fratelli, siamo tutti senza lavoro e senza pane e quindi quello che è mio, devo condividerlo con te e quello che è tuo te lo tieni perché, sulla carta , sei più povero di me. In questo modello di interpretazione si aspetta la discesa in campo diretta del Signore attraverso   la Chiesa, con nuove postazioni di accoglienza, riposizionando il modo di consumare la vita da parte di preti, frati e suore, che alle volte, richiudendosi dentro alte mura, ignorano la realtà esterna, pensando di risolvere i problemi con preghiere e chiedendo miracoli al Signore.

2. La politica: l’Italia è sempre stata un caos di razze e di  popoli. Nessuno mai è stato in grado di creare una serie di leggi che fossero valide e  rispettate da ogni tipologia/classe  di popolo. A pensarci bene, perché questo fosse possibile attuarlo, ci ha pensato il crimine organizzato, dalla mafia, all’andrangheta, dalla camorra, alla sacra corona unita, il tutto senza tralasciare, per le natiche più nobili, la massoneria. Quindi più caos c’è più spazio per il malaffare esiste!

3.L’economia: molti imprenditori hanno aiutato gli immigrati che volevano intraprendere un lavoro onesto. Altrettanti ne hanno sfruttato il lavoro sottopagandoli e rendendoli schiavi di un sistema dal quale nessuno può liberarsi. Fino al 1992 il nostro paese è cresciuto senza creare scompensi socio economici  e politici, salvo gli anni di prova  del 68   scombussolati dal terrorismo e dagli attentati. Questo è stato un chiaro segnale che le cose cominciavano ad andare male. Ma al di là degli interventi e dei processi finalizzati all’evento negativo capitato, nessuno ha dato un’interpretazione del grande malore che arrivava in  tutto il Paese. Non  si poteva più andare avanti con quella disparità di trattamenti che classi sociali apparentemente vicine, si trovavano ad avere, con infinita ingiustizia nel trattamento fra l’una e l’altra.

Chi sono stati le colonne portanti  di questo nuovo  scenario?

I politici, gli imprenditori, la Chiesa, i sindacati e  il popolo.

Ora, con grande imprudenza cercherò di segnalarvi, quali possono essere state  a mio avviso, le rispettive colpe di queste cinque classi dirigenti, che governano il Paese dalla fine del 1800.

I Politici: noi italiani fino ai primi anni del 900 siamo stati un popolo incolto, di contadini e di braccianti, di pescatori e di mandriani. Non ci sono statistiche degli italiani/e laureati dall’anno 1900 in avanti.  Le prime arrivano negli anni 30!In altre parole chi governava, dopo l’avvento del Regno d’Italia nel 1860 , aveva una popolazione di analfabeti e di ignoranti assoluti. I pochi che facevano lavori più nobili di quelli citati, si potevano contare sulle dita di due mani. Certo, se da una parte la proprietà latifondista era uno dei parametri di distinzione e di potere sociale, solo con le prime fabbriche, si è andata a costituire una nuova classe dirigente  dalle due facce: gli imprenditori e i dipendenti. Da qua sono nate le associazioni di impresa ( 1910 a Torino e 1918 a Milano) e le Trade Unions italiane, che cercarono di prendere la linfa della crescita da quelle sorte in Inghilterra negli ultimissimi anni del 1800 (1899) .Di fatto sono nati prima i Sindacati che le  Associazioni degli imprenditori.

Gli imprenditori : per quasi 100 anni hanno regnato senza  particolari problemi ( salvo gli ultimi 20 anni) e senza avere responsabilità dirette nelle crisi, accumulando capitale grazie all’immunità garantita dall’inefficienza dello Stato,  se non si pagavano le tasse. Se partiamo dal 1910 vediamo che, passati 100 anni,  nel 2010 la maggior parte delle grandi imprese hanno prolificato segnando il buono ed il cattivo tempo di questo Paese. Alcune fasce sociali si sono arricchite all’inverosimile, mentre l’economia sviluppata dalle imprese ed il lavoro che ne scaturiva, ha fatto esplodere, nonostante le due guerre, una borghesia mediamente ricca e felice. Non è stata necessaria la Rivoluzione Francese (1789) per creare il Terzo Stato in Italia. E’ stato  il lavoro creato da tanti imprenditori, che hanno sacrificato la loro vita, a costruire aziende e aziendine, che potessero permettere alla gente di lavorare, finanziandosi dalla possibilità di eludere il fisco. permettendo così anche ai dipendenti di costruirsi la casa e di comperare , nel tempo, automobile, lavatrice e televisione.

L’altro elemento storico -sociologico che ha costruito questo Paese è stata la fusione della Aristocrazia Papalina con il Clero popolare dando vita ad  un’amalgama di piattaforme religiose distribuite in tutta Italia, diventando i riferimenti parrocchiali di tanti giovani e di tante persone anziane, che hanno trovato nella Chiesa accoglienza e coraggio di intraprendere, di soffrire, di resistere. Ancor oggi in Italia dobbiamo riconoscere alla parte buona della Chiesa, la volontà di aiutare sempre tutti e di tenere aperte le porte per ogni persona che abbia bisogno di un tetto o di un pasto caldo.

Parlare o criticare i Sindacati fino a qualche tempo fa era come appartenere al Partito fascista, anche se non ne avevi avuto la possibilità anagrafica. Invece è arrivata l’ora di aprire il Vaso di Pandora dei signori sindacalisti. Prima però dobbiamo toglierci il cappello davanti al loro indiscutibile Maestro:  Bertinotti. Ha saputo costruire il “brand” del sindacato,con  un suo personale profilo identificativo, come nessun altro ha saputo fare in questo Paese, nemmeno  Pastore con la Cisl o Trentin con la CGIL. Un piccolo impero costituito da risparmi investiti in immobili e pensione molto remunerative sia per lui che per la moglie. Niente da dire. Un professionista del Sindacato. Ma che cavolo ha fatto per questo Paese e per la Classe Operaia? Ditemelo voi. Guardate i siti internet dei Sindacati, in particolare i Bilanci. Provate a vedere se pagano imposte. E la variabile che da indipendente  è diventata dipendente scolpita dall’accordo Lama-Agnelli cosa ha fatto per questo Paese? Che cosa hanno fatto i sindacati per l’Ilva di Taranto? E per l’inquinamento delle concerie di Arzignano e quelle in Toscana? Altro che legge Merli…..In questa fase di cambiamento critico del modello sociale, che come già detto,  non è una crisi, dobbiamo mettercelo in testa bene che il Sindacato non ha capito il cambiamento e vuole conservare solo il proprio potere di opporsi senza progettualità alternativa!  Qui si parla di perdite di migliaia di posti di lavoro, mentre si conservano migliaia di pensioni d’oro, privilegi ai dipendenti statali, del parlamento, degli enti inutili. Bisogna fare una legge che blocchi salari e pensioni dei dipendenti pubblici, se sono al di sopra dello stipendio e della pensione del Capo dello Stato. Si da decorrenza due mesi e a quelli che non vogliono accettare la nuova situazione si pignorano i beni e si mettono all’asta. Una parte dei  fondi che si ricavano vanno ai disoccupati non vicini alla pensione, ai giovani senza lavoro e si pagano, affitti sociali,  per gli immigrati che occupano senza pagare le case dei cittadini, i quali non possono eseguire gli sfratti concessi dal Giudice perché i Centri sociali impediscono la restituzione dell’immobile al legittimo proprietario. Su questa base, i Sindacati devono avere l’abilità, la professionalità per negoziare un modello simile anche per il settore privato. Questa è la vera sfida per la loro sopravvivenza.

Resta il quinto elemento: il Popolo. Siamo un disastro storico. Privi di identità, figli di infinite dominazioni, schiavi della criminalità organizzata,pronti a corrompere e ad essere corrotti, evasori fiscali, codardi nell’esprimere le proprie idee, senza coraggio nel combattere le ingiustizie,forti con i deboli e deboli con i forti. Siamo l’humus ideale per lasciare spazio alle élite nazionali oramai alleate con le élite internazionali , perché Putin stringa amicizia con Berlusconi, perché gli Agnelli zitti zitti se ne vadano d questo Paese,perché Scaroni possa continuare a tessere relazioni con i suoi amici petrolieri, perché Galan da Palazzo Ducale passi ai Piombi, perché Mazzacurati se ne possa stare tranquillo a La Jolla (San Diego California) dopo aver sperperato un miliardo e cinquecento milioni di euro in regali,premi o tangenti, perché le imprese del Mose e  dell’Expo e delle varie ricostruzioni dei terremoti possano continuare a prendere le prebende di Stato, perché il Premier possa confermare nella finanziaria 2015, i 10.000 miliardi di euro per opere strutturali in odore di mafia, perché la Salerno Reggio Calabria possa andare avanti ancora 10 anni, perché i prefabbricati del Belice continuino a restare tali, perché i genovesi, con i fondi stanziati per le opere di salvaguardia del loro territorio possano venire allagati anche l’anno prossimo.

 

Leggetevi un bel libro:Sergio Rizzo. Da qui all’eternità (L’Italia dei privilegi a vita!). Feltrinelli 15 euro

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Altro che Italia!

Questa ve la devo raccontare. È emblematico del baratro che c’è tra il nostro Bel Paese e il resto dell’Europa, dalla Germania nella fattispecie.

Nei giorni scorsi ero ad Hannover, in occasione dei giorni dedicati alla stampa dello IAA e, come accade in queste circostanze, le serate vengono trascorse in cene in compagnia di colleghi e manager delle Case costruttrici.

Proprio durante una di queste cene, la sera prima di rientrare in Italia, perdo purtroppo il mio portafogli. Evento drammatico non solo per l’inevitabile blocco delle carte di credito, dei lunghi tempi che avrei dovuto trascorre tra un ufficio e l’altro per rifare i numerosi documenti, ma per la necessità di dover prendere un aereo per Milano senza alcun documento di identità. Il problema soldi non lo cito neppure.

Ed è qui che mi sono reso conto di che Paese arrettrato siamo noi. Infatti, il giorno dopo, arrivato in aeroporto mi reco immeditamente presso l’ufficio della Bundespolizei per denunciare il fatto e cercare un modo o un foglio di via che mi permettesse di tornare a casa. Abituato alla nostra burocrazia mi aspetto ore di code, tempi di attesa, telefonate al Consolato per determinare la mia identità, col rischio anche di perdere il volo prenotato.

Ebbene, nulla di tutto questo: dopo meno di mezz’ora dal mio ingresso nell’ufficio di polizia locale io avevo una carta di identità tedesca, valida per i successivi 6 giorni, regolarmente emessa dalla Repubblica di Germania con tanto di foto e timbri vari. Cosa mi è servito? Mostrare semplicemente una fotocopia che avevo scannerizzata sul mio telefono e 25 euro. Arrivederci e grazie.

Incredibile… questa è civiltà!