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Orgoglio senza pregiudizi

Ebbene si, dopo tanti anni, 24 per l’esattezza, Renault Trucks si aggiudica il premio di International Truck of the Year. E quindi, una volta tanto, lasciatemi parlare della Casa della Losanga.
Dicevo che sono passati 24 anni dalla precedente aggiudicazione del medesimo titolo. Allora il veicolo premiato era l’AE Magnum, un mezzo che fino a pochi mesi fa continuava a distinguersi per l’unicità del suo progetto, più simile a un truck “cab over” americano. Un prodotto accolto con una certa diffidenza, in un contesto di mercato del veicolo industriale abbastanza conservatore soprattutto allora.
Del resto in questi vent’anni Renault Trucks ha dimostrato una particolare effervescenza per quanto riguarda le soluzioni aerodinamiche, di comfort di bordo e anche di tecnica, pensando “out of the box”, ovvero fuori da schemi classici. Un esempio per tutti, il mitico Radiance che ha dettato la strada per l’evoluzione di linee e soluzioni varie.

Con questo background gli ingegneri di Lione non potevano certamente rinchiudere il progetto della Gamma T in uno schema classicamente rigido. L’equipe di Hervè Bertrand, il designer recentemente insignito del Premio Slice (premio assegnato dalla rivista inglese British Design & Art Direction (D&AD) che promuove i migliori esempi di progettazione originale a livello mondiale), non ha perciò messo limiti nella definizione iniziale del progetto. Il risultato ancora una volta non lascia indifferenti, anzi offre notevoli spunti di discussione. Ancora una volta il costruttore francese percorre una strada diversa dal resto del gruppo, con una linea innovativa che conferisce all’insieme un’immagine di forza e robustezza, valori sempre ben tenuti in considerazione dai trasportatori.

Non solo estetica, però: l’inclinazione del parabrezza di 12 gradi, associato alla sezione trapezoidale della cabina, permette al veicolo di ridurre lo sforzo di penetrazione dell’aria a vantaggio dei consumi.
Insomma, l’aerodinamica realmente definita per risparmiare anche la più piccola goccia di carburante. Consentitemi di affermare che un progetto come questo era predestinato ad aggiudicarsi il titolo di Camion dell’Anno.
Questo riconoscimento viene sfruttato da diversi costruttori nelle maniere più disparate, da chi non comunica affatto, a chi sembra che abbia vinto il titolo dei titoli. Penso che come al solito la giusta misura sia nel mezzo; è giusto celebrare sul mercato questo titolo, non solamente con il classico adesivo sul parabrezza, ma con una serie di attività che facciano comprendere e condividere le ragioni della scelta.
In questo Renault Trucks è molto avvantaggiata rispetto a qualche vincitore passato, avendo tanti contenuti da presentare e raccontare. Ciò coincide anche un con un cambio di strategia di comunicazione del costruttore transalpino, più incline a dimostrare sul campo e con i fatti le qualità e le caratteristiche del nuovo veicolo, piuttosto che fare della pura comunicazione fine a se stessa. Non è un caso che la campagna di lancio delle nuove gamme Renault Trucks si sia caratterizzata da uno slogan semplice ma efficace: il mio camion è un centro di profitto. Un impegno misurabile che non permette nessun genere di bluff. L’imminente evento TruckEmotion sarà il primo palcoscenico in cui la nuova Gamma T potrà fregiarsi del titolo; ancora una volta saremo pronti a confermare su strada (in questo caso pista) le qualità che hanno convinto la giuria internazionale, composta da 25 giornalisti di altrettante nazioni europee, a nominare la Gamma T camion dell’anno 2015.

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Italiani brava gente

Parafrasando il titolo di un film e di un libro, le vicende di questi giorni ci portano a riflettere sul comportamento degli italiani, strano popolo capace di esprimere grandi uomini, grandi opere, grandi intelligenze e nel contempo grande individualismo, mancanza di senso dello stato, del dovere e della coscienza collettiva.

Si sono cercate le ragioni partendo dalla caduta dell’impero romano, dissolto ad opera di Odoacre nel 476, passando per le varie dominazioni barbariche, spagnole, francesi, austriache che hanno prodotto un carattere incline a pensare ad un IO piuttosto che a un NOI.

Per l’enciclopedia britannica gli italiani “non possono essere accomunati da nessuna caratteristica” cosa che può essere spiegata dalle diverse dominazioni che si sono succedute sul territorio, mentre altre fonti definiscono gli italiani come appartenenti alla medesima nazione e che, sebbene spesso descritti come popolazione omogenea, sono divisi in molteplici gruppi culturali, sociali e politici…. Il politologo Domenico Fisichella, nella voce “Italia. Popolo, nazione, Stato”  nota come, rispetto ai concetti di “popolo” e “nazione” italiana, si confrontino tre diverse posizioni interpretative:la prima ritiene che si possa parlare di un popolo italiano già a partire dall’età romana,la seconda ritiene che si possa parlare di italiani a partire dai secoli XI e XII,mentre la terza fa coincidere il concetto di popolo italiano con il concetto di nazione, facendo quindi risalire la sua nascita all’Unità d’Italia.

Posizioni diverse che ci fanno capire come parlare di Popolo Italiano sia estremamente difficile, cercando di accomunare un nord al centro e ad un sud. Ma una serie di concetti amorali accomunano tutta l’Italia: la corruzione, la camorra, il clientelismo, l’individualismo,la ruberia amministrativa, oltre all’evasione fiscale: dal Piemonte alla Lombardia dal Veneto all’Emilia per finire in Sicilia, Sardegna, Calabria. Non passa giorno senza che ci sia un nuovo scandalo, una nuova indagine, nuovi imputati che poi sono gli stessi della prima repubblica o i degni figli.

Il sindaco di Locri ha fatto notizia: ha scritto una lettera a Dio, non sapendo più a chi rivolgersi, chiedendo un aiuto per fermare l’assenteismo dei suoi 240 impiegati comunali.

L’a.d. di una società pubblica partecipata piemontese chiede aiuto per risolvere il problema di alcuni suoi dipendenti sempre ammalati: su oltre 200 ogni giorno 34 sono in malattia.

Siamo in perenne emergenza ed a ogni nuova emergenza si cerca di fare fronte improvvisando, anche se la creatività è una caratteristica italiana ed è stata l’arma vincente di molti settori che vanno dalla moda all’alimentare dalla meccanica alla cultura.

Da alcuni mesi è cambiato il primo Ministro, sono cambiati alcuni sindaci di varie città dove ci sono state le più recenti elezioni, si continuano a cambiare i vertici di società pubbliche e private.

Tutto ciò però non basta, per rimettere in sesto le aziende e richiamare al senso di responsabilità i vari dirigenti e dipendenti: al primo accenno di modifica dello status quo si assiste a manifestazioni e proteste. Nessuno vuole rinunciare ai propri interessi, ai propri angoli di tranquillità, soprattutto nello scenario dei dipendenti pubblici o parapubblici. E’ un rifugio dal quale uscire equivarrebbe al proprio suicidio. Mors tua vita mea!

Fa bene Renzi a dire che non guarda in faccia nessuno, speriamo solo che non sia una partita persa in partenza e che lo faccia veramente. Fa bene a puntare sulla Scuola per cambiare questo Paese. Non ci sono altri modi. I giudici, i vigili, i tassisti, i consiglieri comunali, i dipendenti pubblici delle due Camere, tutti quelli che vivono nel loro Paradiso, saranno sempre contro tutti quelli che vorranno portare un po’ di giustizia ed equità in questo modello di società sghimbescia e strabica, ingiusta e annientatrice di ogni nuova speranza per i giovani.

Perché questo tutti contro tutti ? Stiamo affondando e non capiamo che se non ci salviamo da soli, arriverà qualcuno che certamente non avrà scrupoli.

All’annuncio del blocco degli stipendi pubblici, fa eco i nuovi indagati del PD emiliano, uomini del presidente, uomini che avrebbero dovuto sostituire i politici indagati in precedenza. Mentre non c’è alcun annuncio di tagli agli stipendi di manager, magistrati, politici, burocrati. Annullati anche i provvedimenti per rimettere tra i delitti anche il falso in bilancio e il riciclo del denaro. Il Paese dei Balocchi, con 180 miliardi di evasione all’anno, fatta da chi? Dai lavoratori dipendenti? Dai poveri tutori dell’ordine che vivono con 1300 euro rischiando la vita per noi cittadini?

Perché non si scende in piazza a difendere le nostre forze dell’ordine che lavorano per poche migliaia di euro al mese e non si protesta contro chi, come i consiglieri regionali, hanno stipendi che rasentano l’indecenza. Mediamente si parla di 8.500 euro netti al mese per ogni consigliere regionale. Perché il Presidente Renzi non ha bloccato quelle retribuzioni?

Perché i dipendenti delle Camere continuano a percepire stipendi più alti dei primari ospedalieri con privilegi che vanno dai cellulari alle cure estetiche?

Perché politici come Amato continuano ad avere pensioni da oltre 30.000 euro al mese?

Si parla di diritti acquisiti: anche gli scatti di anzianità, anche i rinnovi contrattuali già firmati sono diritti acquisiti… ed allora il diritto è uguale per tutti o come al solito ci sono cittadini di serie A e B?

Moretti chiede gli applausi comunicando di percepire “solo” 690.000 + 190.000 annui. Come farà a vivere? Alla faccia di chi invece vive con 500/600/800 euro al mese.

A tutto c’è un limite!Allora perché non si protesta?

Contro i sindacati che hanno rovinato questo paese difendendo solo alcune categorie di lavoratori.

Contro chi negli ultimi 20 anni ha pensato solo ai propri affari personali, a quelli degli amici , dei nani e delle ballerine ed ora si atteggia a scendere di nuovo in campo come salvatore della patria.

Perché non ci sono leggi severe contro chi deturpa inquina rovina il paese più bello del mondo?

Contro chi non dà alcuna possibilità ai nostri figli e nipoti di avere fiducia in un futuro, di esprimere le proprie potenzialità, di crearsi una famiglia?

Italiani è ora di reagire, poiché è e sarà solo colpa nostra se non facciamo qualche cosa subito e presto!

Leggetevi un libro retrò, che vi fa capire da chi eravamo amministrati: Le Chiavi del 2000 di Franco Reviglio. Mondadori.

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Pirati!

Il fenomeno della contraffazione e della pirateria ha raggiunto livelli record; la crescente domanda di beni di qualsiasi genere, le difficoltà nel reprimere produzione e commercio dei falsi non lasciano intravedere una soluzione a breve. A soffrire di queste pratiche illegali sono soprattutto i grandi marchi, che vendono prodotti su larga scala.
Recentemente la pirateria è cresciuta maggiormente nel campo dell’informatica, pensiamo ad esempio alla musica, ai film, ai software, ma anche la cosiddetta “old economy” è altrettanto affetta da questo commercio parallelo. Pensate che già nel 1300 a.C., gli artigiani che lavoravano le ceramiche di grande qualità, come ad esempio le anfore per conservare il cibo, identificavano i loro manufatti per indicarne inequivocabilmente l’origine e, di conseguenza, la qualità. Già allora si era compresa l’importanza di tutelare il lavoro ed evitare contraffazioni. Questa esigenza di tutelare i marchi, come detto, nata nel passato si è mantenuta fino ai giorni nostri.

Abbiamo accennato ai grandi marchi; nel caso dei costruttori di veicoli, lo sviluppo di nuovi prodotti richiede massicci investimenti economici, per ricerche su nuove tecnologie, nuove soluzioni, sviluppo di materiali, ecc con l’obiettivo di proporre prodotti e servizi che presentino il massimo livello di qualità e prestazioni. Tuttavia se il marchio del costruttore non viene tutelato in modo adeguato, si rischia che si degradi in poco tempo facendogli perdere parte del valore. Un marchio infatti non è solo un nome e un logo, è una garanzia per i clienti e quindi proteggerlo è fondamentale.
Prendiamo, ad esempio, i componenti contraffatti. Spesso sono realizzati con materiali di qualità inferiore e non sono soggetti agli stessi test a cui vengono sottoposte le parti originali, compromettendo così la qualità e la sicurezza. Lasciare in commercio queste parti andrebbe a deteriorare il marchio e la relativa immagine. Tutto ciò accade nonostante i costruttori registrino e proteggano i progetti nelle loro totalità compresi i principali ricambi, tra cui paraurti, griglie, fari, specchietti e tutto ciò che ha un valore di mercato.

Sono così nate delle figure professionali, il cui compito, come dei segugi, è quello di individuare i falsi, risalire al produttore e perseguirli. Li ho definiti dei segugi perché ad esempio riescono, annusando un ricambio pirata, a identificarlo come falso. Non è una magia però, in quanto molto spesso, una plastica di bassa qualità emana degli odori cattivi. Altri “trucchi” per identificare i ricambi pirata si affidano ai sensi, dal tatto per rilevare superfici con rugosità grossolane o spigoli accentuati, all’orecchio picchiettando i rivestimenti ottenendo dei suoni solitamente più sordi. Questi professionisti possono essere considerati dei veri e propri 007 che girano il mondo e visitano fiere per trovare eventuali falsi e stopparli sul nascere. A volte il costruttore di ricambi contraffatti non si limita alla realizzazione dei manufatti, ma immette sul mercato i prodotti inscatolati e marchiati in maniera ambigua con riferimenti che richiamano un marchio specifico.

Oggi i paesi asiatici sono il centro della contraffazione. Rimanendo in campo automobilistico, i produttori dei falsi non si limitano a copiare ricambi. Se visitiamo una qualche fiera asiatica non è raro imbattersi in veicoli dall’aspetto familiare con marchi storpiati, rispetto a quello preso a riferimento. Una pratica che all’inizio era vista con curiosità, mentre ora rappresenta una minaccia. Come finirà? Lo scopriremo prima o poi su questa rivista. Ma mi raccomando, diffidate delle imitazioni!

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Il re è nudo!

Ci sono ancora più di 2 miliardi e 700 milioni di persone che vivono con un euro al giorno pari a 365 euro all’anno. Di contro sono più di un miliardo di euro le tangenti pagate ai vari ingegneri, dogi, faccendieri, imprenditori che vivono in Italia, 40 miliardi di euro la somma della tangenti pagate all’anno per i vari appalti pubblici e il nero raggiunge i 70 miliardi di euro. Senza considerare il super scandalo del Mose (spartiti oltre 2 miliardi di tangenti) e l’Expo del quale aspettiamo che ci comunichino l’importo delle tangenti distribuite. Stiamo, poi, ancora aspettando da anni gli importi delle tangenti dell’autostrada che non sarà mai finita: la Salerno Reggio – Calabria. E poi le truffe delle banche e dei banchieri delle quali ricordiamo, forse sbagliando o dimenticando, solo qualche nome. Si capisce che è un vizio atavico, dato che il primo di cui abbiamo documentazione è quello della Banca Romana ex Banca Pontificia (1893). In tempi più recenti, invece, ci ricordiamo dei 3000 miliardi di lire che ai tempi di Craxi furono distribuiti a man bassa dal banchiere Drogul della BNL Sudamerica, senza mai sapere in che tasche furono finiti. Poi citiamo la Banca Popolare di Lodi che coinvolse nientepopodimeno che il Governatore della Banca d’Italia, quello che andava a messa tutte le mattine, come Belzebù. E ancora il Monte Paschi (come fanno ad essere ancora a piede libero personaggi come Mussari?), Antonveneta (spariti 3000 miliardi di lire ai tempi di Pontello), Carige (Berneschi e magistrati indagati solo per 21 milioni di euro…), Unipol, Banca delle Marche, Ubi Banca (indagati Bazoli e Pesenti, i nomi più prestigiosi della finanza italiana), oltre alle perdite delle varie Banche di Credito Cooperativo sparse per l’Italia corrispondenti ad una cifra di circa sei miliardi.

 

Ecco recuperando la somma di queste cifre frutto di truffe, ruberie, furti, rapine, malaffare potremmo, almeno in parte, contribuire a sfamare le persone che attualmente vivono con un euro al giorno. Inoltre potremmo intervenire sul nostro territorio disastrato per evitare i danni alle persone ed alle case. Potremmo aiutare i 4 milioni di poveri che sono alla ricerca quotidiana di un piatto di minestra, senza contare i 2 milioni di immigrati illegali che sono sparsi per le regioni italiane, senza lavoro, senza casa, senza documenti. Ma all’inganno, alla truffa , al furto si aggiunge anche la beffa. Gli accusati si dichiarano tutti innocenti e continuano arrogantemente farsi vedere in televisione, minacciando chi li ha accusati e meravigliandosi di essere stati trascinati in scandali del genere. Guardate Galan, che sembrava un ottimo ministro. Pur di non andare in prigione si è organizzato con stampelle e gesso da presa.

 

Possiamo capire se quanto di simile (seppur con valori economici diversi) fosse capitato prima del 1789, dove non c’era democrazia, non c’era la televisione, non c’erano magistrati integerrimi che ci sono oggi, non esistevano leggi eque e tutelative dei diritti umani, non esistevano giornalisti attenti e preparati, non esisteva il garantismo. Ma ai giorni nostri dove la vita di tutti noi si svolge sotto una campana di vetro, mi chiedo come possano capitare certe malefatte talmente grandi da ritenerle quasi non verosimili. L’ultima chicca che ci segnalano in merito all’Expo: il Rotary International, che aveva deciso di partecipare in modo importante, dopo lo scandalo emerso, ha deciso di ritirare la partecipazione. Un esempio puramente simbolico, ma che la dice lunga sull’immagine dell’ITALIA percepita all’estero dopo 20 anni di berlusconismo e 20 anni di scandali di ogni tipo e dimensione: da Parmalat alle Banche sopra dette, dai partiti alle opere infrastrutturali segnalate. Concludiamo invitando i politici a costruire nuove carceri o completare quelle in costruzione e non liberare i detenuti, con la scusa che non c’è posto a sufficienza. Se sono dentro un motivo ci sarà. Scontino la pena e poi escano liberamente.

 

Leggetevi un bel libro: “I cretini non sono mai eleganti” la storia di Giorgio Armani scritta da Paola Pollo

 

 

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Giustizia su misura

Poveri Giudici. La vergogna che accompagnerà coloro che hanno comminato la pena di espletare servizi sociali per  quattro ore alla settimana alla persona che per 20 anni ha governato i propri affari facendo il primo ministro di questo disastrato Paese, deve essere una sofferenza interiore difficilissima da portarsi dentro tutta la vita. Perché i giornalisti non si pongono questo problema morale? Perché continuano a dare spazio televisivo ad un condannato, arrogante, bugiardo e falso? Chi paga la scorta di questo condannato? Tutti noi cittadini naturalmente! Uno come lui è libero di fare campagna elettorale, di andare in televisione di fare praticamente la  vita normale di uno come noi, non di uno “come lui”. E’ un insulto alla cultura giuridica di questo Paese, è un insulto all’immagine internazionale di questo Paese, è un insulto alla reputazione che lentamente l’Italia stava cercando di riconquistarsi dopo le manfrine teatrali praticate dal condannato, in Italia e in giro per i vari G7 e G8. E’ un insulto a tutti gli italiani perché un personaggio del genere è la vergogna in persona, per quello che non ha fatto per gli Italiani e per quello che ha fatto per se stesso, per i suoi amici, per le sue aziende, per le sue odalische, per i suoi vizi capitali per i personaggi che hanno attorniato il “Buffone” di Roma come i giornali stranieri, inglesi e tedeschi hanno definito il multimiliardario di Arcore.
“5 anni di prigione sicura – ha ricordato Luttwack  – se fosse stato un politico americano ad essere condannato per quel reato. La follia che accompagna ancora alcuni degli italiani che vedono in lui un possibile leader politico, spiega, almeno in parte, perché il nostro Paese si trova in queste condizioni.” Carceri non messe in funzione dai Ministri che governavano ai suoi tempi hanno obbligato gli attuali governanti a proclamare indulti silenziosi e leggi che cancellano la clandestinità degli immigrati, emesse obbligatoriamente per l’ignavia politica che ha caratterizzato il ventennio dei ministri berlusconiani e dei principali collaboratori. Il ventennio ha creato un clima politico nauseabondo, dell’immortalità del male, della continuità del potere di chi sa raggirare sempre la giustizia e le regole, del familismo amorale, dei compagni di merende sempre pronti a difendere  il controllo del potere delle sue aziende e dei privilegi dei suoi amici. Ha clonato personaggi politici senza memoria come Scajola, senza pudore come Brunetta, senza ritegno come Gelmini, senza  “intimissimi” come Santanchè, senza etica come Verdini, senza cultura politica come Toti, senza  coscienza come Formigoni, senza cervello come Carfagna, senza ragione come Gasparri.  Insomma uno zoo completo di politici/e  da oscurare con il voto e da dimenticare.
Per fortuna alcuni hanno saputo riscattarsi dalle sue iniezioni ipnotiche: tanto di cappello ad Alfano, Schifani, Sacconi, Bonaiuti e rispetto per qualcuno rimasto come Romani e l’ondivago Bondi che prima o poi lascerà il pifferaio magico, non appena sgarrerà sulle regole penitenziali e si metterà strillare che non è Giustizia quella che applicano nei suoi confronti.
Ma l’ex Cavaliere non è il solo a richiamare il mio motto di protesta contro  personaggi che hanno occupato posizioni importanti, rovinando l’esistenza degli onesti. Con tutto il rispetto mi chiedo se ci sono ombre nel processo di canonizzazione di un Papa come Wojtyla, che ha lasciato correre impuniti per anni, i delitti dei preti pedofili (il card.Martini ha detto un Grande Papa ma non un Santo) e ha ignorato il genocidio dei Tutsi e degli Hutu, avvenuto in Rwanda dal 6 aprile al 16 luglio del ‘94. Giovanni Paolo II non ha certo responsabilità diretta per questa strage, ma non poteva non sapere che i preti avevano accolto nelle loro chiese più di 3000 Tutsi e che poi hanno aperto le porte ai ribelli per fare un’orribile strage di tutti quelli che si erano i rifugiati nella Casa del Signore. Sapete che fine hanno fato questi preti? Sono stati ricoverati in alcuni conventi in assoluto silenzio. Fatti che pochi conoscono.

Leggetevi un libro interessantissimo, anche se è in inglese:“Reshaping the future” di Arduino Paniccia edited by Ennio Savi. 22 euro.

 

 

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Blog Segnali di Fumarola

Al centro ci siamo noi

 

Tutte le volte in cui mi trovo a diretto contatto con i clienti , mi sforzo di entrare un po’ nel loro mondo e mi stupisco costantemente di quanto sia sfaccettato il settore in cui operiamo; settore che offre continui spunti per analizzare non solo l’economia reale ed il diretto rapporto con il Pil, ma anche il progresso tecnologico ed ancora alcuni fattori psicosociali legati allo stile di vita degli autisti.
L’ultima occasione è stata l’edizione del Traspo Day che si è tenuta a Capua dal 6 al 9 Marzo. Mentre curiosavo tra gli stand dei vari espositori, mi è capitato di prestare attenzione ai commenti dei nostri amici trasportatori che ammiravano i modelli di punta presentati da ciascuna casa costruttrice; prodotti ideati, studiati e realizzati da team di tecnici specializzati che vengono guidati non solo dai mercati, dalle legislazioni ma soprattutto dal cliente stesso. Per questo motivo trovo interessante comprendere le attese dei clienti nei confronti dei nostri veicoli, poiché è proprio dai classici commenti quali ad esempio meno potente , più stabile, più comodo , con consumi elevati, con design superato che nascono prodotti ipertecnologici sostenuti da studi ingegneristici sempre più all’avanguardia e team di ricerca e sviluppo adeguati.

Credo che spesso si sottovaluti la valenza scientifica della progettazione di un veicolo industriale, emblema di elevata innovazione tecnologica, professionalità e competenze . E’ sufficiente pensare al lavoro svolto da interi team di ingegneri e designer dedicati, ai ripetuti test di conformità, all’attenzione ad ogni minimo dettaglio.
Gli ingenti investimenti sulla ricerca e sviluppo non hanno solo un impatto diretto sul benessere degli autisti ma anche sulle legislazioni correnti come ad esempio le normative sulle emissioni. Il peso e la rilevanza che assumono il settore R&S sono senza dubbio indiscutibile, ma nonostante ciò è data sempre poca visibilità ed evidenza al loro operato.
Provate a sfogliare una rivista specializzata oppure a effettuare una ricerca sul web. Quante notizie sono pubblicate sull’importanza della ricerca e quanta (poca) enfasi viene data alle persone responsabili di tale progresso? Quanto spazio invece è riservato ad argomenti quali quote di mercato, fatturati, prestazioni del veicolo, prove di consumo, confronti tra concorrenti, strategie commerciali, di marketing ecc.?  
Non dovremmo invece dimenticare che dietro alla realizzazione della “macchina” c’è il lavoro di grandi uomini professionisti, i quali probabilmente non potranno spiegarci in maniera semplice i tecnicismi, ma potrebbero invece trasferirci il concetto vincente del team working e della perseveranza.

Dopo questo excursus sull’eccellenza dei team R&S proviamo a riflettere ora sulla situazione del parco circolante dei veicoli industriali italiani e sui provvedimenti presi dai governi per promuovere il loro rinnovamento. Io preferisco tornare ad ascoltare i nostri amici autisti che, nonostante tutto , riescono a descrivere ancora “con romanticismo” il loro camion!

 

 

 

 

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Blog Me ne frego

S’ha da fare

Alcuni lo hanno stigmatizzato, altri contrastato, altri ancora hanno fatto gli scongiuri affinchè saltasse. Ma quasi tutti, in fondo al cuore, volevano che si facesse.

Sì parliamo del Samoter, il salone del movimento terra che si inserisce in un calendario europeo del settore specifico che si alterna col Bauma e con Intermat.

La crisi che ha afflitto la nostra economia, quella del trasporto e ancor di più il segmento Construction, hanno infatti portato a numerose defezioni, tanto da far trapelare voci, nelle scorse settimane, di una possibile cancellazione delle date del 8/12 maggio. Pericolo rientrato per fortuna!

E grazie a che cosa? Beh, i fattori sono numerosi. Dal nostro punto di vista ne abbiamo individuati tre: l’adesione di alcune aziende del settore specifico di grande importanza (esempio Komatzu), la flessibilità del managment di VeronaFiere e infine la trattativa – andata a buon fine – con l’UNRAE.

Siamo certi che le soroprese (positive) non sono finite, da qui all’apertura delle porte del quartiere fieristico di Verona e noi ne siamo felici, dato che ci abbiamo creduto sin dall’inizio, organizzando uno dei principali convegni del Salone – COSTTRUIRE…IL FUTURO -  che si terrà venerd’ 9 maggio alle ore 10 in Sala Puccini. Vi aspettiamo!

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Blog Il Dorsale Il Frontale

Meglio non saperlo?

Un’Italia in caduta libera purtroppo! Troppe falle stanno emergendo quotidianamente, anche in conseguenza della lunghissima crisi, che ha cambiato letteralmente il modo di gestire l’amministrazione pubblica e la vita delle famiglie italiane. L’affannosa ricerca di risorse, la continua tassazione su tutto quello che a un ministro può venir in mente, la disastrosa gestione dei fondi delle Regioni con ruberie e furti a favore di spese personali, sono il continuo segno che quanto fatto dal consigliere Fiorito, che si vestiva da antico romano, sia diventato il “costume” regionale e nazionale. Il deficit della Sicilia, il numero di dipendenti pubblici della stessa Regione (oltre 14.000 contro i 5000 della Lombardia) sono indicatori di mala gestione politica diventata endemica ….anzi fra poco sarà pandemica.

Le fabbriche chiudono e i disoccupati raggiungono i quattro milioni (con tre milioni di immigrati illegali) oltre a quelli che stanno per diventarlo grazie a vertenze tipo Elettrolux. Sul tavolo di Zanonato ci sono oltre 150 vertenze di aziende che sono in crisi o chiuse o che stanno per esserlo. Sull’Ilva è caduto il silenzio stampa, per far credere all’opinione pubblica che il problema non esiste più. Le concessionarie d’auto in due anni si sono ridotte del 35% e le edicole da 42.000 sono passate a 30.000. E i furti, in alcune città, sono aumentati del 15% perché oltre ai ladri di professione ci sono quelli che rubano per sopravvivere.

Vogliono liberare i detenuti dalle carceri per rimandarli a delinquere nelle città già piene di delinquenza. La sicurezza non esiste più. Non ci pensano nemmeno a finire le carceri in costruzione, che potrebbero detenere i prigionieri in sovrappiù. Pensano che il futuro sia con meno carcerati! Ma dove vivono? Stanno per cambiare la legge per gli immigrati illegali, i quali non sono più perseguibili per legge, se non delinquono. Questa è la società che vogliono i vari Berlusconi, Letta, Alfano, Vendola e purtroppo anche Renzi, visto che non si è pronunciato in materia.

Insomma, un Paese governato senza una guida politica precisa, con politici insicuri che vivono alla giornata e che stanno sempre più costruendo un moloch, uno Stato che deve essere per forza contro il cittadino.
Nessuno ha il coraggio di opporsi alle continue prese per i fondelli. Speriamo che il Movimento 5 Stelle porti le reazioni avute in parlamento, anche se travisate dalle televisioni, sulle piazze per essere l’unico strumento di protesta sociale contro la classe politica di ladri e corrotti che continua ad esserci nelle due Camere, nelle Regioni e nelle Città.

Non ci sarà cambiamento futuro finché personaggi come Berlusconi calcheranno la scena politica e qualche milione di italiani continuerà a sostenerlo come fosse una figura divina. Speriamo nei giovani, che ripuliscano tutto lo sporco che in questi 40 anni è stato fatto in questo Paese. La Guardia di finanza se la prende con i negozi che non rilasciano gli scontrini (giustamente) mentre ha lasciato che la famiglia Armellini si potesse costruire un impero di 1200 e oltre immobili e 50 alberghi risultando inesistente per il Fisco. Ma a chi la danno a bere che stanno combattendo gli evasori? Si chiamano evasori anche quelli che non pagano una multa o il canone Rai, ma sono rispettate gentildonne chi si chiamano Armellini o quel gentiluomo di Scarpellini, il palazzinaro romano che ha locato gli immobili al Parlamento, vincolandoli ad affitti d’oro, applicati con valori doppi di quelli del mercato.

Secondo voi chi ci vorrebbe al governo per cambiare le cose ed arrestare i corrotti, gli evasori, i ladri? Un tipo come Putin, come Obama, come Merker, come i Generali in Egitto?

Prima che vi scoppi il cervello, prima di fare un infarto leggete questo bel libro: “Un milione di farfalle” di Eben Alexander per Mondadori.

 

 

 

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Blog L'Altra Phonte

Resistenza evolutiva

 

E’ trascorso quasi un anno da quando ho incontrato per la prima volta il Direttore di Trasportare Oggi in Europa. L’occasione è stata servita dagli organizzatori di Transpotec 2013, e Luca Barassi l’ha colta. L’esperienza con TOE è iniziata per curiosità ed un pizzico di vezzo; è stato impegnativo per carenza di competenza, gratificante come lo è sempre mettersi in gioco ed avvincente come lo sono tutte le novità. Consentitemi ora di ringraziarlo pubblicamente e fare una riflessione. I giornali li leggiamo tutti, quasi tutti, ma quanti di noi dopo aver letto di una notizia si accertano del reale svolgimento dei fatti? Quanti si accontentano di una sola versione? E quanti ancora mettono in dubbio la veridicità di una informazione sempre, comunque e a prescindere dalla fonte? Dall’avvento e diffusione dei social network, da quando chiunque ha accesso a strumenti atti alla divulgazione delle informazioni, come è cambiata la posizione dei media? E la nostra?

 

 

 

Prendo in esame l’ultimo degli eventi di cui hanno trattato tutte le riviste del nostro settore, il fermo del 9 dicembre scorso, proclamato e sospeso e riproclamato e risospeso ed infine soltanto inscenato dalle associazioni indipendenti degli autotrasportatori, accodati ai Forconi. Innanzitutto vorrei suggerire alla categoria maschile, che governa e conduce il nostro sistema, che tutto quel “tira e molla” è intrigante anche per gli atti meno collettivi, ma che preliminari troppo prolungati rischiano di raffreddare gli animi e soprattutto, è fondamentale che non deludano le aspettative decantate, con un flop di quell’entità! Fatene tesoro.

 

In secondo luogo, vorrei invitare coloro che hanno coordinato le trattative e negoziato gli accordi, ad imparare a chiamare le cose con il loro nome e di non usare la denominazione di “categoria degli autotrasportatori” per difendere gli interessi di quelle da cui sono soggiogati. E badate, non sostengo certamente di “non farlo” ma soltanto di “dirlo”. Per chiarezza. Correttezza. Senso civico. E dignità!

 

 

 

Io sono fra quelli che hanno seguito la vicenda dall’inizio, l’ho osservata avida e imparziale da diverse prospettive: da fuori, da dentro, da sopra e da sotto. Ho vestito almeno tre panni e mi sono esposta in prima persona, anche un po’ ingenuamente. Ci ho messo la faccia, che per qualcuno è solo la mia, ma a me è cara perché ne ho una soltanto. Le mie conclusioni? Confesso Signori di essere profondamente affranta e di non vedere altra via d’uscita per le nostre aziende, settore e/o Paese, che la rieducazione culturale dell’individuo, uno per uno.

 

Molto brevemente: cosa succedeva il 9 dicembre? I media erano tutti allineati e le versioni abbastanza coincidenti. Ufficialmente erano i Forconi a guidare la manifestazione e Trasportounito, in concerto con essi, a promuovere il blocco degli autotrasportatori. Il primo giorno qualche sommossa a Torino, poca agitazione e tanta solidale partecipazione. Nessuno di noi dimenticherà i titoli e gli scatti dedicati ai poliziotti in marcia senza caschi. Comunque sono indelebili per chi, come me, era presente nel luglio del 2001 a Genova, quando la polizia caricava indistintamente folle di giovani pericolosamente armati di striscioni, canti e borracce, chiazzate di dubbi black block stereotipati. Le cose cambiano, anche naturalmente, per fortuna. Resistiamo ma ci evolviamo.…basta non avere fretta…

 

Ma torniamo ad oggi e a noi. Chi c’era il 9? E cosa se ne diceva? Nelle piazze c’erano gli studenti, gli operai, gli imprenditori e i commercianti, c’erano i disoccupati e c’erano moltissime donne, tante vestite da Italia. Sapete cosa li teneva insieme? I social network e le chat line, come whatsapp per intenderci. Nei concentramenti sulle uscite dei caselli autostradali c’erano gli stessi, distribuivano volantini ad automobilisti e trasportatori più volentieri e chiedevano loro di intrattenersi qualche minuto. Ognuno di loro, in maniera esponenziale, ingrossava il disagio e rafforzava la protesta. Gli autotrasportatori, in sostanza, sono stati il mezzo che ha reso visibile la manifestazione. Un esercito di gente per bene, con poche e meste competenze, non proprio compatto ma unanime nel minaccioso slogan “L’inizio della fine!”…ma la fine di chi?

 

 

 

I media hanno avuto pane fresco per 48 ore circa perché alla 49esima ora era già stantio, e mentre Anita si era già defilata classificandoli “movimenti estranei all’autotrasporto”, Trasportounito imperterrito postava su facebook lettere di commiato e immagini di altri scioperi scaricate da google. Irripetibili i commenti dei loro seguaci.

 

E così, giorno dopo giorno, l’entusiasmo si è smorzato e il 12 dicembre a Modena Nord gli “amici dei Forconi” chiedevano moneta per ristampare volantini. Lascio a voi immaginare il mutuo imbarazzo.

 

Il network ha un potere enorme, determina gli stati d’animo, raggruppa le specie umane e definisce le appartenenze; basta poco, basta uno e tutti i suoi gli vanno dietro! Il network arde in fretta ma non può mentire ed è nelle nostre mani. Dovremmo esserne più consapevoli e responsabili, e potremmo essere più scaltri!

 

La professata “fine” si è conclusa il 18 dicembre a Roma, dimessamente….poi era quasi Natale e tutti si sono affrettati ad andare a comprare i regali. Povera Italia.