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Due facce, due razze

Noi non siamo la Grecia. Esordisco così per commentare quanto successo nella “culla della cultura” e, qualcuno dice, della democrazia.

Non lo siamo per due motivi contrapposti: primo perchè da noi di democrazia ce n’è veramente poca, a partire da un Primo Ministro che si autoproclama tale, senza alcuna volontà popolare. E in questa affermazione non entro nel merito della buona o cattiva conduzione del Paese in questo ultimo anno e mezzo.
L’altro motivo, invece, è che noi non siamo così cocciuti da voler sbattere contro un muro, pur di non abbassare la testa nel momento del bisogno.

L’Europa è un progetto fallimentare. Su questo non c’è dubbio. La gestione del fattore Grecia ne è l’ultimo esempio, ma lo è anche l’asse Franco-Tedesco che esclude tutti gli altri Stati membri, così come l’impossibilità, dopo tanti anni, di mettere in pratica una politica “estera” comune.
D’altro canto, però, indietro non si torna o, se si decide di farlo, lo si fa pagando un prezzo altissimo. E quindi la poiltica arrogante di Tsipras non può che portare al “suicidio” sociale ed economico del suo Paese, spinto dall’insoddisfazione per una politica corrotta e dall’esasperazione di una povertà sempre più dilagante.

Vi ricorda qualcosa? Sì… il rischio è proprio questo: cadere anche noi nell’errore di seguire improvvisati politici che sanno solo fare proclami contro tutti e tutto, cavalcando l’onda dell’esasperazione. Non facciamo questo errore. Restiamo fedeli alla nostra capacità di barcamenarci nelle situazioni più difficili. Pro e contro di un popolo che ha vissuto prima ciò che sta vivendo ora l’Europa. Non cadiamo anche noi nell’oblio delle facili rivoluzioni. Perchè allora sì che dovremo dire … “Una faccia, una razza”.