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Il re è nudo!

Ci sono ancora più di 2 miliardi e 700 milioni di persone che vivono con un euro al giorno pari a 365 euro all’anno. Di contro sono più di un miliardo di euro le tangenti pagate ai vari ingegneri, dogi, faccendieri, imprenditori che vivono in Italia, 40 miliardi di euro la somma della tangenti pagate all’anno per i vari appalti pubblici e il nero raggiunge i 70 miliardi di euro. Senza considerare il super scandalo del Mose (spartiti oltre 2 miliardi di tangenti) e l’Expo del quale aspettiamo che ci comunichino l’importo delle tangenti distribuite. Stiamo, poi, ancora aspettando da anni gli importi delle tangenti dell’autostrada che non sarà mai finita: la Salerno Reggio – Calabria. E poi le truffe delle banche e dei banchieri delle quali ricordiamo, forse sbagliando o dimenticando, solo qualche nome. Si capisce che è un vizio atavico, dato che il primo di cui abbiamo documentazione è quello della Banca Romana ex Banca Pontificia (1893). In tempi più recenti, invece, ci ricordiamo dei 3000 miliardi di lire che ai tempi di Craxi furono distribuiti a man bassa dal banchiere Drogul della BNL Sudamerica, senza mai sapere in che tasche furono finiti. Poi citiamo la Banca Popolare di Lodi che coinvolse nientepopodimeno che il Governatore della Banca d’Italia, quello che andava a messa tutte le mattine, come Belzebù. E ancora il Monte Paschi (come fanno ad essere ancora a piede libero personaggi come Mussari?), Antonveneta (spariti 3000 miliardi di lire ai tempi di Pontello), Carige (Berneschi e magistrati indagati solo per 21 milioni di euro…), Unipol, Banca delle Marche, Ubi Banca (indagati Bazoli e Pesenti, i nomi più prestigiosi della finanza italiana), oltre alle perdite delle varie Banche di Credito Cooperativo sparse per l’Italia corrispondenti ad una cifra di circa sei miliardi.

 

Ecco recuperando la somma di queste cifre frutto di truffe, ruberie, furti, rapine, malaffare potremmo, almeno in parte, contribuire a sfamare le persone che attualmente vivono con un euro al giorno. Inoltre potremmo intervenire sul nostro territorio disastrato per evitare i danni alle persone ed alle case. Potremmo aiutare i 4 milioni di poveri che sono alla ricerca quotidiana di un piatto di minestra, senza contare i 2 milioni di immigrati illegali che sono sparsi per le regioni italiane, senza lavoro, senza casa, senza documenti. Ma all’inganno, alla truffa , al furto si aggiunge anche la beffa. Gli accusati si dichiarano tutti innocenti e continuano arrogantemente farsi vedere in televisione, minacciando chi li ha accusati e meravigliandosi di essere stati trascinati in scandali del genere. Guardate Galan, che sembrava un ottimo ministro. Pur di non andare in prigione si è organizzato con stampelle e gesso da presa.

 

Possiamo capire se quanto di simile (seppur con valori economici diversi) fosse capitato prima del 1789, dove non c’era democrazia, non c’era la televisione, non c’erano magistrati integerrimi che ci sono oggi, non esistevano leggi eque e tutelative dei diritti umani, non esistevano giornalisti attenti e preparati, non esisteva il garantismo. Ma ai giorni nostri dove la vita di tutti noi si svolge sotto una campana di vetro, mi chiedo come possano capitare certe malefatte talmente grandi da ritenerle quasi non verosimili. L’ultima chicca che ci segnalano in merito all’Expo: il Rotary International, che aveva deciso di partecipare in modo importante, dopo lo scandalo emerso, ha deciso di ritirare la partecipazione. Un esempio puramente simbolico, ma che la dice lunga sull’immagine dell’ITALIA percepita all’estero dopo 20 anni di berlusconismo e 20 anni di scandali di ogni tipo e dimensione: da Parmalat alle Banche sopra dette, dai partiti alle opere infrastrutturali segnalate. Concludiamo invitando i politici a costruire nuove carceri o completare quelle in costruzione e non liberare i detenuti, con la scusa che non c’è posto a sufficienza. Se sono dentro un motivo ci sarà. Scontino la pena e poi escano liberamente.

 

Leggetevi un bel libro: “I cretini non sono mai eleganti” la storia di Giorgio Armani scritta da Paola Pollo

 

 

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Giustizia su misura

Poveri Giudici. La vergogna che accompagnerà coloro che hanno comminato la pena di espletare servizi sociali per  quattro ore alla settimana alla persona che per 20 anni ha governato i propri affari facendo il primo ministro di questo disastrato Paese, deve essere una sofferenza interiore difficilissima da portarsi dentro tutta la vita. Perché i giornalisti non si pongono questo problema morale? Perché continuano a dare spazio televisivo ad un condannato, arrogante, bugiardo e falso? Chi paga la scorta di questo condannato? Tutti noi cittadini naturalmente! Uno come lui è libero di fare campagna elettorale, di andare in televisione di fare praticamente la  vita normale di uno come noi, non di uno “come lui”. E’ un insulto alla cultura giuridica di questo Paese, è un insulto all’immagine internazionale di questo Paese, è un insulto alla reputazione che lentamente l’Italia stava cercando di riconquistarsi dopo le manfrine teatrali praticate dal condannato, in Italia e in giro per i vari G7 e G8. E’ un insulto a tutti gli italiani perché un personaggio del genere è la vergogna in persona, per quello che non ha fatto per gli Italiani e per quello che ha fatto per se stesso, per i suoi amici, per le sue aziende, per le sue odalische, per i suoi vizi capitali per i personaggi che hanno attorniato il “Buffone” di Roma come i giornali stranieri, inglesi e tedeschi hanno definito il multimiliardario di Arcore.
“5 anni di prigione sicura – ha ricordato Luttwack  – se fosse stato un politico americano ad essere condannato per quel reato. La follia che accompagna ancora alcuni degli italiani che vedono in lui un possibile leader politico, spiega, almeno in parte, perché il nostro Paese si trova in queste condizioni.” Carceri non messe in funzione dai Ministri che governavano ai suoi tempi hanno obbligato gli attuali governanti a proclamare indulti silenziosi e leggi che cancellano la clandestinità degli immigrati, emesse obbligatoriamente per l’ignavia politica che ha caratterizzato il ventennio dei ministri berlusconiani e dei principali collaboratori. Il ventennio ha creato un clima politico nauseabondo, dell’immortalità del male, della continuità del potere di chi sa raggirare sempre la giustizia e le regole, del familismo amorale, dei compagni di merende sempre pronti a difendere  il controllo del potere delle sue aziende e dei privilegi dei suoi amici. Ha clonato personaggi politici senza memoria come Scajola, senza pudore come Brunetta, senza ritegno come Gelmini, senza  “intimissimi” come Santanchè, senza etica come Verdini, senza cultura politica come Toti, senza  coscienza come Formigoni, senza cervello come Carfagna, senza ragione come Gasparri.  Insomma uno zoo completo di politici/e  da oscurare con il voto e da dimenticare.
Per fortuna alcuni hanno saputo riscattarsi dalle sue iniezioni ipnotiche: tanto di cappello ad Alfano, Schifani, Sacconi, Bonaiuti e rispetto per qualcuno rimasto come Romani e l’ondivago Bondi che prima o poi lascerà il pifferaio magico, non appena sgarrerà sulle regole penitenziali e si metterà strillare che non è Giustizia quella che applicano nei suoi confronti.
Ma l’ex Cavaliere non è il solo a richiamare il mio motto di protesta contro  personaggi che hanno occupato posizioni importanti, rovinando l’esistenza degli onesti. Con tutto il rispetto mi chiedo se ci sono ombre nel processo di canonizzazione di un Papa come Wojtyla, che ha lasciato correre impuniti per anni, i delitti dei preti pedofili (il card.Martini ha detto un Grande Papa ma non un Santo) e ha ignorato il genocidio dei Tutsi e degli Hutu, avvenuto in Rwanda dal 6 aprile al 16 luglio del ‘94. Giovanni Paolo II non ha certo responsabilità diretta per questa strage, ma non poteva non sapere che i preti avevano accolto nelle loro chiese più di 3000 Tutsi e che poi hanno aperto le porte ai ribelli per fare un’orribile strage di tutti quelli che si erano i rifugiati nella Casa del Signore. Sapete che fine hanno fato questi preti? Sono stati ricoverati in alcuni conventi in assoluto silenzio. Fatti che pochi conoscono.

Leggetevi un libro interessantissimo, anche se è in inglese:“Reshaping the future” di Arduino Paniccia edited by Ennio Savi. 22 euro.

 

 

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Blog Segnali di Fumarola

Al centro ci siamo noi

 

Tutte le volte in cui mi trovo a diretto contatto con i clienti , mi sforzo di entrare un po’ nel loro mondo e mi stupisco costantemente di quanto sia sfaccettato il settore in cui operiamo; settore che offre continui spunti per analizzare non solo l’economia reale ed il diretto rapporto con il Pil, ma anche il progresso tecnologico ed ancora alcuni fattori psicosociali legati allo stile di vita degli autisti.
L’ultima occasione è stata l’edizione del Traspo Day che si è tenuta a Capua dal 6 al 9 Marzo. Mentre curiosavo tra gli stand dei vari espositori, mi è capitato di prestare attenzione ai commenti dei nostri amici trasportatori che ammiravano i modelli di punta presentati da ciascuna casa costruttrice; prodotti ideati, studiati e realizzati da team di tecnici specializzati che vengono guidati non solo dai mercati, dalle legislazioni ma soprattutto dal cliente stesso. Per questo motivo trovo interessante comprendere le attese dei clienti nei confronti dei nostri veicoli, poiché è proprio dai classici commenti quali ad esempio meno potente , più stabile, più comodo , con consumi elevati, con design superato che nascono prodotti ipertecnologici sostenuti da studi ingegneristici sempre più all’avanguardia e team di ricerca e sviluppo adeguati.

Credo che spesso si sottovaluti la valenza scientifica della progettazione di un veicolo industriale, emblema di elevata innovazione tecnologica, professionalità e competenze . E’ sufficiente pensare al lavoro svolto da interi team di ingegneri e designer dedicati, ai ripetuti test di conformità, all’attenzione ad ogni minimo dettaglio.
Gli ingenti investimenti sulla ricerca e sviluppo non hanno solo un impatto diretto sul benessere degli autisti ma anche sulle legislazioni correnti come ad esempio le normative sulle emissioni. Il peso e la rilevanza che assumono il settore R&S sono senza dubbio indiscutibile, ma nonostante ciò è data sempre poca visibilità ed evidenza al loro operato.
Provate a sfogliare una rivista specializzata oppure a effettuare una ricerca sul web. Quante notizie sono pubblicate sull’importanza della ricerca e quanta (poca) enfasi viene data alle persone responsabili di tale progresso? Quanto spazio invece è riservato ad argomenti quali quote di mercato, fatturati, prestazioni del veicolo, prove di consumo, confronti tra concorrenti, strategie commerciali, di marketing ecc.?  
Non dovremmo invece dimenticare che dietro alla realizzazione della “macchina” c’è il lavoro di grandi uomini professionisti, i quali probabilmente non potranno spiegarci in maniera semplice i tecnicismi, ma potrebbero invece trasferirci il concetto vincente del team working e della perseveranza.

Dopo questo excursus sull’eccellenza dei team R&S proviamo a riflettere ora sulla situazione del parco circolante dei veicoli industriali italiani e sui provvedimenti presi dai governi per promuovere il loro rinnovamento. Io preferisco tornare ad ascoltare i nostri amici autisti che, nonostante tutto , riescono a descrivere ancora “con romanticismo” il loro camion!

 

 

 

 

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Blog Me ne frego

S’ha da fare

Alcuni lo hanno stigmatizzato, altri contrastato, altri ancora hanno fatto gli scongiuri affinchè saltasse. Ma quasi tutti, in fondo al cuore, volevano che si facesse.

Sì parliamo del Samoter, il salone del movimento terra che si inserisce in un calendario europeo del settore specifico che si alterna col Bauma e con Intermat.

La crisi che ha afflitto la nostra economia, quella del trasporto e ancor di più il segmento Construction, hanno infatti portato a numerose defezioni, tanto da far trapelare voci, nelle scorse settimane, di una possibile cancellazione delle date del 8/12 maggio. Pericolo rientrato per fortuna!

E grazie a che cosa? Beh, i fattori sono numerosi. Dal nostro punto di vista ne abbiamo individuati tre: l’adesione di alcune aziende del settore specifico di grande importanza (esempio Komatzu), la flessibilità del managment di VeronaFiere e infine la trattativa – andata a buon fine – con l’UNRAE.

Siamo certi che le soroprese (positive) non sono finite, da qui all’apertura delle porte del quartiere fieristico di Verona e noi ne siamo felici, dato che ci abbiamo creduto sin dall’inizio, organizzando uno dei principali convegni del Salone – COSTTRUIRE…IL FUTURO -  che si terrà venerd’ 9 maggio alle ore 10 in Sala Puccini. Vi aspettiamo!

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Blog Il Dorsale Il Frontale

Meglio non saperlo?

Un’Italia in caduta libera purtroppo! Troppe falle stanno emergendo quotidianamente, anche in conseguenza della lunghissima crisi, che ha cambiato letteralmente il modo di gestire l’amministrazione pubblica e la vita delle famiglie italiane. L’affannosa ricerca di risorse, la continua tassazione su tutto quello che a un ministro può venir in mente, la disastrosa gestione dei fondi delle Regioni con ruberie e furti a favore di spese personali, sono il continuo segno che quanto fatto dal consigliere Fiorito, che si vestiva da antico romano, sia diventato il “costume” regionale e nazionale. Il deficit della Sicilia, il numero di dipendenti pubblici della stessa Regione (oltre 14.000 contro i 5000 della Lombardia) sono indicatori di mala gestione politica diventata endemica ….anzi fra poco sarà pandemica.

Le fabbriche chiudono e i disoccupati raggiungono i quattro milioni (con tre milioni di immigrati illegali) oltre a quelli che stanno per diventarlo grazie a vertenze tipo Elettrolux. Sul tavolo di Zanonato ci sono oltre 150 vertenze di aziende che sono in crisi o chiuse o che stanno per esserlo. Sull’Ilva è caduto il silenzio stampa, per far credere all’opinione pubblica che il problema non esiste più. Le concessionarie d’auto in due anni si sono ridotte del 35% e le edicole da 42.000 sono passate a 30.000. E i furti, in alcune città, sono aumentati del 15% perché oltre ai ladri di professione ci sono quelli che rubano per sopravvivere.

Vogliono liberare i detenuti dalle carceri per rimandarli a delinquere nelle città già piene di delinquenza. La sicurezza non esiste più. Non ci pensano nemmeno a finire le carceri in costruzione, che potrebbero detenere i prigionieri in sovrappiù. Pensano che il futuro sia con meno carcerati! Ma dove vivono? Stanno per cambiare la legge per gli immigrati illegali, i quali non sono più perseguibili per legge, se non delinquono. Questa è la società che vogliono i vari Berlusconi, Letta, Alfano, Vendola e purtroppo anche Renzi, visto che non si è pronunciato in materia.

Insomma, un Paese governato senza una guida politica precisa, con politici insicuri che vivono alla giornata e che stanno sempre più costruendo un moloch, uno Stato che deve essere per forza contro il cittadino.
Nessuno ha il coraggio di opporsi alle continue prese per i fondelli. Speriamo che il Movimento 5 Stelle porti le reazioni avute in parlamento, anche se travisate dalle televisioni, sulle piazze per essere l’unico strumento di protesta sociale contro la classe politica di ladri e corrotti che continua ad esserci nelle due Camere, nelle Regioni e nelle Città.

Non ci sarà cambiamento futuro finché personaggi come Berlusconi calcheranno la scena politica e qualche milione di italiani continuerà a sostenerlo come fosse una figura divina. Speriamo nei giovani, che ripuliscano tutto lo sporco che in questi 40 anni è stato fatto in questo Paese. La Guardia di finanza se la prende con i negozi che non rilasciano gli scontrini (giustamente) mentre ha lasciato che la famiglia Armellini si potesse costruire un impero di 1200 e oltre immobili e 50 alberghi risultando inesistente per il Fisco. Ma a chi la danno a bere che stanno combattendo gli evasori? Si chiamano evasori anche quelli che non pagano una multa o il canone Rai, ma sono rispettate gentildonne chi si chiamano Armellini o quel gentiluomo di Scarpellini, il palazzinaro romano che ha locato gli immobili al Parlamento, vincolandoli ad affitti d’oro, applicati con valori doppi di quelli del mercato.

Secondo voi chi ci vorrebbe al governo per cambiare le cose ed arrestare i corrotti, gli evasori, i ladri? Un tipo come Putin, come Obama, come Merker, come i Generali in Egitto?

Prima che vi scoppi il cervello, prima di fare un infarto leggete questo bel libro: “Un milione di farfalle” di Eben Alexander per Mondadori.

 

 

 

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Blog L'Altra Phonte

Resistenza evolutiva

 

E’ trascorso quasi un anno da quando ho incontrato per la prima volta il Direttore di Trasportare Oggi in Europa. L’occasione è stata servita dagli organizzatori di Transpotec 2013, e Luca Barassi l’ha colta. L’esperienza con TOE è iniziata per curiosità ed un pizzico di vezzo; è stato impegnativo per carenza di competenza, gratificante come lo è sempre mettersi in gioco ed avvincente come lo sono tutte le novità. Consentitemi ora di ringraziarlo pubblicamente e fare una riflessione. I giornali li leggiamo tutti, quasi tutti, ma quanti di noi dopo aver letto di una notizia si accertano del reale svolgimento dei fatti? Quanti si accontentano di una sola versione? E quanti ancora mettono in dubbio la veridicità di una informazione sempre, comunque e a prescindere dalla fonte? Dall’avvento e diffusione dei social network, da quando chiunque ha accesso a strumenti atti alla divulgazione delle informazioni, come è cambiata la posizione dei media? E la nostra?

 

 

 

Prendo in esame l’ultimo degli eventi di cui hanno trattato tutte le riviste del nostro settore, il fermo del 9 dicembre scorso, proclamato e sospeso e riproclamato e risospeso ed infine soltanto inscenato dalle associazioni indipendenti degli autotrasportatori, accodati ai Forconi. Innanzitutto vorrei suggerire alla categoria maschile, che governa e conduce il nostro sistema, che tutto quel “tira e molla” è intrigante anche per gli atti meno collettivi, ma che preliminari troppo prolungati rischiano di raffreddare gli animi e soprattutto, è fondamentale che non deludano le aspettative decantate, con un flop di quell’entità! Fatene tesoro.

 

In secondo luogo, vorrei invitare coloro che hanno coordinato le trattative e negoziato gli accordi, ad imparare a chiamare le cose con il loro nome e di non usare la denominazione di “categoria degli autotrasportatori” per difendere gli interessi di quelle da cui sono soggiogati. E badate, non sostengo certamente di “non farlo” ma soltanto di “dirlo”. Per chiarezza. Correttezza. Senso civico. E dignità!

 

 

 

Io sono fra quelli che hanno seguito la vicenda dall’inizio, l’ho osservata avida e imparziale da diverse prospettive: da fuori, da dentro, da sopra e da sotto. Ho vestito almeno tre panni e mi sono esposta in prima persona, anche un po’ ingenuamente. Ci ho messo la faccia, che per qualcuno è solo la mia, ma a me è cara perché ne ho una soltanto. Le mie conclusioni? Confesso Signori di essere profondamente affranta e di non vedere altra via d’uscita per le nostre aziende, settore e/o Paese, che la rieducazione culturale dell’individuo, uno per uno.

 

Molto brevemente: cosa succedeva il 9 dicembre? I media erano tutti allineati e le versioni abbastanza coincidenti. Ufficialmente erano i Forconi a guidare la manifestazione e Trasportounito, in concerto con essi, a promuovere il blocco degli autotrasportatori. Il primo giorno qualche sommossa a Torino, poca agitazione e tanta solidale partecipazione. Nessuno di noi dimenticherà i titoli e gli scatti dedicati ai poliziotti in marcia senza caschi. Comunque sono indelebili per chi, come me, era presente nel luglio del 2001 a Genova, quando la polizia caricava indistintamente folle di giovani pericolosamente armati di striscioni, canti e borracce, chiazzate di dubbi black block stereotipati. Le cose cambiano, anche naturalmente, per fortuna. Resistiamo ma ci evolviamo.…basta non avere fretta…

 

Ma torniamo ad oggi e a noi. Chi c’era il 9? E cosa se ne diceva? Nelle piazze c’erano gli studenti, gli operai, gli imprenditori e i commercianti, c’erano i disoccupati e c’erano moltissime donne, tante vestite da Italia. Sapete cosa li teneva insieme? I social network e le chat line, come whatsapp per intenderci. Nei concentramenti sulle uscite dei caselli autostradali c’erano gli stessi, distribuivano volantini ad automobilisti e trasportatori più volentieri e chiedevano loro di intrattenersi qualche minuto. Ognuno di loro, in maniera esponenziale, ingrossava il disagio e rafforzava la protesta. Gli autotrasportatori, in sostanza, sono stati il mezzo che ha reso visibile la manifestazione. Un esercito di gente per bene, con poche e meste competenze, non proprio compatto ma unanime nel minaccioso slogan “L’inizio della fine!”…ma la fine di chi?

 

 

 

I media hanno avuto pane fresco per 48 ore circa perché alla 49esima ora era già stantio, e mentre Anita si era già defilata classificandoli “movimenti estranei all’autotrasporto”, Trasportounito imperterrito postava su facebook lettere di commiato e immagini di altri scioperi scaricate da google. Irripetibili i commenti dei loro seguaci.

 

E così, giorno dopo giorno, l’entusiasmo si è smorzato e il 12 dicembre a Modena Nord gli “amici dei Forconi” chiedevano moneta per ristampare volantini. Lascio a voi immaginare il mutuo imbarazzo.

 

Il network ha un potere enorme, determina gli stati d’animo, raggruppa le specie umane e definisce le appartenenze; basta poco, basta uno e tutti i suoi gli vanno dietro! Il network arde in fretta ma non può mentire ed è nelle nostre mani. Dovremmo esserne più consapevoli e responsabili, e potremmo essere più scaltri!

 

La professata “fine” si è conclusa il 18 dicembre a Roma, dimessamente….poi era quasi Natale e tutti si sono affrettati ad andare a comprare i regali. Povera Italia.

 

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Dividi et impera!

Il solito pasticcio all’italiana è fatto. Il fermo si fa, ma non per tutti. Trasportounito va avanti, le altre sigle si tirano indietro, giudicando l’accordo con il Governo soddisfacente.

Non voglio, in questa sede, entrare nel merito dell’accordo stesso e non voglio dare giudizi sulla bontà o meno dei contenuti delle garanzie del governo né dare ragione a Longo e seguaci o agli altri.

Voglio solo sottolineare il fatto che , anche questa volta, lo sforzo e i sacrifici che tutti comunque dovranno affrontare con la mobilitazione, non serviranno a nulla: il solo blocco da parte dei TIR di Trasportonito non modificherà le scelte governative e farà solo arrabbiare la popolazione che, anche stavolta, non comprenderà il disagio e attaccherà la categoria.

Ma purtroppo è una storia ricorrente: dividi et impera è stata da sempre la strategia vincente degli antichi romani e anche oggi questo modus operandi farà cadere tutte le richieste, legittime o meno, degli autotrasportatori.

All’estero questo non succede… e infatti le cose vanno diversamente.

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Blog Segnali di Fumarola

Rete delle mie brame…

 

Lo scenario economico che si è profilato negli ultimi anni ci induce a fare delle riflessioni sulla validità di alcuni modelli imprenditoriali esistenti.
Modelli che, prima della crisi, sembravano essere vincenti ed “Invincibili”, ma che oggi forse vengono messi in discussione. Proviamo ad osservare i nostri concessionari di vendita e le evoluzioni che hanno caratterizzato il sistema distributivo del nostro settore di riferimento e proviamo a comprendere cosa è accaduto nei cinque anni della crisi.

 

Negli anni del boom, le case costruttrici hanno richiesto sempre maggiori investimenti e standard più elevati ai dealers. Tali richieste hanno spinto chiaramente i concessionari ad adeguarsi con strutture, organizzazione interna e sistemi metodologici più avanzati.
Il concetto di azienda cosiddetta “padronale” oppure “a conduzione familiare” veniva quasi considerato superato e la cui gestione doveva necessariamente adattarsi a mercati estremamente competitivi e focalizzati su elevati livelli di qualità, standard e di servizio. Per questa ragione il modello da seguire sembrava fosse quello dei grossi gruppi societari non soltanto per il livello elevato di professionalità e managerialità ma soprattutto per le capacità finanziarie e maggiore facilità di accesso al credito.

 

Arriviamo al nocciolo della questione. Se guardiamo il contesto generale del nostro settore e delle nostre reti di concessionari possiamo con certezza affermare che valgono ancora queste regole?
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla chiusura di grossi gruppi di dealers; proprio quelli dotati di ingenti capacità finanziarie, strutture e capacità gestionali, ma probabilmente non più in grado di reggere il fardello dei costi fissi causa della scarsa liquidità e redditività.
Come hanno reagito invece i dealers più piccoli? A mio parere hanno reagito maggiormente nonostante il difficile contesto di mercato in cui si sono ritrovati ad operare. Riesce a resistere chi negli anni ha reinvestito il capitale all’interno della propria azienda e non solo in yacht ed auto di lusso. Resistono perché se da un lato è stata percepita l’importanza di investire nell’organizzazione, formazione e nel passaggio generazionale dall’altro lo hanno fatto evitando sprechi e non esponendosi troppo nei confronti delle banche; il tutto ovviamente condito dalla passione, impegno e lungimiranza. In fondo per questi imprenditori “padronali” l’azienda è un po’ come la ”famiglia” da accudire, far crescere e tutelare con ogni forza ed energia.

 

La crisi ancora una volta ci dimostra che non esistono delle regole e condizioni immutabili; ci costringe tutte le volte a riflettere, a ridimensionarci, a pensare a soluzioni alternative ed a riconsiderare modelli ormai obsoleti e bistrattati.

 

 

 

 

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I tormentoni italiani

Il primo tormentone lo riserviamo al problema dell’amnistia e dell’indulto. Premesso che sono solidale con i detenuti che non possono godere dei diritti umani previsti anche dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, mi permetto di accusare i politici del presente e del passato governo, sia quello di Monti che quello di Berlusconi, attribuendo loro l’assoluta incapacità di affrontare seriamente questo problema.

 

Al 31/03/2013 i detenuti erano 65.831, di cui detenuti stranieri circa 24.000 (dei quali 3000 arrestati per clandestinità/presenza illegale, di cui soltanto il 22% ha in carico solamente questo reato: il 78% – 2438 – ha commesso anche altri reati). Totale posti penitenziari italiani: 45.647. Condannati in via definitiva: 38.023. In attesa di giudizio 27.808. Costo singolo per detenuto: 116 euro al giorno.

 

Presenza dei detenuti rumeni: 4000 unità. Presenza dei detenuti nordafricani: 4000 unità.

 

Esiste una normativa, che i governi non applicano, in base alla quale si possono rinviare ai Paesi di origine, nella fattispecie Romania e Tunisia/Algeria/Marocco i detenuti già processati e condannati. Perché il Governo italiano non mette in atto questo meccanismo, che potrebbe abbassare già di 8000 unità le presenze carcerarie? L’Italia potrebbe pagare per ogni detenuto restituito 50 euro risparmiandone 66 al giorno. Perché i politici non lo fanno?

 

Secondo tormentone. Si tratta di altro tema sul quale la classe politica deve rispondere ai cittadini: perché le aziende straniere che operano nel settore edile e delle infrastrutture quando concorrono alle gare di appalto in Italia non devono presentare il certificato antimafia, al contrario delle aziende italiane? Non vi sembra un modo facile facile per favorire le imprese italiane in odore di mafia a raggirare questa disposizione di legge? Come? Direte voi. Certamente l’avrete già intuito: la mafia fonda aziende all’estero concorrendo ai bandi di gara senza così avere il problema di presentare il certificato antimafia. Ci ha pensato qualcuno dei politici? Signor Letta, Signor Zanonato, Signor Lupi, signora Cancellieri, signor Alfano pensate che sia il caso di dare una controllata a questa notizia?

 

Terzo tormentone: la dequalificazione politica dei personaggi attualmente eletti nel Parlamento. A mio parere la madre di tutti i tormentoni è la figura politica Berlusconi. La gente non ce la fa più a sopportarlo: il problema del giorno non è la crisi inarrestabile, la disoccupazione, le aziende che chiudono, la criminalità delle città, l’inquinamento, la mancanza di lavoro, le banche che non aiutano le PMI, le tasse che aumentano, il PIL che continua a decrescere. No, il tema del giorno è sempre lui e solo lui: Berlusconi e la sua benedetta pratica per non farlo estromettere dal Parlamento. Negli Stati Uniti un cittadino, anche se politico, con una sentenza emessa, sarebbe in prigione dal giorno dopo l’emissione della stessa. In Italia no! Giornali e televisione non sanno fare altro che continuamente riportare questo tema. Avete provato a vedere cosa scrivono i giornali tutti i giorni? Escluso l’estero e la cronaca nera e quella locale, le notizie sono 4/5 e sempre le stesse. Con fantasticherie, ipotesi che si inventano solo i giornalisti… una noia impareggiabile, sia nei quotidiani politici sia nelle trasmissioni televisive politiche.

 

Per contro nessuna bella notizia… nessuna speranza di cambiare la legge elettorale, nessuna speranza di vedere in pensione, o ritirati al bar del loro paese politici come Verdini, Brunetta, Bersani, Bossi, Maroni, Formigoni, Casini, Gasparri, Santanchè, Schifani, Bindi, Marini, Bassolino, Scaiola, Galan, Brambilla, Carfagna, Fassina, Polverini, Alemanno, Storace, La Russa, Mauro, Bondi. Aggiungiamo a tutti questi polemici, obsoleti mentali (anche se giovani) e servili (riferito ai berlusconiani) rappresentanti del popolo anche la massa dei grillini ai quali chiediamo cosa facciano in Parlamento per questo Paese.

 

Leggetevi un bel libro: Il Principio Passione di Vito Mancuso, circa 16 euro.

 

 

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Felici di perdere

L’auto anticipa i camion? Speriamo che sia così perché dopo mesi e mesi di segno meno, finalmente settembre registra un incremento di vendite (in Europa) del settore auto, rapportato allo stesso mese del 2012.

Sì, la crescita è solo mensile e, difatti, i comunicati sono di euforia per “aver diminuito il gap rispetto all’anno 2012”. Cosa significa? Ovviamente che siamo sempre in perdita, su base annuale, ma la perdita si riduce. Parliamo di un -3,9% su tutti i mercati europei.

 

Insomma, in questo (lungo) periodo di crisi ci tocca esultare anche per un segno “meno”, dato che è un “meno” più leggero.

Restano le perplessità sull’Italia che gira sempre ad una velocità diversa dai Paesi più virtuosi del nostro Continente: -3% quando la Francia è diametralmente opposta, +3%, per non parlare della Spagna (+30%), Gran Bretagna e… udite udite… GRECIA a +10%!!

 

Vabbè, crogioliamoci con quello che abbiamo per ora.. aspettando l’onda buona!