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Anche i Tedeschi piangono

Un popolo che fa dell’integrità morale e della perfezione industriale la propria bandiera. Un popolo che, a più riprese, si permette di giudicare e “bacchettare” come una maestrina l’operato degli altri Paesi, in primis il nostro. Un popolo e un governo che si elegge (da solo) a capo dell’intera Unione europea, ponendosi come garante di leggi e morali a livello continentale.

Un popolo che, a mio avviso, farebbe bene ad abbassare la cresta dato che, nell’arco di un paio d’anni, è già la seconda volta che fa una figura barbina, a dir poco. Tutti sgomenti, tutti arrabbiati contro il proprio governo, tutti indignati.
Credo, però, che come dico sempre parlando del nostro di popolo, lo Stato e il Governo sono lo specchio della nostra realtà sociale e della nostra cultura.

Certo, forse i nostri politici o industriali o manager che dir si voglia non avrebbero fatto mea culpa pubblicamente come Winterkorn, arrivando a dimettersi anche senza avere la certezza di un diretto coinvolgimento.

 

Oggi, comunque, vediamo i tedeschi piangere. Ma non saranno gli unici purtroppo. La mazzata arrivata su Volkswagen si riperquoterà inevitabilmente su tutto il settore automotive, proprio ora che si stava finalmente uscendo dal tunnel.
Coloro che vedono i veicoli a motore come il Diavolo cavalcheranno l’onda, additando l’industria automobilistica non più solo come gli inquinatori del nostro Pianeta, ma anche come i truffatori e mistificatori dell’intera umanità.

Abbiamo appreso ormai che la “truffa” si è realizzata attraverso un software che agisce sulle centraline. E le centraline le hanno tutte le automobili oggi. Inoltre Bosch (produttore del software e delle centraline in questione) fornisce non solo al gruppo tedesco, ma a numerose Case automobilistiche.

Vedremo, duqneu, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi come lo tzunami si propagherà nel settore e come le Case saranno capaci di dimostrare la loro innocenza e anche come sapranno modificare comunicazione e direzione commerciale. Magari, questo terremoto darà una spinta più forte verso motorizzazioni alternative e assolutamente pulite. Cosa che non farebbe certo male al nostro pianeta.

Intanto i tedeschi piangono. E noi attendiamo di vedere chi altro lo farà.

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Due facce, due razze

Noi non siamo la Grecia. Esordisco così per commentare quanto successo nella “culla della cultura” e, qualcuno dice, della democrazia.

Non lo siamo per due motivi contrapposti: primo perchè da noi di democrazia ce n’è veramente poca, a partire da un Primo Ministro che si autoproclama tale, senza alcuna volontà popolare. E in questa affermazione non entro nel merito della buona o cattiva conduzione del Paese in questo ultimo anno e mezzo.
L’altro motivo, invece, è che noi non siamo così cocciuti da voler sbattere contro un muro, pur di non abbassare la testa nel momento del bisogno.

L’Europa è un progetto fallimentare. Su questo non c’è dubbio. La gestione del fattore Grecia ne è l’ultimo esempio, ma lo è anche l’asse Franco-Tedesco che esclude tutti gli altri Stati membri, così come l’impossibilità, dopo tanti anni, di mettere in pratica una politica “estera” comune.
D’altro canto, però, indietro non si torna o, se si decide di farlo, lo si fa pagando un prezzo altissimo. E quindi la poiltica arrogante di Tsipras non può che portare al “suicidio” sociale ed economico del suo Paese, spinto dall’insoddisfazione per una politica corrotta e dall’esasperazione di una povertà sempre più dilagante.

Vi ricorda qualcosa? Sì… il rischio è proprio questo: cadere anche noi nell’errore di seguire improvvisati politici che sanno solo fare proclami contro tutti e tutto, cavalcando l’onda dell’esasperazione. Non facciamo questo errore. Restiamo fedeli alla nostra capacità di barcamenarci nelle situazioni più difficili. Pro e contro di un popolo che ha vissuto prima ciò che sta vivendo ora l’Europa. Non cadiamo anche noi nell’oblio delle facili rivoluzioni. Perchè allora sì che dovremo dire … “Una faccia, una razza”.

 

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Ne rimarrà una sola!

In tempi non sospetti, l’allora CEO di Iveco, Giancarlo Boschetti disse: “Ne rimarrà una sola… “, riferendosi alle Sette Sorelle e parafrasando una nota frase di un famoso film. Era la fine degli anni ’90, e il Costruttore nazionale era la perla del gruppo Fiat con alla guida un Amministratore Delegato e non un brand manager (con i suoi pro e contro).

Boschetti probabilmente ha voluto lanciare una provocazione, ma di sicuro ci ha visto lungo. Vero è che i “brand” ovvero i marchi che brillano sulle calandre dei Tir in circolazione sono sempre sette – per ora – ma le compagini sociali, rispetto ad allora, si sono notevolmente modificate, andando proprio nella direzione indicata dal manager torinese: Mercedes, o meglio Daimler si è da tempo staccata dal partner Chrysler, rimanendo ancora, insieme a DAF, una azienda senza “soci/concorrenti”, la stessa IVECO è confluita nell’universo CNH Industrial, emntre chi ha fatto il colpo grosso (dal punto di vista di unificazioni) è il colosso Volkswagen che si è accaparrata il controllo di Scania ed MAN. Marchi e strategie commerciali ben distinti al momento, ma movimenti di manager e spostamenti di impianti fanno presagire future e più strtturate “sinergie”.

Ed è proprio di ieri la notizia che fa fare un ulteriore passo verso la “teoria Boschetti”. Non è certo un mistero, infatti, che Renault Trucks e Volvo Trucks operino da tempo sotto lo stesso tetto, condividendo componentistica, linee di produzione e alcune funzioni direzionali, ma proprio ieri, appunto, l’unione si è fatta più massiccia con la nomina di Giovanni Lo Bianco, già amministratore delegato di Volvo Trucks Italia, nel ruolo di Vice-President del Volvo Group Trucks Sales Italia. Un incarico, questo, che lo porterà ad assumere la responsabilità delle attività di Renault Trucks Italia e di Volvo Trucks Italia.

Senza dubbio vedremo ancora per molti anni circolare sulle strade Losanghe, Grifoni, Leoni, Stelle e gli altri marchi dei nostri amati camion, ma di certo le evoluzioni societarie e strutturali all’interno dei grandi gruppi mondiali, prima o poi, si riperquoteranno, nel bene o nel male, anche sul prodotto. Ovviamente noi ci auspichiamo e siamo convinti che sarà nel bene!

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Aria di gasolio

Una volta tanto potremmo dire “profumo di gasolio”. Per la prima volta, infatti, dopo tanti anni registriamo – anche sul nostro portale nel riquadro dedicato al prezzo medio alla pompa – una discesa sotto 1,6 euro al litro. Un valore comunque ben al di sopra da quello che si vede per strada in certe regioni, come la Lombardia, dove l’oro nero arriva anche a costare 1,45/1,46 euro al litro.

Una bella boccata d’ossigeno, direi, per le aziende di autotrasporto che si vedono inaspettatamente ridurre i costi di quella che forse è la voce più pesante in bilancio (oltre al personale)..
Una attenta gestione degli acquisti, soprattutto per coloro che hanno il serbatoio nel piazzale, potrebbe cambiare davvero le sorti dell’anno. Sperando ovviamente che continui così.

Una volta tanto, quindi, è giusto spezzare una lancia a favore delle aziende petrolifere che non sono state immobili alla variazione del greggio in discesa, mentre solitamente sono velocissimi nella correzione quando questo sale. Anche se sono in molti a sottolineare che la discesa alla pompa non è proporzionale alla diminuzione del greggio, mentre solitamente in risalita il prezzo viene adeguato al millesimo.

Ma c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare: pensate all’effetto che potrebbe avere un ritocco al ribasso delle tanto odiate ACCISE, che inglobano in sé tasse a dir poco osolete e che risalgono addirittura alla Guerra in Abissinia.
Attacchiamo, dunque, questa volta l’iniquità di un governo che, ancora una volta, non riesce a mettere in atto interventi che possano agire direttamente in modo palpabile sull’economia reale del nostro Paese… e dei nostri trasportatori!

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Altro che Italia!

Questa ve la devo raccontare. È emblematico del baratro che c’è tra il nostro Bel Paese e il resto dell’Europa, dalla Germania nella fattispecie.

Nei giorni scorsi ero ad Hannover, in occasione dei giorni dedicati alla stampa dello IAA e, come accade in queste circostanze, le serate vengono trascorse in cene in compagnia di colleghi e manager delle Case costruttrici.

Proprio durante una di queste cene, la sera prima di rientrare in Italia, perdo purtroppo il mio portafogli. Evento drammatico non solo per l’inevitabile blocco delle carte di credito, dei lunghi tempi che avrei dovuto trascorre tra un ufficio e l’altro per rifare i numerosi documenti, ma per la necessità di dover prendere un aereo per Milano senza alcun documento di identità. Il problema soldi non lo cito neppure.

Ed è qui che mi sono reso conto di che Paese arrettrato siamo noi. Infatti, il giorno dopo, arrivato in aeroporto mi reco immeditamente presso l’ufficio della Bundespolizei per denunciare il fatto e cercare un modo o un foglio di via che mi permettesse di tornare a casa. Abituato alla nostra burocrazia mi aspetto ore di code, tempi di attesa, telefonate al Consolato per determinare la mia identità, col rischio anche di perdere il volo prenotato.

Ebbene, nulla di tutto questo: dopo meno di mezz’ora dal mio ingresso nell’ufficio di polizia locale io avevo una carta di identità tedesca, valida per i successivi 6 giorni, regolarmente emessa dalla Repubblica di Germania con tanto di foto e timbri vari. Cosa mi è servito? Mostrare semplicemente una fotocopia che avevo scannerizzata sul mio telefono e 25 euro. Arrivederci e grazie.

Incredibile… questa è civiltà!

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S’ha da fare

Alcuni lo hanno stigmatizzato, altri contrastato, altri ancora hanno fatto gli scongiuri affinchè saltasse. Ma quasi tutti, in fondo al cuore, volevano che si facesse.

Sì parliamo del Samoter, il salone del movimento terra che si inserisce in un calendario europeo del settore specifico che si alterna col Bauma e con Intermat.

La crisi che ha afflitto la nostra economia, quella del trasporto e ancor di più il segmento Construction, hanno infatti portato a numerose defezioni, tanto da far trapelare voci, nelle scorse settimane, di una possibile cancellazione delle date del 8/12 maggio. Pericolo rientrato per fortuna!

E grazie a che cosa? Beh, i fattori sono numerosi. Dal nostro punto di vista ne abbiamo individuati tre: l’adesione di alcune aziende del settore specifico di grande importanza (esempio Komatzu), la flessibilità del managment di VeronaFiere e infine la trattativa – andata a buon fine – con l’UNRAE.

Siamo certi che le soroprese (positive) non sono finite, da qui all’apertura delle porte del quartiere fieristico di Verona e noi ne siamo felici, dato che ci abbiamo creduto sin dall’inizio, organizzando uno dei principali convegni del Salone – COSTTRUIRE…IL FUTURO -  che si terrà venerd’ 9 maggio alle ore 10 in Sala Puccini. Vi aspettiamo!

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Dividi et impera!

Il solito pasticcio all’italiana è fatto. Il fermo si fa, ma non per tutti. Trasportounito va avanti, le altre sigle si tirano indietro, giudicando l’accordo con il Governo soddisfacente.

Non voglio, in questa sede, entrare nel merito dell’accordo stesso e non voglio dare giudizi sulla bontà o meno dei contenuti delle garanzie del governo né dare ragione a Longo e seguaci o agli altri.

Voglio solo sottolineare il fatto che , anche questa volta, lo sforzo e i sacrifici che tutti comunque dovranno affrontare con la mobilitazione, non serviranno a nulla: il solo blocco da parte dei TIR di Trasportonito non modificherà le scelte governative e farà solo arrabbiare la popolazione che, anche stavolta, non comprenderà il disagio e attaccherà la categoria.

Ma purtroppo è una storia ricorrente: dividi et impera è stata da sempre la strategia vincente degli antichi romani e anche oggi questo modus operandi farà cadere tutte le richieste, legittime o meno, degli autotrasportatori.

All’estero questo non succede… e infatti le cose vanno diversamente.

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Felici di perdere

L’auto anticipa i camion? Speriamo che sia così perché dopo mesi e mesi di segno meno, finalmente settembre registra un incremento di vendite (in Europa) del settore auto, rapportato allo stesso mese del 2012.

Sì, la crescita è solo mensile e, difatti, i comunicati sono di euforia per “aver diminuito il gap rispetto all’anno 2012”. Cosa significa? Ovviamente che siamo sempre in perdita, su base annuale, ma la perdita si riduce. Parliamo di un -3,9% su tutti i mercati europei.

 

Insomma, in questo (lungo) periodo di crisi ci tocca esultare anche per un segno “meno”, dato che è un “meno” più leggero.

Restano le perplessità sull’Italia che gira sempre ad una velocità diversa dai Paesi più virtuosi del nostro Continente: -3% quando la Francia è diametralmente opposta, +3%, per non parlare della Spagna (+30%), Gran Bretagna e… udite udite… GRECIA a +10%!!

 

Vabbè, crogioliamoci con quello che abbiamo per ora.. aspettando l’onda buona!

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Maltrattati

Sono anni che accusiamo la stampa non specializzata di trattare la nostra categoria come la feccia dell’umanità, come un popolo di “non” professionisti sprezzanti di ogni tipo di regola civile e del codice della strada, intenta solo a macinare chilometri, consegnare la merce o correre a più non posso sulle strade soprattutto italiane.

Non solo. Il dito viene in particolar modo puntato sugli autisti stranieri, soprattutto dell’Est, sfruttati da aziende senza scrupolo che mandano allo sbaraglio ragazzi sapendo che tanto possono fargli poco. Li hanno chiamati ladri, ubriaconi e delinquenti della strada.

Oggi Ion Purice ha dato una lezione a tutti coloro che li hanno “maltrattati”. Oggi Ion, autista di camion, giovane e rumeno ha salvato la vita ad una bambina. Guidando il suo camion, mentre consegnava la merce ma assolutamente sobrio, concentrato e attento a quanto succedeva intorno a lui.

La stampa NON specializzata, suo malgrado, non ha potuto fare a meno di non parlare bene di lui, e quindi dei camionisti. Quanto durerà l’idillio?