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Dividi et impera!

Il solito pasticcio all’italiana è fatto. Il fermo si fa, ma non per tutti. Trasportounito va avanti, le altre sigle si tirano indietro, giudicando l’accordo con il Governo soddisfacente.

Non voglio, in questa sede, entrare nel merito dell’accordo stesso e non voglio dare giudizi sulla bontà o meno dei contenuti delle garanzie del governo né dare ragione a Longo e seguaci o agli altri.

Voglio solo sottolineare il fatto che , anche questa volta, lo sforzo e i sacrifici che tutti comunque dovranno affrontare con la mobilitazione, non serviranno a nulla: il solo blocco da parte dei TIR di Trasportonito non modificherà le scelte governative e farà solo arrabbiare la popolazione che, anche stavolta, non comprenderà il disagio e attaccherà la categoria.

Ma purtroppo è una storia ricorrente: dividi et impera è stata da sempre la strategia vincente degli antichi romani e anche oggi questo modus operandi farà cadere tutte le richieste, legittime o meno, degli autotrasportatori.

All’estero questo non succede… e infatti le cose vanno diversamente.

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Blog Segnali di Fumarola

Rete delle mie brame…

 

Lo scenario economico che si è profilato negli ultimi anni ci induce a fare delle riflessioni sulla validità di alcuni modelli imprenditoriali esistenti.
Modelli che, prima della crisi, sembravano essere vincenti ed “Invincibili”, ma che oggi forse vengono messi in discussione. Proviamo ad osservare i nostri concessionari di vendita e le evoluzioni che hanno caratterizzato il sistema distributivo del nostro settore di riferimento e proviamo a comprendere cosa è accaduto nei cinque anni della crisi.

 

Negli anni del boom, le case costruttrici hanno richiesto sempre maggiori investimenti e standard più elevati ai dealers. Tali richieste hanno spinto chiaramente i concessionari ad adeguarsi con strutture, organizzazione interna e sistemi metodologici più avanzati.
Il concetto di azienda cosiddetta “padronale” oppure “a conduzione familiare” veniva quasi considerato superato e la cui gestione doveva necessariamente adattarsi a mercati estremamente competitivi e focalizzati su elevati livelli di qualità, standard e di servizio. Per questa ragione il modello da seguire sembrava fosse quello dei grossi gruppi societari non soltanto per il livello elevato di professionalità e managerialità ma soprattutto per le capacità finanziarie e maggiore facilità di accesso al credito.

 

Arriviamo al nocciolo della questione. Se guardiamo il contesto generale del nostro settore e delle nostre reti di concessionari possiamo con certezza affermare che valgono ancora queste regole?
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla chiusura di grossi gruppi di dealers; proprio quelli dotati di ingenti capacità finanziarie, strutture e capacità gestionali, ma probabilmente non più in grado di reggere il fardello dei costi fissi causa della scarsa liquidità e redditività.
Come hanno reagito invece i dealers più piccoli? A mio parere hanno reagito maggiormente nonostante il difficile contesto di mercato in cui si sono ritrovati ad operare. Riesce a resistere chi negli anni ha reinvestito il capitale all’interno della propria azienda e non solo in yacht ed auto di lusso. Resistono perché se da un lato è stata percepita l’importanza di investire nell’organizzazione, formazione e nel passaggio generazionale dall’altro lo hanno fatto evitando sprechi e non esponendosi troppo nei confronti delle banche; il tutto ovviamente condito dalla passione, impegno e lungimiranza. In fondo per questi imprenditori “padronali” l’azienda è un po’ come la ”famiglia” da accudire, far crescere e tutelare con ogni forza ed energia.

 

La crisi ancora una volta ci dimostra che non esistono delle regole e condizioni immutabili; ci costringe tutte le volte a riflettere, a ridimensionarci, a pensare a soluzioni alternative ed a riconsiderare modelli ormai obsoleti e bistrattati.

 

 

 

 

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I tormentoni italiani

Il primo tormentone lo riserviamo al problema dell’amnistia e dell’indulto. Premesso che sono solidale con i detenuti che non possono godere dei diritti umani previsti anche dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, mi permetto di accusare i politici del presente e del passato governo, sia quello di Monti che quello di Berlusconi, attribuendo loro l’assoluta incapacità di affrontare seriamente questo problema.

 

Al 31/03/2013 i detenuti erano 65.831, di cui detenuti stranieri circa 24.000 (dei quali 3000 arrestati per clandestinità/presenza illegale, di cui soltanto il 22% ha in carico solamente questo reato: il 78% – 2438 – ha commesso anche altri reati). Totale posti penitenziari italiani: 45.647. Condannati in via definitiva: 38.023. In attesa di giudizio 27.808. Costo singolo per detenuto: 116 euro al giorno.

 

Presenza dei detenuti rumeni: 4000 unità. Presenza dei detenuti nordafricani: 4000 unità.

 

Esiste una normativa, che i governi non applicano, in base alla quale si possono rinviare ai Paesi di origine, nella fattispecie Romania e Tunisia/Algeria/Marocco i detenuti già processati e condannati. Perché il Governo italiano non mette in atto questo meccanismo, che potrebbe abbassare già di 8000 unità le presenze carcerarie? L’Italia potrebbe pagare per ogni detenuto restituito 50 euro risparmiandone 66 al giorno. Perché i politici non lo fanno?

 

Secondo tormentone. Si tratta di altro tema sul quale la classe politica deve rispondere ai cittadini: perché le aziende straniere che operano nel settore edile e delle infrastrutture quando concorrono alle gare di appalto in Italia non devono presentare il certificato antimafia, al contrario delle aziende italiane? Non vi sembra un modo facile facile per favorire le imprese italiane in odore di mafia a raggirare questa disposizione di legge? Come? Direte voi. Certamente l’avrete già intuito: la mafia fonda aziende all’estero concorrendo ai bandi di gara senza così avere il problema di presentare il certificato antimafia. Ci ha pensato qualcuno dei politici? Signor Letta, Signor Zanonato, Signor Lupi, signora Cancellieri, signor Alfano pensate che sia il caso di dare una controllata a questa notizia?

 

Terzo tormentone: la dequalificazione politica dei personaggi attualmente eletti nel Parlamento. A mio parere la madre di tutti i tormentoni è la figura politica Berlusconi. La gente non ce la fa più a sopportarlo: il problema del giorno non è la crisi inarrestabile, la disoccupazione, le aziende che chiudono, la criminalità delle città, l’inquinamento, la mancanza di lavoro, le banche che non aiutano le PMI, le tasse che aumentano, il PIL che continua a decrescere. No, il tema del giorno è sempre lui e solo lui: Berlusconi e la sua benedetta pratica per non farlo estromettere dal Parlamento. Negli Stati Uniti un cittadino, anche se politico, con una sentenza emessa, sarebbe in prigione dal giorno dopo l’emissione della stessa. In Italia no! Giornali e televisione non sanno fare altro che continuamente riportare questo tema. Avete provato a vedere cosa scrivono i giornali tutti i giorni? Escluso l’estero e la cronaca nera e quella locale, le notizie sono 4/5 e sempre le stesse. Con fantasticherie, ipotesi che si inventano solo i giornalisti… una noia impareggiabile, sia nei quotidiani politici sia nelle trasmissioni televisive politiche.

 

Per contro nessuna bella notizia… nessuna speranza di cambiare la legge elettorale, nessuna speranza di vedere in pensione, o ritirati al bar del loro paese politici come Verdini, Brunetta, Bersani, Bossi, Maroni, Formigoni, Casini, Gasparri, Santanchè, Schifani, Bindi, Marini, Bassolino, Scaiola, Galan, Brambilla, Carfagna, Fassina, Polverini, Alemanno, Storace, La Russa, Mauro, Bondi. Aggiungiamo a tutti questi polemici, obsoleti mentali (anche se giovani) e servili (riferito ai berlusconiani) rappresentanti del popolo anche la massa dei grillini ai quali chiediamo cosa facciano in Parlamento per questo Paese.

 

Leggetevi un bel libro: Il Principio Passione di Vito Mancuso, circa 16 euro.

 

 

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Felici di perdere

L’auto anticipa i camion? Speriamo che sia così perché dopo mesi e mesi di segno meno, finalmente settembre registra un incremento di vendite (in Europa) del settore auto, rapportato allo stesso mese del 2012.

Sì, la crescita è solo mensile e, difatti, i comunicati sono di euforia per “aver diminuito il gap rispetto all’anno 2012”. Cosa significa? Ovviamente che siamo sempre in perdita, su base annuale, ma la perdita si riduce. Parliamo di un -3,9% su tutti i mercati europei.

 

Insomma, in questo (lungo) periodo di crisi ci tocca esultare anche per un segno “meno”, dato che è un “meno” più leggero.

Restano le perplessità sull’Italia che gira sempre ad una velocità diversa dai Paesi più virtuosi del nostro Continente: -3% quando la Francia è diametralmente opposta, +3%, per non parlare della Spagna (+30%), Gran Bretagna e… udite udite… GRECIA a +10%!!

 

Vabbè, crogioliamoci con quello che abbiamo per ora.. aspettando l’onda buona!

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Blog Segnali di Fumarola

Lezioni

Nelle ultime settimane la stampa, specializzata e non, ha dato enfasi all’episodio del camionista Ion Purice che, con il suo mezzo, ha fatto da scudo e salvato la vita di una bambina di otto anni improvvisando una manovra rischiosa e tempestiva.
Un gesto sicuramente ammirevole ed encomiabile, ma i numerosi rumors da parte dei media e lo stupore connesso spingono a fare delle riflessioni.

Credo che lo stupore generato sia legato non soltanto all’azione di solidarietà ed umanità ma anche al fatto che a compierlo sia stato un camionista (originario dell’est). Questo clamore non è altro che lo specchio della nostra società ed onestamente intristisce non poco.
Intristisce perché emerge il pregiudizio nei confronti della categoria “camionista” e probabilmente della nazionalità di Ion; se non ci fossero alla base dei preconcetti non ci sarebbe stata così tanta “notizia”. Solitamente un camionista viene considerato quasi una sorta di mostro della strada incapace di compiere gesti coraggiosi e spesso accusato di guidare senza rispettare il codice della strada e gli automobilisti.        
Intristisce perché viene considerata eroica un’azione che, come lo stesso Purice ha affermato, avrebbero dovuto compiere tutti. Prestare soccorso a chi è in difficoltà non dovrebbe far parte dell’etica di ciascuno di noi? Il fatto che ci siano dei dubbi a riguardo fa pensare che stiamo perdendo davvero il contatto con la dimensione più umana ed altruista. In effetti è sufficiente pensare ad alcuni incidenti che hanno coinvolto degli automobilisti negli ultimi mesi, i quali si sono dileguati dopo aver investito dei passanti e ciclisti. Per questo motivo la manovra “salvezza” compiuta da Purice viene percepita come qualcosa di eclatante; non siamo più abituati, ogni giorno siamo costretti a confrontarci con realtà fredde, dure e negative che ci portano all’indifferenza, alla paura ed all’autotutela.

Oltre a ciò, c’è chi poi non perde occasione per speculare sulla vicenda, inventandosi fantomatiche azioni di marketing, dimenticando che la bambina in questione è ancora in condizioni gravi. Personalmente mi sento molto vicina al carattere schivo del “nostro” autista, che non ha inseguito la celebrità nemmeno per un momento, che ha minimizzato il suo gesto e si è sinceramente preoccupato della salute della bambina. Farsi guidare dalla coscienza e da un forte senso di responsabilità senza la necessità di sentirsi eroi è il più grande insegnamento che ci lascia questa vicenda. Lezione che ci ha dato un camionista rumeno.

 

 

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Nausea quotidiana

Tanta voglia di metterli al rogo (se si potesse). La banda di politici che continua a governare questo Paese è la dimostrazione del destino che il futuro riserva all’Italia. Un Paese alla deriva, con dicotomie socioeconomiche da Guinness dei primati. Il 10 per cento delle famiglie detiene il 50 per cento della ricchezza del Paese. Milioni di disoccupati e giovani senza lavoro che aspettano che il Governo prenda provvedimenti seri. Invece di che cosa si occupano i giornali e le televisioni? Del tormentone di Berlusconi, il quale invece di dare l’esempio come cittadino condannato che rispetta le leggi, continua a disturbare la vita degli italiani con il rinfacciare continuo dei suoi problemi personali, dei quali almeno tre quarti degli italiani se ne frega altamente. Purtroppo la pena non è finita: qualche migliaio di italiani, ancora plagiati dall’imbonitore di Arcore, pensano di supportarlo credendolo indispensabile per la vita politica di questo Paese.

 

Maledetta quella volta che hanno iniziato il lavoro di pulizia politica, poi interrotta dalla smania di potere dei vari Di Pietro della situazione. Gente come il geom. Gasparri o il rag. Matteoli non molleranno mai il loro scranno in Parlamento. Morti i Craxi ecco che il virus si è mutato e sono nati i Berluscones, genia politica molto più resistente ai principi etici e morali e assolutamente dotata di   anticorpi mostruosi che gli consente la pratica della corruzione quotidiana, l’arroganza di potere e la strafottenza televisiva, le cui immagini dei vari portavoce a dir poco ricordano le facce delle baracche del Luna Park sulle quali scaricavamo le nostre palle di stoffa. E chi cambierà questa legge elettorale…? Nessuno finché sarà vivo politicamente Berlusconi. La maledizione continua. Troppo comodo farsi eleggere e conservare i privilegi da parlamentari.

 

Ma non c’è da schifarsi solo dei politici. Mi dispiace dirlo ma anche alcuni, troppi giornali, si occupano di cose futili e personali quali sono le vicende di Berlusconi. Pagine su pagine che si ripetono, pareri incrociati che danno letteralmente il nervoso a chi li legge. Feltri che vuole fare il Montanelli e Belpietro che vuole fare il giornalista intellettuale. Scontati anche Ferrara e Travaglio. Mentre notizie di una gravità assoluta per l’Italia, come quella di essere stato individuato come lo Stato dell’Unione Europea nel quale non è consigliato investire, anzi fortemente classificato come modello di Paese nel quale non poter portare ogni tipo di iniziativa economica o industriale, non ha visto alcun commento serio, nessun approfondimento che si rispetti. Una notizia irrilevante a confronto dell’importanza del futuro di Berlusconi! Allora è meglio smettere di comperare i quotidiani faziosi e banali e non guardare più le trasmissioni televisive che ripetono sempre le stesse cose e fanno vedere sempre gli stessi personaggi. Quanto meglio si vive senza giornali e televisione…..Non è che desideriamo essere disinformati, ma è molto meglio usare la rete e i social per scambiare le informazioni.

 

L’ultimo conato di rabbia lo riserviamo ai 5 stelle: il più grande bidone politico del secolo. Ancora peggio della Lega. Grillo rintronato,ridotto ad una macchietta di se stesso che non sa più cosa dire. Gli eletti in parlamento, che invece di ribellarsi al nulla che li circonda, intellettualmente parlando, e scegliere con chi fare politica, rimangono attaccati alle seggiole del potere come dei baccalà, muti e inoperosi. Per fortuna c’è un Presidente che ha del miracoloso. Sembra quasi che il destino voglia salvare l’Italia grazie a Napolitano, evitandoci di diventare realisticamente un Paese delle banane, lasciando in mano a questo ultraottantenne, meravigliosamente attento e lucido, le decisioni che devono essere prese per non lasciarsi travolgere dallo tsunami berlusconiano, dall’imbecillismo politico dei 5 stelle e dal patologico indecisionismo politico del PD. Non siamo arrivati alla fine. Peggiorerà ancora.

Leggetevi un bel libro: Il complesso di Telemaco di Massimo Recalcati. Feltrinelli Editore

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Blog Me ne frego

Maltrattati

Sono anni che accusiamo la stampa non specializzata di trattare la nostra categoria come la feccia dell’umanità, come un popolo di “non” professionisti sprezzanti di ogni tipo di regola civile e del codice della strada, intenta solo a macinare chilometri, consegnare la merce o correre a più non posso sulle strade soprattutto italiane.

Non solo. Il dito viene in particolar modo puntato sugli autisti stranieri, soprattutto dell’Est, sfruttati da aziende senza scrupolo che mandano allo sbaraglio ragazzi sapendo che tanto possono fargli poco. Li hanno chiamati ladri, ubriaconi e delinquenti della strada.

Oggi Ion Purice ha dato una lezione a tutti coloro che li hanno “maltrattati”. Oggi Ion, autista di camion, giovane e rumeno ha salvato la vita ad una bambina. Guidando il suo camion, mentre consegnava la merce ma assolutamente sobrio, concentrato e attento a quanto succedeva intorno a lui.

La stampa NON specializzata, suo malgrado, non ha potuto fare a meno di non parlare bene di lui, e quindi dei camionisti. Quanto durerà l’idillio?

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Sostiamo in un sogno

In questo periodo vacanziero, percorrendo le autostrade di sera e di notte o nei weekend, si evidenzia ancora più prepotentemente il problema delle aree di sosta per i veicoli pesanti. Lungo le autostrade non si contano i mezzi in sosta per la pausa notturna; un ristretto numero di fortunati trova-no una sistemazione, stile acciughe in scatola, nelle aree di servizio. Chiunque di voi avrà provato le difficoltà nel raggiungere le pompe di ben-zina, alla ricerca di un pertugio tra tir in sosta. I più si disseminano lungo le tratte autostradali, confidando nella comprensione delle pattuglie preposte ai controlli, in qualunque spazio disponibile. E’ curioso assistere a prove d’incompenetrabilità dei solidi, ad esempio quando due bilici si “restringono” per stare entrambi in un’area di sosta. Uno spettacolo proprio bello, da offrire come biglietto da visita, ai turisti stranieri appena entrati in Italia. Pazienza direte voi, tanto ormai si aspetta-no di tutto e godono a vedere scene da terzo mondo in un paese che orgo-gliosamente si considera tra le maggiori potenze industriali del mondo. E poi chi lo dice che oltre le Alpi non accada lo stesso? Appunto, venga fuori chi lo dice.

 

Comunque fino a qui nulla di nuovo; cerchiamo però di capire quali sono i risvolti e le ricadute negative sulla società e magari immaginare una situazione ideale. Sì spendono soldi pubblici per campagne che hanno l’obiettivo di migliorare l’accettazione del mondo del trasporto nei confronti della società facendo poco o nulla per migliorare le condizioni di lavoro di chi praticamente passa la propria vita al volante di un camion. Siamo sicuri che alcuni incidenti non siano stati causati proprio dal fatto che alla guida dei mezzi ci sono degli uomini che come degli zombi, che quando non sono alla guida, devono ri-manere in uno stato di dormiveglia vigile, pronto a spostare il veicolo in qualsiasi momento, col patema di ricevere visite inaspettate, nel migliore dei casi di una prostituta? Come pretendere che costoro siano al 100% del-la propria condizione psicofisica? Siamo sicuri che tutto ciò non vada a de-perimento della sicurezza sulle strade?

 

Certo, si potrà obiettare che le cosiddette TruckStop, più comunemente dette aree di sosta per i camion, siano di fatto una realtà anche in Italia. Vero, ma se veramente fosse così, non dovremmo assistere agli spettacoli notturni con cui ho aperto la Sterzata. Le realtà ben funzionanti si contano forse su una mano sola e rappresentano purtroppo poco più che una goc-cia nel mare infinito del nostro trasporto.

 

Se fossi un investitore, farei più che un pensiero sull’opportunità di investire nelle TruckStop. Per buona pace degli ambientalisti, le proiezioni del traffi-co merci su strada vedono uno scenario in continua crescita in Europa e conseguentemente anche in Italia nei prossimi anni. Con queste premesse quindi sarebbe possibile prefigurare un piano d’investimento a lungo termi-ne. Prendendo spunto da quanto già operativo in alcune nazioni europee o meglio ancora negli Stati Uniti d’America, ritengo ci sia molto spazio per rendere il business profittevole, grazie a intelligenti operazioni di marketing e azioni commerciali.

 

Concludo la Sterzata, immaginando una TruckStop ideale per i servizi offerti. Ovviamente metterei al centro di tutto il benessere per l’autista in quanto uomo (inteso come essere umano). Il servizio ristoro, vedrebbe la consulenza gratuita di dietologi per suggerire il giusto mix di alimenti, per dare la giusta carica energetica, senza i classici appesantimenti. Per i più assidui, identificati dalla tessera Premium, la possibilità di interagire con i dietologi via smartphone, e con lo stesso, concordare il menu in anticipo. In questo modo si ridurrebbero anche le attese in coda con il vassoio, libe-rando le persone per altre attività. Queste ad esempio potrebbero com-prendere delle attività fisiche che ricarichino la mente attraverso la concen-trazione e che sciolgano i muscoli. Ad esempio, dieci minuti di golf virtuale, ovvero indoor, con la pallina proiettata in un grande schermo. Un’esperienza molto realistica e avvincente, tra l’altro i più portati potrebbe-ro scoprire un nuovo hobby! Per chi invece vuole riposare, direttamente dal Giappone i Cabin Hotel, qualche ora sdraiato in una confortevole cabina all’interno di una parete (oddio sembrano dei loculi) in cui si può respirare aria purificata e scegliere eventuali fragranze aromatiche rilassanti. Preve-derei in un’altra area anche un sistema di massaggi e saune, ma mi fermo qui per evitare battute fuori luogo. Insomma la mia TruckStop ideale avreb-be un taglio olistico a vantaggio della società e della produttività, con l’invidia di tutti gli altri professionisti della strada…. in automobile. Vi invito a segnalare altri servizi che pensate potrebbero essere offerti, direttamente sul blog. Nel frattempo: AAA finanziatori cercasi! .

 

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Finanza a chimometri zero

Sembra impossibile a chi vive questi tempi e per mestiere dovrebbe osservarli e sistemarli, far rientrare il 2012 in categorie dai perimetri definiti. Un anno molto faticoso per le famiglie italiane, che ha messo in luce un’Italia dai molteplici profili. Ma uno su tutti domina: la non passività degli italiani, la loro mobilità nel cercare con caparbietà, soluzioni alla crisi.

Il 2012, quinto anno della crisi, si è rivelato fin da subito denso di novità e impegnativo per i cittadini su più fronti, a partire dall’eccezionalità del governo tecnico. In tempi brevi gli italiani hanno dovuto accettare provvedimenti spesso non graditi e percepiti come imposizioni al fine di “turare le falle”! Ancor più complesso è stato l’inizio del 2013, avviato con i toni accesi della campagna elettorale e caratterizzato dai risultati incerti usciti dalle urne. Le elezioni quest’anno hanno visto il più alto tasso di astensionismo della storia della Repubblica: un cittadino su quattro non ha espresso alcuna preferenza su chi doveva portare avanti il futuro del Paese. Ma allo stesso tempo sono nati partiti significativi, di maggioranza relativa, nel breve volgere di settimane. Sia nell’astenersi che nel partecipare, il senso del movimento e della ricerca di una soluzione, sembra presente negli italiani. I risultati elettorali sono dunque lo specchio di un italiano che, pur nel contesto di recessione ed immobilismo, non vuole restare fermo: è accorto e afferma con forza di essere “in cerca di un interlocutore” in diversi ambiti: la rappresentanza politica, la rappresentanza nelle esigenze di consumo e risparmio.

L’individuo distingue i segnali che provengono da un ambiente vissuto potenzialmente nemico e al contempo vigila per cogliere al volo le nuove opportunità. In tutto questo, una morale: non sono più le grandi idee e i grandi ideali a prendere il sopravvento: oggi ciò che è utile e serve nell’immediato diventa anche etico e auspicabile.

La conseguenza, in fondo, non è così critica per istituzioni e settori: significa in fondo che c’è spazio anche per settori e player imperfetti, ma in grado di portare, pur nella loro imperfezione, sollievo fattivo alle famiglie. E lo stesso vale per la finanza, anch’essa con le sue imperfezioni (è sempre fra i principali accusati di aver creato la crisi, in fondo…). Emerge ad esempio un rinnovato interesse per i temi della finanza, soprattutto nelle forme della protezione del denaro. Il risparmiatore si rivolge a soluzioni che gli consentano di proteggere il denaro accantonato per tenerlo il più possibile vicino a sé.

 

Cerca sempre una finanza a km zero, facile e comprensibile e soprattutto liquidabile immediatamente con rischi di volatilità il più possibile nulli. Mentre l’investitore vorrebbe tornare ad essere protagonista, dopo un lungo tempo che è rimasto a guardare, ma senza perdere la relazione con il proprio denaro. La cedola, i fondi a scadenza, sono in fondo una modalità per realizzare questo obiettivo psicologico. Uno scenario, quindi, che forse, più che nel recente passato, dimostra una grande reattività e tensione e può rivelarsi condizione davvero preziosa per l’offerta finanziaria, laddove questa si dimostri capace di agire in accordo con le nuove tendenze che stanno emergendo con forza alla luce del sole. ■