Categorie
Blog

L’ACB (O ABC) DELLE OPERE

Per verificare la sostenibilità di un investimento sovvenzionato con risorse della collettività, è richiesta, assieme ad altri strumenti, l’analisi costi benefici. Introdotta ufficialmente in Italia dal F.I.O. (Fondo Investimenti Occupazione) nel 1988, l’analisi ACB è un linguaggio internazionalmente accettato dalla Commissione europea, la Banca mondiale e l’Ocse. Rappresenta uno strumento analitico che consente di valutare la variazione nel benessere sociale derivante da una decisione di investimento e, di conseguenza, il contributo di quest’ultima al conseguimento degli obiettivi della politica di coesione. Lo scopo dell’ACB è quindi quello di facilitare una più efficiente allocazione delle risorse.

L’ACB si basa sulla individuazione dei costi e dei benefici in termini monetari apportati alla società da un intervento. Tali valori vengono attualizzati per renderli confrontabili, ossia “corretti”, in base alle differenze temporali relative che spesso fanno riferimento all’inflazione, in quanto un costo di ieri non è direttamente confrontabile con un guadagno di domani. Poiché gli aspetti strettamente finanziari non sono esaustivi nel descrivere i possibili impatti (positivi e negativi) di un progetto, l’ACB basa il proprio giudizio di opportunità anche su criteri sociali, calcolati a partire dai risultati dell’analisi finanziaria mediante adeguate correzioni per derivare il complesso dei costi e dei benefici legati all’opera sottoposta all’esame. Le variabili considerate da quest’analisi sono dunque economiche, ossia di tipo finanziario (monetario) e sociale (monetizzato). L’obiettivo è verificare se i benefici derivanti dall’implementazione del progetto superano i costi necessari alla sua realizzazione. Fondamentale è la prospettiva con cui si osserva e giudica un progetto; è del tutto evidente che un progetto di caratura Europea non può essere valutato in un’ottica locale.

Nel 1837 l’alessandrino conte Antonio Piola pubblicò un volume dal titolo “Delle strade Ferrate e della loro futura influenza in Europa” nel quale analizzava le esperienze sviluppate in altri Paesi, valutava la situazione economica e politica del periodo ed illustrava il proprio progetto di rete da realizzare nel Piemonte e nel resto d’Europa. Le sue riflessioni si concludevano con questa considerazione: “l’invenzione delle strade ferrate, meravigliando il mondo, mostrò che all’utile della sicurezza dei trasporti potevasi aggiungere quello della loro celerità ed economia… in ogni caso i vantaggi superano di gran lunga i danni parziali che per esse potrebbero forse succedere”. Che possiamo considerare come una prima trattazione di come si effettua la valutazione di progetto.

Altra figura Piemontese di rilievo è quella di Camillo Benso conte di Cavour che il 4 maggio 1848, con l’esercito sabaudo in piena offensiva militare contro l’impero Austriaco firmò un articolo sull’importanza del collegamento Genova – Milano, considerato strategico e prioritario non solo nel campo economico ma nella prospettiva storica – risorgimentale: “Considerando gli interessi generali della grande valle del Po, di cui Genova è il porto principale, fatta astrazione alla strada di Torino, le cui condizioni non sono alterate, la strada più importante è quella da Genova a Milano. Queste due città debbono essere riunite nel modo più breve e più celere. La via del Lago non può servire a tale scopo. Né si opponga, che trattandosi di strade ferrate sulle quali così rapido è il moto, l’aumento di 30 a 40 chilometri,…, sia poca cosa. Quest’obbiezione avrebbe qualche peso se si dovessero paragonare fra loro le attuali comunicazioni; Con tale giro vizioso si aumenterebbero di molti chilometri lo spazio a percorrersi per giungere da Genova a Milano mediante una strada che, diramandosi dalla strada di Torino fra Serravalle e Novi, corresse direttamente verso Milano passando per Tortona, Voghera e Pavia. Né si opponga, che trattandosi di strade ferrate sulle quali così rapido è il moto, l’aumento di 30 a 40 chilometri,…, sia poca cosa. Quest’obbiezione avrebbe qualche peso se si dovessero paragonare fra loro le attuali comunicazioni; cade a terra, se si considera ciò che dovrà risultare dalla non dubbia estensione delle strade ferrate a tutti i principali punti delle nazioni civili».

Siamo a quasi due secoli da quel 1948, me è una indiscutibile analisi costi benefici sviluppata in un’ottica europea.

Categorie
Blog

DHL CONNECTION

DHL, uno dei più grandi player della logistica mondiale, si è trasferito sulla Blockchain in grande stile.

________

DHL sta cogliendo l’opportunità di snellire i propri processi rimuovendo uno strato di complicazioni dalle catene di approvvigionamento, ottenendo così una soluzione “Trustless” non dipendente da terze parti per la verifica dei dati.

DHL chiama questa soluzione ‘Disrupting the Business of Trust’ (Sconvolgere il business della fiducia) e sta spingendo affinché altre aziende considerino questa soluzione una parte importante dello sviluppo del loro business da qui in avanti.

 

Perché no…

Ci sono motivi per cui questa soluzione non dovrebbe piacere? Migliorare la visibilità della logistica è una vittoria per tutti: per l’azienda che fornisce il prodotto, per quella che consegna il prodotto così come per l’azienda che riceve il prodotto. Ogni parte in causa sa esattamente dove si trova la spedizione senza aver bisogno di richiederne la verifica ad una terza parte che potrebbe, potenzialmente, nascondere la verità per una serie di motivi.

Questa soluzione Blockchain impone un livello di onestà e di impegno a tutte le parti in causa e potrebbe avere, con lo scorrere del tempo, un forte impatto positivo sulla produttività, sul rapporto di collaborazione e sulla crescita economica.

 

I benefici

Il 12 marzo 2018 DHL, in collaborazione con Accenture, ha pubblicato un rapporto che descrive in dettaglio altre aree di applicazione che potrebbero ottenere importanti benefici grazie a questa soluzione su Blockchain.

Questi benefici includono, ad esempio, la possibilità di salvare vite umane mediante la verificabilità dell’autenticità dei farmaci: avere prodotti farmaceutici tracciati dall’origine fino al punto in cui raggiungono il consumatore, consentirebbe di ridurre a zero il rischio di contraffazione e di manomissione.

La Blockchain può anche essere utilizzata per implementare processi di votazione nei quali sistemi di identità digitale possano dare voce ai più emarginati, categoria in cui rientra circa il 16% della popolazione mondiale.

 

Applicabilità

L’adozione di queste soluzioni resta, ovviamente, l’ostacolo principale alla loro diffusione. Perché l’adozione prosegua è necessario che più player come DHL portino le loro soluzioni su Blockchain nel mainstream. A ben vedere, questa è però solo una questione relativa al “quando accadrà” e non al “se accadrà”. Infatti, l’amplissimo numero di aspetti positivi connessi alla tecnologia Blockchain spingerà l’adozione ad essere uno degli aspetti della “Distributed Ledger Technology Revolution”, la rivoluzione tecnologica legata alla registrazione dei dati sulle Blockchain, il più grande cambiamento tecnologico che il mondo abbia visto dalla rivoluzione industriale.

Quando un’azienda come DHL capisce i benefici legati alla tecnologia Blockchain, tutti gli altri dovrebbero prendere in seria considerazione l’idea di sedersi e prenderne atto. Ci stiamo infatti dirigendo verso un cambiamento radicale nel modo in cui si svolge il business. Questo è il momento di prepararsi. Il costo di rimanere indietro è astronomico.

Phore Blockchain fornisce servizi alle aziende che vogliono entrare nello spazio Blockchain. Contattaci se vuoi saperne di più: phore.io

 

 

Categorie
Blog

La solita storia…

Per descrivere meglio cos’è una blockchain, questo mese vi raccontiamo una storia. Seguitela.

____________

> È venerdì pomeriggio, hai spento il computer, indossato il cappotto e sei pronto per andare a casa. Hai passato una settimana lunga e stressante ad affrontare problematiche legate alle spedizioni e non vedi l’ora di passare il tempo con amici e familiari.

> Vai verso l’uscita.

> Squilla il telefono e non sai se rispondere, perché una parte di te vuole convincerti che non sei più in servizio e che chi è dall’altra parte del telefono può aspettare fino a lunedì.

Ma il professionista dentro di te non è in grado di lasciar andare. E tu rispondi, per ogni evenienza.

Dov’è la mia merce?!”, grida il cliente che garantisce alla tua azienda i maggiori volumi di trasporto.

Tu non hai modo di rispondere perché i tuoi sistemi non stanno funzionando o non riesci ad accedervi e per peggiorare le cose la società di trasporti non ti risponde, avendo già chiuso per il fine settimana.

Per risolvere il problema devi sacrificare qualcosa di importante, ad esempio il tuo weekend. In più non hai il controllo della situazione, stai perdendo la fiducia del cliente e sappiamo che questo potrebbe essere fatale ad una azienda. Una problematica che può derivare da un aspetto molto importante: la mancata condivisione delle informazioni tra le parti.

La soluzione
Cosa succederebbe, invece, se esistesse un sistema “Trustless”, costruito per poter funzionare e condividere dati sensibili in completa assenza di fiducia tra gli operatori, ovvero un sistema che ti possa sollevare in parte dalle responsabilità? Se esistesse un sistema Trustless decentralizzato e distribuito, ovvero la Blockchain, il cliente avrebbe potuto verificare la merce in prima persona, senza contattarti, risparmiando il tempo di entrambi ed evitando che si generassero situazioni scomode. Ora conoscereste entrambi la posizione dell’elemento nel sistema, il che significa che potreste lavorare in un modo più rilassato e produttivo per risolvere la situazione.

La sicurezza dei dati

Aspetta un attimo… ma non è pericoloso e poco sicura condividere i dati in una Blockchain?

Lo sarebbe se i dati non fossero crittografati con un’altissima sicurezza di livello e il cliente avesse la propria chiave di accesso individuale, unica e sicura.

Questa tipologia di crittografia, chiamata Crittografia Asimmetrica, si verifica quando solo una delle parti sia in grado di verificare l’informazione mediante una chiave, rendendo così il dato perfettamente sicuro e protetto.

Questo tipo di sicurezza, oltre ad essere importante per la gestione e lo svolgimento del proprio lavoro, impedisce ai concorrenti di acquisire dati che potrebbero utilizzare a loro vantaggio. Una terza parte malintenzionata sarà frustrata nei suoi tentativi di accedervi.

La maggior parte delle Blockchain esistenti ad oggi non sono state create tenendo a mente queste funzionalità di sicurezza. Ciò significa che prima o poi un problema potrà verificarsi.

Una volta messa a punto la sicurezza dei dati, la Blockchain diventa uno strumento utile e valido per te e i tuoi clienti/fornitori. I sistemi Trustless aiutano a migliorare le relazioni: la visibilità controllata dei dati implica che non ci sia nulla da nascondere. La fiducia, quando si diffonde, aiuta le imprese a crescere.

Una Blockchain deve essere costruita su misura per lo scopo preposto, realizzando un sistema che funzioni per te e per nessun altro. Le soluzioni a taglia unica non possono garantire i benefici che meriti.

Phore Blockchain, che di recente ha co-presieduto il Global Assets and Wealth Forum all’inizio di settembre a Singapore, progetta e costruisce delle “Business Ready Blockchain”, che siano scalabili e possano cresere con il vostro business, rimanendo funzionali ed economiche col passare del tempo.

Ricominciamo la storia ..

> È venerdì pomeriggio, hai appena spento il computer, indossato il cappotto e sei pronto per andare a casa. È stata una settimana impegnativa ma entusiasmante, incorporando il nuovo sistema di consegna su Blockchain e i clienti a bordo, e non vedi l’ora di trascorrere un paio di giorni rilassanti con amici e familiari.

> Vai verso l’uscita …

ed esci.

 

info: phore.io oppure [email protected]

Categorie
Blog Cryptologistica

La rivoluzione che stavamo aspettando?

Blockchain è il termine che oggi corre sulla bocca di tutti. Apparentemente, cambierà le nostre vite, semplificando i processi e consentendo di svolgere il proprio business in modo migliore e più efficiente. Vediamo di cosa si tratta.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, facciamo un esempio. È notizia di questi giorni che il governo australiano ed IBM abbiano siglato un accordo da 740 milioni di dollari “finalizzato a promuovere l’agenda di trasformazione digitale del governo”, in cui IBM sarà il “partner tecnologico”. L’aspetto principale dell’accordo prevede lo spostamento di soluzioni informatiche esistenti sulla blockchain al fine di ottenere maggiori economie.
Possiamo dire che è l’inizio di una corsa verso le blockchain e l’implementazione di sistemi su questa nuova tecnologia? La risposta è sì, ma in realtà rimangono diversi ostacoli – che verranno progressivamente affrontati e superati – prima che la blockchain sia largamente adottata in tutto il mondo.

Che cos’è la blockchain
Possiamo semplicemente definirla un insieme permanente e automatizzato di blocchi di registrazioni, che si svolge su computer – definiti nodi – distribuiti in tutto il mondo. Queste registrazioni vengono copiate in un nuovo blocco e verificate in tutta la rete per controllarne l’autenticità. Questa caratteristica rende la blockchain un sistema decentralizzato ed estremamente difficile da manomettere, perché per farlo sarebbe necessario manipolare tutti i computer o nodi contemporaneamente prima che il blocco si aggiorni.
Nel caso in cui nessuno possieda o controlli la maggioranza dei nodi, questa soluzione viene definita “senza fiducia”. In altre parole, la fiducia nel sistema aumenta in quanto non è più necessario fidarsi di una terza parte per essere certi della validità dei dati presenti.
Questa tecnologia può essere applicata a settori che sono stati tradizionalmente centralizzati attraverso l’uso di database in loco, come il trasporto di merci.

I vantaggi e i dubbi
Molti credono che questo sistema, dando la possibilità di controllare facilmente i dati in qualsiasi momento, da chiunque e ovunque, porterà maggiore trasparenza.
Tuttavia, ci sono problemi legati alla privacy e alle nuove norme in tema di GDPR. Per esempio il diritto all’oblio è qualcosa che un sistema decentralizzato (privo quindi di un controllo centrale), le cui registrazioni sono progettate per essere permanenti, farà fatica a superare. Inoltre, immettere grandi quantità di informazioni transazionali sulla blockchain potrebbe potenzialmente essere di grande interesse per una azienda concorrente. Viste le somme ingenti spese per proteggersi dallo spionaggio aziendale, è possibile immaginare che molte aziende saranno estremamente caute nell’implementare questa tecnologia allo stato attuale di sviluppo.
Quindi, come possiamo superare questi problemi per i clienti aziendali? Credo che la risposta risieda in una soluzione di blockchain “ibrida” in cui parte delle registrazioni siano pubbliche e parte non lo siano. Ciò consente un certo grado di trasparenza ma allo stesso tempo offre alle aziende la sicurezza che i loro dati più sensibili non siano accessibili a tutti. Prevediamo che questo sarà il percorso intrapreso una volta che l’eccitazione iniziale per questa tecnologia diminuirà e il Big Business farà la sua mossa. Per le transazioni una tantum semplici che possono svolgersi tra le persone fisiche e le piccole e medie imprese (PMI), la blockchain aperta rimane una soluzione estremamente interessante.

Le applicazioni
Nel frattempo, c’è spazio per l’innovazione e la sperimentazione. Le aziende ora hanno la possibilità di costruire modalità di verifica “Proof of Concepts (POC)” dove il risultato sia l’obbiettivo principale, piuttosto che la tecnologia stessa. Personalmente ritengo che questo dovrebbe essere l’obiettivo, per non rimanere intrappolati nella montatura della tecnologia e trovare una soluzione “taglia unica” che possa andare bene per tutti.
Le aziende che si metteranno in gioco saranno le prime a dotarsi di una soluzione su misura per i propri interessi e obiettivi specifici, in anticipo sui propri concorrenti.
Phore Blockchain utilizza questo approccio per lo sviluppo e l’implementazione di soluzioni personalizzate. Attualmente stiamo lavorando a un “Proof of Concept” con una importante società multinazionale, volto ad implementare una potente struttura decentralizzata sulla loro supply chain.
L’annuncio della partnership di Phore Blockchain con StoneCash del 9 Luglio 2018, che verte sull’utilizzo della criptovaluta di Phore come opzione di pagamento per operazioni B2B, è solo il primo passo del nostro eccitante viaggio con questo loro. Successivamente, verranno introdotti anche “contratti intelligenti”, che consentano l’uso della tecnologia blockchain per automatizzare l’acquisto e la vendita di materiali, riducendo i costi e risparmiando tempo sia per l’acquirente che per il venditore.

Nel prossimo numero esaminerò più da vicino il potenziale della blockchain con le aziende di trasporto esistenti, incluse le partnership IBM-Maersk e DHL-Accenture. ([email protected])

Piccolo BOXInfo
Per maggiori informazioni su Phore Blockchain, potete visitare il sito http://phore.io

BOXGlossario

Blockchain (Wikipedia):
La blockchain, in italiano “catena di blocchi”, può essere semplificata come un processo in cui un insieme di soggetti condivide risorse informatiche (memoria, CPU, banda) per rendere disponibile alla comunità di utenti un database virtuale generalmente di tipo pubblico (ma esistono anche esempi di implementazioni private) e in cui ogni partecipante ha una copia dei dati.

Nodo (Wikipedia):
In informatica e telecomunicazioni un nodo è un qualsiasi dispositivo hardware del sistema in grado di comunicare con gli altri dispositivi che fanno parte della rete

Proof of Concept (Wikipedia):
Con la locuzione inglese Proof of Concept (PoC), che si può tradurre in italiano con prova di concetto, si intende un’incompleta realizzazione o abbozzo (sinopsi) di un certo progetto o metodo, con lo scopo di dimostrarne la fattibilità o la fondatezza di alcuni principi o concetti costituenti. Un esempio tipico è quello di un prototipo.

_________

Blockchain is the new buzz word.
It’s apparently going to change our lives, simplify processes, and allow for better, more efficient business.
The Australian Government this week agreed a $740 million deal with IBM to be their ‘whole of government’ technology partner’, ‘aimed at furthering the government’s digital transformation agenda’(i). A large focus of this partnership will be focused on transplanting systems onto the blockchain to implement greater economies.
So, is this the start of a landslide? Is the race now on to pivot systems onto this new technology? The answer is yes, but in reality there remains several key challenges before blockchain is widely adopted throughout the world.

So, what is blockchain? Well, the most simple definition is that it’s a permanent, automated record or block, which is held on computers, or nodes, spread out across the globe. This block is regularly copied to a new block and checked throughout the network for authenticity. This makes it a decentralised system, which is extremely hard to tamper with, as one would need to hack all of the computers or nodes at the same, before the block updates.
Nobody centrally owns these nodes, making it a ‘trustless’ solution. In other words, trusting a third party is no longer required, elevating confidence in the system. This technology can be applied to areas which have traditionally been centralised through the use of on-site databases, such as transportation of goods. There are many who believe that this will bring greater transparency as a result, with the ability to easily check records, at any time, by anyone, anywhere.

However, this brings up issues of privacy, like for example with GDPR (ii). The Right To Be Forgotten is something which a decentralised system, whose records are by design meant to be permanent, will struggle to cope with. In addition, putting large amounts of transactional information on the blockchain could potentially greatly aid a business’ competitor, something that companies, who currently spend vast sums, protecting themselves against corporate espionage, will be extremely wary of.
So how do we overcome these issues for enterprise clients? Well, I believe the answer lies in a hybrid blockchain solution where part of the records are public, and other parts aren’t. This allows a degree of transparency, whilst also giving companies the security that sensitive aspects of their data are not open for all to see. I expect that this will be the path that is taken once the initial hype dies down and Big Business eventually makes its move.

For simple one-off transactions, however, amongst individuals and Small- to-Medium enterprises (SME’s), an open blockchain remains an extremely attractive solution.
In the meantime, there is room for innovation and experimentation. Companies now have the ability to undertake Proof of Concepts (POC’s) where the outcome, rather than the technology
itself, is the prime focus. This, rather than getting caught up in the hype of the technology and finding a ‘one-size-fits-all’ solution, should be the objective.
Taking this step into the unknown will put firms ahead of the game and ensure that a tailored solution is achieved for the specific needs of the company, before your rivals.
Phore Blockchain utilises this method of personalised solutions. We are currently working on a POC with a major multinational company to bring a new and powerful decentralised framework to their supply chain.

The announcement of Phore Blockchain’s partnership with Stonecash earlier in the week (iii), which will bring the Phore cryptocurrency as a payment option to the business, was only the first step of our exciting journey together. Later in the year smart contracts, which allow the use of blockchain technology to automate the buying and selling of materials, will also be introduced, lowering costs and saving time for both the buyer and seller.
In the next issue I will be looking more closely at the potential of blockchain with existing transportation businesses, including the IBM-Maersk and DHL-Accenture partnerships.

For more information about Phore Blockchain, please visit phore.io. Sources:
i. https://www-03.ibm.com/press/au/en/pressrelease/54124.wss
ii. https://www.eugdpr.org
iii. https://www.prnewswire.com/news-releases/phore-blockchain-announces-partnership-with- stonecash-group-for-b2b-cross-border-transactions-300678980.html
iv. https://www.maersk.com/press/press-release-archive/maersk-and-ibm-to-form-joint-venture
v. https://newsroom.accenture.com/news/dhl-and-accenture-unlock-the-power-of-blockchain-in- logistics.html

Categorie
Blog Me ne frego

ARIA DI NUMERI

Prendiamo spunto dal commento di Gianandrea Ferrajoli, Vice Presidente e Coordinatore Gruppo Trucks di Federauto e Presidente e CEO Mecar per dare la situazione del segmento over 35 quintali. Riportiamo la dichiarazione di Ferrajoli:

I dati di fonte ACEA indicano che nel periodo gennaio-giugno 2018 le immatricolazioni di veicoli superiori a 3,5 t sono cresciute del +14,5% rispetto al pari periodo 2017 (14.035 contro 12.254 unità), mentre il comparto dei veicoli pesanti con massa totale a terra uguale o superiore a 16 t ha registrato un incremento del +16,7% (11.483 unità contro 9.841).
L’analisi dei dati conferma il trend di crescita dell’ultimo biennio che ha visto il consolidamento del nostro settore, con una coda lunga che ha interessato anche questi primi mesi del 2018.

Il precedente Governo, nello scorso biennio, ci ha messo in condizione di utilizzare degli strumenti fondamentali per rinnovare il nostro parco circolante e ci ha permesso di continuare ad essere competitivi nel contesto europeo, evidenziando l’importanza del nostro mercato che – non va dimenticato – è nelle prime quattro posizioni in Europa. Auspichiamo quindi che il nuovo Governo, al quale rivolgeremo le nostre istanze a settembre, si concentri e si focalizzi su una politica di incentivi strutturali che permettano al settore di rinnovarsi nel segno della tecnologia e della eco-sostenibilità.
Le previsioni per i prossimi tre anni prevedono un rallentamento di ordini rispetto al boom del biennio passato, ma contemporaneamente assisteremo alla crescente espansione delle nuove soluzioni energetiche, come l’elettrico e soprattutto il metano, sia in forma gassosa (CNG) che liquida (LNG). Si tratta di tecnologie che saranno sempre più centrali per lo sviluppo del nostro settore e che andranno ad “alzare l’asticella” qualitativa delle nostre strutture, creando un vero e proprio nuovo ecosistema. Prepariamoci quindi ad investire in infrastrutture, ma soprattutto sul capitale umano e sulla formazione, che rappresentano l’elemento centrale per lo sviluppo e la crescita del nostro comparto.

Voglio infine ricordare e salutare con un sentito ringraziamento Sergio Marchionne, un italiano cosmopolita e visionario, che più di tutti ha contribuito al passaggio di transizione dell’automotive dal ventesimo al ventunesimo secolo. Una figura centrale per l’economia globale e un riferimento importante per chi ogni giorno è chiamato a rispondere alle difficoltà e alle sfide di un mercato sempre più complesso e veloce.

 

Categorie
Blog Il Dorsale

Dalla caduta degli “dei” all’ascesa degli outsider

Non pretendo certo di avere l’autorevolezza dei politologi o dei grandi giornalisti che quotidianamente ci spiegano cosa è successo, cosa bisognerebbe fare e come si possono risolvere i problemi dopo le recenti elezioni. Gente che parla anche troppo a mio avviso, e qualche volta a sproposito. Provo ugualmente, ma con modestia, esporvi alcune mie considerazioni indipendenti.
La situazione italiana, lo sappiamo tutti, dal punto di vista politico è anomala. I privilegi che hanno i politici sono ben superiori a quelli dei loro colleghi europei. Anche i privilegi dei superburocrati non hanno confronti, sia quando sono in servizio sia quando sono andati in pensione. Questo è il primo elemento devastante, che è entrato, da troppi anni, nei corpi e nelle menti degli italiani, come un virus incurabile. Siamo tutti stanchi di questi personaggi con pensioni mensili a 4/5 zeri, con vantaggi perenni anche dopo il ritiro dalla politica attiva. Siamo stanchi delle promesse da marinaio che i governanti e i parlamentari hanno sempre usato anche non in campagna elettorale e siamo stanchi dei vecchi coccodrilli della palude politica italiana, i quali pensavano di conquistare il voto degli elettori a suon di promesse che non avrebbero mai potuto mantenere.

Nonostante tutto questo e con una legge elettorale impossibile, è emerso un quadro inaspettato: l’affondamento di due partiti, che avevano raggiunto posizioni e consensi invidiabili e la caduta degli “dei” che ne erano i simboli. Forse la nascita di un nuovo paradigma politico. Ma le ragioni del ridimensionamento sono diverse, a mio parere. Il PD, partito che pur essendosi “asciugatosi” nel tempo, della struttura burocratica e ideologica tipica della scuola bolscevica, aveva puntato tutto su un leader che inizialmente aveva dimostrato talento e intuizione politica, doti che nel tempo si sono squagliate verso l’arroganza e l’incapacità a confrontarsi non solo con i propri compagni ma anche con la gente stessa. Questo fenomeno in atto, non era stato da lui capito nonostante le relazioni web che aveva puntualmente instaurato con moltissimi cittadini. Nell’altro schieramento altrettanto prevedibile il crollo del suo leader: la stanchezza, l’età e la debolezza delle personalità culturale/politica e dell’immagine della classe politica di cui si era circondato in questi anni di potere governativo (quasi 20) erano elementi che non sembravano essere determinanti per catturare i voti degli elettori fedelissimi, che solo un leader carismatico come lui, sapeva come conservare o motivare.
Aveva però fatto i conti senza l’oste: Salvini Matteo. Il delfino di Bossi che ha imparato a fare le cose buone dal vecchio leader e a non fare (si spera) le malefatte emerse dopo molti anni di potere del Senatur. Senza dubbio va riconosciuto al “nuovo” segretario di aver saputo cambiare immagine e strategia della suo partito, facendolo diventare un partito nazionale. Non commento le percentuali di voti ottenuti perché le sanno tutti.

Quello che vorrei aggiungere è che quanto accaduto fino ad oggi è già storia scritta per il passato. Ciò che conta è il futuro. Come sapranno districarsi tra i veti reciproci e i principi apparentemente molto diversi i nostri prodi? Un compromesso forte lo devono trovare entrambi con la prima forza politica, non di coalizione, che ha vinto prevedibilmente le elezioni. Per concludere la mia analisi, credo vada espresso pubblicamente un riconoscimento a tutta la squadra degli M5, che con il loro entusiasmo di neofiti della politica, hanno saputo conquistare il cuore del sud Italia. Speriamo che non sia avvenuto perché hanno promesso a tutti il reddito di cittadinanza, facendo così brillare a molti elettori, il sogno di prendere soldi senza impegnarsi più di tanto nel lavoro. Questa politica di sostentamento civile e sociale c’è anche in America, dove sovvenzionano i disoccupati con precisi parametri. Parametri che, a mio parere, molti cittadini del sud non possiedono (per fortuna loro!).
Mi auguro che il nostro Presidente della Repubblica sappia usare le leve giuste per trovare un equilibrio, che a mio parere sembra molto improbabile, viste le premesse di principio dei partiti che dovrebbero essere delegati a governare.
Vi consiglio la lettura dell’ultimo libro di Sergio Rizzo “Il pacco” . Feltrinelli editore.

Categorie
Blog Il Dorsale

L’ora del cambiamento

Quando leggerete questo articolo, saremo nel cuore della campagna elettorale. Un evento politico che sta diventando sempre di più un’occasione mediatica per tutta la massa di aspiranti e di scalda banchi parlamentari di professione.
In una situazione drammatica, come si trova l’Italia in questo momento storico, dove il debito pubblico va ben oltre il 130% del PIL, dove la disoccupazione giovanile tocca la soglia di tre milioni di persone, dove ogni anno più di 100.000 laureati o diplomati italiani vanno all’estero in cerca di lavoro, dove abbiamo quasi un milione di immigrati clandestini,dove non esiste un piano politico di inserimento e di formazione per gli immigrati legali (esclusi quelli occupati) abbiamo ancora la pretesa di affermare che il nostro Paese è in ripresa.I dati ISTAT non bastano. Conta la qualità della vita delle famiglie, l’ambiente sociale, la sicurezza della gente. Viviamo una democrazia imperfetta e sotto una dittatura economica- industriale-bancaria, che solo in Italia può imporre al popolo decisioni anti sociali. Ve ne racconto qualcuna:gli aumenti indiscriminati del gas, della luce, dell’acqua e delle autostrade. Oltre il 5% per citare il dato più basso, salvo alcune tratte autostradali che hanno applicato aumenti a due cifre. L’aumento del 5% da parte del cartello dei provider telefonici, che per portare il pagamento delle bollette da 28 a 30 giorni, ci hanno applicato questo” piccolo ritocco”(con il permesso dei politici?) che molti di noi non l’avranno probabilmente neppure rilevato. Per questi casi, noi cittadini per la maggior parte orientati a subire e a non reagire, siamo stati zitti e buoni (come le associazioni di consumatori e i sindacati)mentre è stato fatto un can-can per i pochi centesimi di euro per i sacchetti ecologici che dobbiamo pagare quando facciamo la spesa. Ma lo sapete che l’etichetta di carta con il prezzo, che viene applicata al sacchetto, impedisce allo stesso di essere biodegradabili ? Ma di che cosa stiamo parlando? Vi rendete conto della presa continua per i fondelli che tutti noi dobbiamo subire quotidianamente? Questi sono fatti che toccano le tasche di tutti i cittadini.

 

Ci sono altri fenomeni sociali che preoccupano l’intera popolazione e deturpano la reputazione del nostro Paese. Mi riferisco alla corruzione che tocca i 100 miliardi di lire, cito il lavoro nero che sfiora pure i 100 miliardi di lire, riporto la cifra oltre150 miliardi che tra tangenti sulle opere pubbliche e scandali bancari ha divorato i fondi pubblici. E nessuno va in galera, salvo qualche pesce piccolo, mentre alcuni politici, banchieri e industriali, che sicuramente sono stati complici silenziosi e registi occulti di queste angherie sociali criminali,si godono la vita, alla faccia dei 5 milioni di cittadini che vivono in assoluta povertà o non ce la fanno ad arrivare a fine mese con quello che prendono. Parliamo anche delle baby gang che stanno nascendo sempre più frequentemente nelle nostre città e del fenomeno della droga che sta crescendo e mietendo vittime tra le giovani generazioni e non solo. Non possiamo dimenticarci della lentezza della Giustizia, per chiamarla con il suo nome; mentre spesso si dovrebbe chiamare Ingiustizia , visto che lascia impuniti rei e reati che sono sotto gli occhi di tutti.( Vedi scandali Bancari).

 

Come ultimo passaggio prima di parlare dei programmi dei vari partiti, vorrei segnalare l’irresponsabilità sempre dei politici, nei confronti dell’inquinamento nelle città: PM 10 per mesi oltre le soglie minime, i mancati controlli della rete ferroviaria( quando si decideranno di installare le cinture di sicurezza anche nei treni?) e i continui rinvii per la messa in sicurezza geoidrologica dei territori a rischio. Di che altro si dovrebbero occupare se non di questi problemi, oltre al dovere di candidare politici preparati alle prossime elezioni? Invece chi sta arrivando è incompetente e incapace come abbiamo potuto vedere in centinaia di casi. In questa legislatura abbiamo dei Ministri senza titolo di studio e con esperienze ridicole, che occupano posizioni di rilievo e simbolicamente rilevanti. Nessuno di questi ha mai pensato di reintrodurre nelle scuole medie inferiori l’insegnamento dell’educazione civica e lo studio della costituzione.Non vi sembra il caso di fare una petizione popolare per la reintroduzione di questa materia, in un momento sociale dove i valori basilari delle relazioni umane, il rispetto delle regole, la tutela della figura femminile e dei diritti ad essa collegati,dovrebbero essere i capisaldi delle promesse elettorali dei vari partiti. E la riforma costituzionale del vincolo del mandato, che ha permesso il cambio di casacca a più di 500 parlamentari in questa legislatura? Di questi argomenti nessuno ne parla in campagna elettorale.

 

Non provo nemmeno, sia per ragioni di spazio che di nausea, a commentare i programmi dei vari partiti. Ricordo solo l’ammontare economico delle balle stratosferiche che ci stanno raccontando, promettendo di togliere tasse o ridurre costi o di aumentare i benefici per i cittadini creduloni, in una situazione di bilancio, che farebbe definitivamente allontanare dalla democrazia il nostro Paese e lo farebbe tragicamente affondare con due rischi: o di essere abbandonati dall’Europa o di cadere in mano a una dittatura democratica, attraverso il commissariamento da parte della UE. Per la cronaca ricordatevi che l’importo totale delle promesse da marinaio dei vari gruppi politici ammonta a più di 200 miliardi di lire. Ma questo lo sanno gli italiani?

Leggetevi un buon libro: “Morale d’impresa.impresa morale” di Filiberto Tartaglia. Edizioni Libreria universitaria.it

Categorie
Blog L'indice

PUNTO DI… RITORNO

Il 2017 è stato un anno molto positivo per i mercati diversi da quello statunitense e mi aspetto che ciò continui. Prima dell’inizio del 2017 l’azionario globale ha attraversato un periodo difficile, rimanendo sempre indietro rispetto ai titoli statunitensi. Ci saranno sempre periodi in cui i titoli globali faticano, ma sono presenti anche momenti in cui superano i mercati statunitensi, e credo che ci stiamo dirigendo in questa direzione al momento.
Ci sono diverse ragioni che ci portano a pensare che il rally continuerà anche nel 2018. Molte società stanno iniziando a porre maggiore enfasi su profittabilità e rendimenti per gli azionisti. Si evidenzia un rafforzamento diffuso in diversi mercati internazionali, oltre che in tutti i settori. L’economia europea si è stabilizzata, e il Giappone sembra orientato nella giusta direzione. Diversi mercati emergenti non erano così forti da molto tempo. Anche la debolezza del dollaro ha aiutato. Inoltre, dato che Europa e Giappone hanno avuto bisogno di più tempo per riprendersi dalla crisi finanziaria globale, è ragionevole pensare che abbiano anche più spazio per crescere. Per tutte queste ragioni rimaniamo positivi rispetto alle prospettive future.

 

Sono meno ottimista rispetto all’azionario Usa, ma non particolarmente negativo. Le valutazioni dei titoli statunitensi sono salite molto nel corso degli ultimi due anni, ma abbiamo anche assistito a una straordinaria ripresa degli utili e a innovazioni significative in diverse società. Quindi, abbiamo una posizione più ottimistica per gli altri mercati considerata la grande forza di quelli statunitensi.

 

Le banche centrali hanno sicuramente aiutato la crescita dei mercati azionari globali, ma credo che diversi mercati finanziari e società siano in grado di fare bene anche in assenza di questi stimoli, senza dubbio.
Per quanto riguarda il rischio politico in Europa, e in particolare la diffusione di populismo e nazionalismo, ritengo che in realtà l’integrazione europea sia stata di fatto raggiunta. È presente una moneta comune, introdotta nonostante considerevoli difficoltà. Negli ultimi anni sarebbe stato facile per l’Italia fare un passo indietro e tornare alla Lira, ma gli italiani hanno deciso che questo sarebbe andato contro ai loro interessi. Lo stesso è accaduto in Spagna e in Portogallo. Alcuni Paesi sono stati ricompensati più di altri.
Passando ai mercati emergenti, tra i titoli di maggior successo nel 2017 troviamo le società cinesi basate sulla rete, grazie anche all’intervento del governo. La scelta di impedire alle società statunitensi di operare nel Paese ha spinto la Cina a sviluppare autonomamente le proprie internet companies. Non si tratta di semplici cloni delle rispettive controparti statunitensi, in quanto sono piuttosto innovative e orientate al progresso.

Categorie
Blog

Ambiente, e-commerce e coerenza

Si è tenuto a Parigi il 16 e 17 novembre 2017 il Clean Air Forum, primo summit organizzato dalla Commissione europea dedicato alla qualità dell’aria. Due giornate di incontri tra i massimi esperti di clima ed inquinamento con l’obiettivo di migliorare la salubrità dell’aria in Europa.

Secondo le stime UE, gli europei che vivono nelle città, tre su quattro, percepiscono con preoccupazione crescente il dilemma inquinamento; ed è proprio nelle città che il cosiddetto “smog” provoca più danni.

Le cause dell’inquinamento sono varie: i mezzi obsoleti per il trasporto persone e merci, i sistemi di riscaldamento datati, le sostanze tossiche provenienti dalle molteplici lavorazioni industriali e – non ultima- la new economy.

Negli acquisti on line quando viene recapitato un bene che non soddisfa le aspettative dell’acquirente: il prodotto non è quello ordinato, non è della misura giusta, si è danneggiato nel trasporto, il colore non è gradito, ecc. viene rispedito al mittente. L’eCommerce ha fatto crescere enormemente i resi.

 

L’European Ecommerce ha stimato che nel 2017 in Europa le vendite online complessive hanno raggiunto la cifra record di 602 miliardi di euro contro i 530 del 2016. Il valore totale dei resi si aggirerà intorno ai 150 miliardi di euro. Il numero delle restituzioni aumenta ogni anno in proporzione diretta allo shopping effettuato online, con una conseguente partecipazione attiva all’aumento dell’inquinamento atmosferico.

Secondo un’indagine di Ups solo negli Stati Uniti la prima settimana di gennaio del 2017 sono stati restituiti 5,8 milioni di pacchi, ottocentomila in più rispetto al 2016.

Nel retail tradizionale i resi rappresentano l’8% sul venduto mentre per l’ecommerce si tratta di percentuali che variano dal 15 al 30% a seconda della categoria merceologica, con picchi del 40% per il settore abbigliamento.

Un’indagine di Washington and Lee University e University of Virginia (Journal of Marketing) ha accertato che in un biennio i consumatori riducono la spesa del 75–100% sui siti eCommerce che introducono la restituzione a pagamento e la aumentano dal 158 al 457% su quelli che prevedono invece la restituzione gratuita.

Dal punto di vista comportamentale il reso gratuito ha alimentato il cinismo di chi compra generando la figura del “serial returner”. Una indagine della Barclayscard evidenzia che il 30% degli “E-shopper” compra deliberatamente più prodotti di quelli che intende tenere (percentuale che per Narvar è addirittura del 40%) e il 19% ordina più varianti dello stesso prodotto (misure diverse, colori diversi) per poi scegliere a casa quella preferita, restituendo le altre.

L’e-commerce è una grande opportunità; fermo restando il problema dei resi, dell’inquinamento atmosferico e acustico, del consumo di fonti energetiche non rinnovabili, della congestione e dell’incidentalità.

La logistica sostenibile propone servizi richiesti dal mercato in un’ottica ecologica, suggerisce soluzioni di trasporto, consegna e gestione dell’ultimo miglio in sintonia con il rispetto per l’ambiente, con l’obiettivo di realizzare una supply chain che realizzi un equilibrio tra le compatibilità ambientali ed i problemi di mobilità.

I comportamenti, gli stili di vita hanno ricadute significative sui consumi energetici e sullo spreco di risorse ambientali.

Le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalle strutture innovative possono essere sfruttate appieno solo se tutti partecipano con coerenza.

Categorie
Blog Non solo TIR

A Tempi Stretti

Per il tema di questo mese prendo spunto da quanto accaduto in Italia in questi giorni di metà novembre. I titoli di prima pagina di tutti i media raccontano di un’apocalisse, di un disastro che ha colpito il nostro Paese, di una sciagura senza precedenti a cui non eravamo preparati. Nessun terremoto, per fortuna, né attacchi Isis, né tantomeno guerre o invasioni. Il problema è che la nostra Nazionale è stata eliminata dalla Svezia e non prenderà parte ai prossimi campionati mondiali di calcio che si svolgeranno l’anno prossimo in Russia. Tutto potevamo accettare, qualsiasi perdita di PIL o aumento di tassazione, ma non questo. Questo proprio no!

 

Al di là di quanto sia importante e vitale per noi il calcio (addirittura qualcuno ha immaginato un problema sociale a seguito di questa eliminazione), è chiaro che questo progetto di Ventura fin dall’inizio non sembrava essere partito sotto i migliori auspici. Pensare che solo dieci anni fa, eravamo noi ad alzare quella meravigliosa coppa sotto il cielo di Berlino: quella era una squadra di campioni, maturi nel fisico e nella testa. Poi, come accade spesso in questi ambiti, si chiude un ciclo e bisogna ricominciarne uno nuovo, ripartendo e ricostruendo le fondamenta. È normale quindi che, andati in pensione i campioni di Berlino, si debba ripartire dai giovani e avviare quel percorso di ricostruzione che, normalmente, richiede del tempo per poter raggiungere nuovamente i risultati eccellenti del ciclo precedente.

Arriviamo quindi al “tempo”, questo strano fattore che è diventato una perla rara o un animale in via di estinzione: nessuno ha tempo, nessuno ha voglia di aspettare, ma tutto deve essere realizzato “qui e ora”.

 

Parlando di tempo, quindi, lascio l’ambito calcistico e mi ricollego a quello lavorativo, del business che viviamo ogni giorno, dove i risultati di lungo periodo non interessano più a nessuno, avendo in questo caso appreso una delle peggiori abitudini americane, ovvero quella di ricercare solo il profitto di breve periodo.

 

Fa un po’ sorridere la frase che si sente sovente negli uffici quando il capo chiede di fare un lavoro ad un collaboratore che gli domanda: “per quando serve?”, e la risposta puntualmente è: “per ieri”.

 

Un simile approccio riguarda i tempi di inserimento e training nel momento in cui si prende una nuova job position in azienda, quello che si definisce “periodo di affiancamento”. Intanto la parola stessa presuppone che ci sia qualcuno al tuo fianco quando assumi una nuova posizione in azienda, idealmente la persona che hai sostituito e che svolgeva il ruolo in precedenza. Oggi l’affiancamento, quando c’è – perché spesso la persona che ha lasciato il posto non è più in azienda, oppure ha un nuovo ruolo a sua volta senza trainer – si misura in ore. Qualche anno fa, invece, tutto era molto diverso.

Ricordo che, quando ho iniziato il lavoro di Zone Manager, esattamente 14 anni fa, il periodo di training è durato un mese, e già era dimezzato rispetto ai miei colleghi che poco prima erano stati formati per un periodo di due mesi. Segno dei tempi che cambiano, e che si accorciano, è il fatto che oggi uno Zone Manager deve essere già operativo dopo una settimana al massimo. È vero che le informazioni circolano molto più rapidamente: internet, il digitale e gli smartphone hanno accelerato il ritmo di tutte le cose e compresso tutti i tempi, ma è altrettanto evidente che alcuni processi, in particolare quelli che interessano tutta l’area comportamentale, richiedono un tempo non comprimibile per essere assimilati, compresi e, quindi, applicati in maniera perfetta.

La fame di risultati immediati è stata maggiormente ampliata da un management ormai basato solo su indicatori di performance, i famosi KPI’s che mettono a confronto numeri, che misurano ma che nulla hanno a che fare con il tempo necessario a cambiare le cose o ad arrivare a determinati risultati. Soprattutto quando un ciclo è terminato ed è necessario ricostruirne uno nuovo. Ad ogni modo, per il calcio abbiamo ora altri quatro anni. Il tempo stavolta c’è, bisogna utilizzarlo bene.