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INTERMODALE = SOSTENIBILE

La modalità di trasporto marittima è vitale per l’economia. La recente pubblicazione del “Review of Maritime Transport” dell’UNCTAD, evidenzia come nel 2015 sia stato stabilito il nuovo record del volume complessivo di merci trasportate via mare pari a oltre 10 mld di tonnellate. Complessivamente il trasporto marittimo ha movimentato quasi il 90 % del commercio mondiale e ciò rende le imprese ed i consumatori dipendenti dai beni importati dal resto del mondo.

 

La navigazione, è bene rammentare, è considerata la modalità di trasporto più economica per la movimentazione delle merci a livello mondiale con un conseguente impatto ambientale sempre in crescita. L’associazione ambientalista Nabu sottolinea che le navi in servizio sulle rotte marine utilizzano olio combustibile pesante, ricco di zolfo e metalli pesanti. Per il tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo vige attualmente un limite massimo del 3,5 per cento, 3.500 volte superiore a quello consentito per i combustibili diesel usati dagli autocarri.

L’agenzia europea dell’ambiente (EEA) stima che l’industria dei trasporti navali generi ogni anno circa un miliardo di tonnellate di CO2, destinate a diventare, secondo le previsioni, 1,6 miliardi di tonnellate nel 2050. I dati più recenti dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) mostrano che, se non si adottano provvedimenti, le emissioni di gas serra prodotte dal trasporto marittimo aumenteranno del 250 % entro il 2050 e arriveranno a rappresentare il 17 % delle emissioni globali.

 

E se volgiamo lo sguardo al cielo? Nel mondo volano 26 mila aerei al giorno. Un fenomeno destinato a crescere con il boom dei voli low-cost. Se nel 2016 hanno volato 3,5 miliardi di persone, nel 2035 il numero di passeggeri arriverà a 7 miliardi. I gas serra prodotti dai motori contribuiscono a determinare il cambiamento del clima e il surriscaldamento del pianeta. Il traffico aereo produce il 2% dell’inquinamento mondiale ed il 13% dei quello europeo. Osservando i dati diffusi dall’Enac si nota come i passeggeri trasportati dai vettori low-cost negli aeroporti italiani siano ormai equivalenti a quelli trasportati dai vettori tradizionali; tendenza presente non solo in Europa ma in tutto il mondo. Negli anni pre-deregulation, le grandi compagnie europee gestivano collegamenti sostenuti da una effettiva domanda. Nella prospettiva low-cost ogni scalo rappresenta di per sé un mercato, con il presupposto che la domanda si concretizzerà in virtù di tariffe molto economiche.

L’Agenzia europea dell’ambiente ha osservato la quantità di CO2 emessa dai vari mezzi di locomozione in rapporto alle persone trasportate e ai chilometri percorsi. Dall’analisi emerge che il mezzo più inquinate per spastare merce o persona da A a B è l’aereo.

La Commissione europea ha stimato che entro il 2050 il trasporto passeggeri crescerà di oltre il 50% e il trasporto merci dell’80% rispetto ai livelli del 2013.

È sempre più stringente la necessità di trasportare persone e merci da un posto all’altro in maniera semplice, sicura ed efficiente; nei documenti ufficiali viene costantemente ribadito che è “necessario creare un sistema di «mobilità» pulito, intelligente e completo, che soddisfi le esigenze di mobilità offrendo un servizio pensato per le necessità degli utenti”.

 

Come si possono gestire le esigenze di un pianeta sempre più “villaggio globale” (nell’eccezione di Marshall McLuhan)? Nel mondo globalizzato di oggi, i consumatori possono acquistare prodotti provenienti da ogni parte del mondo. Il nostro stile di vita è cambiato. Ci aspettiamo di trovare sugli scaffali dei supermercati generi alimentari e generi vari a basso costo e di andare in vacanza a prezzi convenienti tutto l’anno.

L’UE ha stabilito diversi obiettivi per la riduzione degli effetti ambientali del settore dei trasporti europeo, incluse le sue emissioni di gas serra. Gli obiettivi relativi al settore dei trasporti concorrono al fine di ridurre le emissioni di gas serra dell’80-95% entro il 2050. L’automobile ed il veicolo commerciale-industriale sono costantemente additati come untori di manzoniana memoria, ma i traguardi indicati non sono raggiungibili senza il pieno coinvolgimento del trasporto aereo e marittimo: modalità spesso trascurate dal dibattito.

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Blog Il Dorsale

Sempre più difficile

Provando a riflettere sulle diverse situazioni del nostro Paese, non possiamo fare a meno di iniziare con il tema dell’etica sociale. Come si esprimeva Camus “un uomo senza etica è una bestia selvaggia che vaga libera in questo mondo”.
L’Italia penso sia il Paese con la massima concentrazione di bestie selvagge. Pensate agli 80 miliardi di euro di corruzione ed ai 110 miliardi di nero. I principi dell’etica e della morale sono i pilastri sui quali poter riformare uno Stato che ha permesso ai banchieri di turlupinare centinaia di migliaia di risparmiatori per un ammontare di circa 70 miliardi. Vi rendete conto? Parliamo delle Popolari Venete, del MPS e delle quattro famose: Etruria, Ferrara e Co. In più stanno arrivando al pettine i nodi delle varie banche locali, raggruppate sotto l’ombrello del Credito Cooperativo. La vergogna è che la maggior parte dei responsabili non solo è a piede libero ma sono perfino riusciti a trasferire tranquillamente le proprietà dei loro beni ai parenti o a terzi compiacenti. Per il momento nessun giudice ha chiesto la revocatoria o l’azione di responsabilità per gli amministratori. Per finire il quadro generale, parliamo un secondo della commissione di inchiesta parlamentare, presieduta dal “frenatore” democristiano Ferdinando Casini il quale voleva secretare i nomi dei più grandi debitori. Nessuno ha capito perché, ma tutti sanno, che un certo Caltagirone suocero e padre di Azzurra, sua compagna, è nella lista dei grandi debitori di una delle banche protagoniste di questo scandalo nazionale.

Prendiamo ora in considerazione due casi di malagiustizia straniera che vedono coinvolti due personaggi italiani. Cesare Battisti pluriomicida riconosciuto dalla legge, difeso da indescrivibili giudici brasiliani, in barba agli accordi in vigore relativamente all’estradizione. Un caso davvero paradossale è quello del giovane italiano, Fabio Vettorel, il quale si è già fatto 4 mesi di carcere e mentre stava per riassaporare la libertà, sulla soglia del tribunale è stato costretto a ritornare in carcere per un’improvvisa istanza di un altro giudice, che disattendeva la sentenza. Come sia possibile che il nostro ministro degli esteri non si occupi del caso, facendo sentire l’opinione dell’Italia o chiedendo l’immediata estradizione? Credo di sapere il perché: Il nostro ministro degli esteri pensa solo a fare politica personale, per far sopravvivere quell’ombra di partito che lo ha espresso politicamente. Infatti, in questo momento, la politica estera dell’Italia non esiste. Se non ci fosse stato il ministro attuale dell’interno, per Angelino Alfano il fatto dell’immigrazione incontrollata, che ha cambiato le città del nostro Paese, non sarebbe mai esistito. Anche quando Alfano era ministro dell’interno, non aveva preso alcun provvedimento di contenimento dei flussi, nessuna iniziativa di respingimento degli illegali o dei non meritevoli dell’asilo politico. Credo sia sotto gli occhi di tutti, il problema che caratterizzerà la nostra società da oggi in avanti. Migliaia di persone che vagano per le città, senza lavoro ma con tanto di telefonini in mano. Senza pregiudizi, credo che ci sarà un problema grave che diventerà criminalmente molto più strutturato. Una criminalità legata soprattutto allo spaccio di droga (soprattutto nelle zone delle scuole), alla violenza sulle donne, ai furti predatori nelle case delle persone ed alle pretese di avere trattamenti di sostegno da parte dello Stato, senza lavorare. Mentre le persone straniere integrate e che rispettano le regole sono a tutti gli effetti cittadini meritevoli di condividere la realtà sociale che è riservata agli italiani. Per il tema “ius soli” lascio ad ognuno di noi interpretare come meglio crede questa proposta di una parte dei partiti.

Come conclusione, vi chiedo cosa ne pensate dei servizi televisivi che ripetono per più volte le scene di violenza (specialista è la rete televisiva La 7 di Mentana), la quale ci ha propinato per più di una settimana la famosa testata del violento di Ostia, nei confronti di un giornalista televisivo. Per rilassarvi vi consiglio la lettura di un libro di Serena Dandini: Avremo sempre Parigi, Rizzoli.

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RIPRESA SÌ, POLITICA NO

Dopo 10 anni di sofferenza economica, con migliaia di posti di lavoro andati persi e milioni di immigrati arrivati in Italia, ci ritroviamo sommersi da problemi di tutti i tipi, sempre legati alla politica. Quattro milioni di famiglie che vivono in povertà, tre milioni di giovani disoccupati e milioni di immigrati mantenuti dallo Stato che gironzolano per le città senza fare nulla, quando non compiono azioni illegali o criminali. L’impreparazione degli attuali governanti a gestire il problema degli sbarchi quotidiani lo dobbiamo all’incompetenza di chi ha firmato la Convenzione di Dublino nel 1990 ed entrata in vigore nel ‘97. Allora furono i ministri dell’esecutivo di Berlusconi, Cancelleri e Alfano, a firmarla. Ma il danno più grave è stato quando Renzi, firmando la convenzione Triton in buona fede, ha autorizzato a destinare i porti italiani per gli sbarchi di migranti soccorsi da navi europee, anche militari, senza rendersi conto di quale atteggiamento avrebbero assunto gli altri Stati Europei. Infatti, la maggioranza degli stessi ha chiuso sia le frontiere che i porti all’accoglienza di altri esseri umani. Dal 2015 a oggi Triton ha distrutto 420 battelli dei trafficanti, salvato e sbarcato in Italia 30.000 circa migranti e arrestati 109 trafficanti. Questo sarà il pressante problema sul quale il Governo perderà la maggioranza se non ci saranno prese di posizione dell’Italia a livello europeo.

Lasciare in difficoltà l’Italia fa comodo alla Francia (che è stata la principale causa del caos successo in Libia dopo l’assassinio di Ghedaffi, con l’intento di mettere le mani sui pozzi petroliferi libici) con la complicità dell’Inghilterra ed il silenzio di Obama. Provo ad accennare ad alcune situazioni molti gravi, delle quali sembra che il Governo sia indifferente: il caso Alitalia, il caso Ilva, il caso Banche Popolari venete. Miliardi andati in fumo, posti di lavoro sicuramente che saranno eliminati e risparmiatori che devono subire la mala gestio di banchieri e manager che scorazzano liberi per le vie d’Italia a fare shoppping.
Per non parlare dei sindacalisti italiani che, come ha riportato il Corriere della Sera del 16 luglio, sembra che molti di loro, in procinto di andare in pensione, applicano trucchi per triplicare l’importo che riceveranno come pensione. Trucchi che solo loro sanno fare o hanno imparato dall’ex Bonanni, che con la sua pensione numero 36026124, incassa 8.593 euro lordi al mese), cifra ben superiore percepita dalle tute blu che hanno difeso per decenni.
Così dicasi per le pensioni privilegiate per le quali non c’è verso che siano ridotte o ricalcolate. Ci mancava solo la battuta del presidente dell’INPS Boeri che ha detto che se “non arrivano migranti” le pensioni degli italiani non potranno essere pagate. Ma che siano proprio quelle persone che così generosamente sbarcano dalle navi degli altri Stati UE, a salvare le pensioni?
O il caldo ci rende tutti più strafatti e impazziti oppure un bel silenzio non fu mai scritto, anche se Boeri non è la prima volta che vince il “Peperoncino d’oro” per le sciocchezze che spesso gli son dal “cuor sfuggite….”.

Due parole sull’affaire Banca Intesa e Popolari Venete. Non vi sembra strano che le parti attive (conti correnti attivi, immobili, arredi, personale) di due banche in default, alle quali sono state fatte migliaia di cause per il recupero dei risparmi bruciati, possano essere state vendute per un euro a Banca Intesa? Inoltre, lo Stato ha dato 5 miliardi come prestito e si assumerà tramite gli ammortizzatori sociali, i costi degli esuberi non solo delle Popolari ma anche di Intesa. Non vi sembra anticostituzionale il fatto che il decreto annulli tutte le cause fatte contro le vecchie Popolari lasciando migliaia di risparmiatori (80.000 circa) con l’onere di immettersi, con nuovi costi legali, nel fallimento della BAD Bank (così sono ora chiamate le banche fallite) che hanno distrutto quasi 20 miliardi di euro in denaro, tra svalutazione del valore delle azioni, aumenti di capitale maciullati e milioni di affidamenti dati senza le dovute garanzie e ora diventati crediti deteriorati (incagli o sofferenze) se non inesigibili? Al gruppo Zonin, la Popolare di Vicenza, negli ultimi tre anni di gestione dell’ex contadino, ha concesso disponibilità di denaro per 50 milioni all’anno. Abbiamo chiesto se erano garantiti questi prestiti ma nessuno ci ha saputo o voluto rispondere.

Se volete saperne di più, potete acquistate in libreria o direttamente dall’editore www.cleup.it, il libro “Il Massacro delle Popolari venete” di Gian Paolo Pinton. Euro 15.

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TE LO DO IO IL GAS!

Ormai è un concetto che si sta diffondendo sempre di più. I carburanti alternativi intesi come gas metano, biocarburanti e via dicendo sono il presente o il prossimo futuro della propulsione commerciale. Il vero futuro dei motori di truck, van ma anche auto è sicuramente l’elettrico.

Nonostante molte Case stiano, giustamente, spingendo su LNG e altre motorizzazioni ecosostenibili, pare che queste soluzioni siano, in realtà, “di passaggio”. Un passaggio obbligato, questo non c’è dubbio, ma pur sempre di passaggio. La difficoltà di una rete distributiva adeguata, in primis, sta portando, dunque, a studi sempre più approfonditi e impegnati verso una propulsione elettrica o, quantomeno, ibrida.
In una intervista di Marco Lazzoni (AD di MAN Italia), pubblicata sul numero du luglio di Trasportare Oggi, il manager della Casa del Leone è uscito – forse per primo in via così ufficiale – allo scoperto, dichiarando che MAN sta già testando in Austria un veicolo che rispecchi le esigenze di un trasporto 5/6 o 7.0.
Ancora più avanti, SCANIA, che primo Costruttore in assoluto, ha messo in commercio il primo truck ibrido. Una soluzione al momento perfetta, dal nostro punto di vista, in quanto mette a disposizione un motore diesel per le esigenze più impegnative e quando le batterie sono scariche, e un altro motore (che si ricarica anche cineticamente), in grado di spingere il veicolo con emissioni zero.

Lo abbiamo scritto sull’editoriale di agosto/settembre, comunque, ma lo ribadiamo qui: FATE LA SCELTA GIUSTA! Investite nelle nuove tecnologie, nelle nuove motorizzazioni e nelle soluzioni che le Case si impegnano a studiare e mettere sul mercato. Una azienda moderna si vede dalle scelte che fa.

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Un mondo di APP

Ormai la parola app penso sia tra le più utilizzate nel nostro linguaggio quotidiano. Non c’è discussione in cui non ci scappi la parolina magica. Persino le signore attempate nei loro ritrovi pomeridiani, magnificano il lavoro dei nipoti, che arricchiscono quotidianamente il menù del loro smartphone con applicazioni di tutti i generi, il più delle volte senza capirne l’utilità. Se ho preso ad esempio le signore che passano i pomeriggi a giocare burraco, significa che il fenomeno delle app è ormai penetrato nel nostro tessuto, è parte di noi e della nostra vita.

 

Di come stia cambiando il mondo, ne ho avuto una conferma recentemente partecipando a un evento riservato ai concessionari italiani di auto e truck (Automotive Dealer Day di Verona, n.d.r.). Lo stesso evento qualche anno fa avrebbe visto la partecipazione, in qualità di sponsor ed espositori, di aziende specializzate nella fornitura di materiali e servizi per il lavoro quotidiano del dealer. Oggi a farla da padrone sono le software house, ovvero quelle aziende che sviluppano programmi (app appunto) per la gestione del business del dealer. I servizi offerti dalle app sono i più disparati e realmente coprono tutti gli aspetti operativi del dealer. La domanda a questo punto sorge spontanea, parafrasando lo slogan della Nutella, “che mondo sarebbe senza le app” o ancora, ma come abbiamo vissuto finora? Eravamo così imbruttiti e trogloditi?

 

No, però prendiamo ad esempio il mondo dell’usato; da sempre non così sexy come la vendita del nuovo. Una volta i veicoli usati erano ammassati in un’area, possibilmente il più lontano possibile dallo showroom. Lentamente il business dell’usato ha acquisito una propria dignità con una sua personalizzazione, personale ad hoc con strumenti specifici di comunicazione. A differenza del veicolo nuovo, facilmente visibile sui mezzi di comunicazione, ogni mezzo usato è un mondo a se, per lo stato d’uso e per la propria storia. Ora si trattava di presentare al meglio il singolo veicolo, ad un pubblico molto più vasto di quello che normalmente gravita fisicamente attorno al piazzale. Sono così nate le riviste dell’usato con i classici fotoannunci, che avevano il merito almeno di attirare l’attenzione sulle offerte, dando la possibilità di vedere il veicolo. Ci sarebbe da aprire una parentesi sulla qualità delle fotografie, ma sorvoliamo. Sono successivamente arrivati i primi portali dell’usato su internet, con il vantaggio evidente di aumentare il numero di veicoli proposti, aumentando anche le immagini e le informazioni a corredo. Oggi andiamo oltre, comodamente da casa è possibile fare dei tour virtuali all’interno dell’abitacolo per verificare comodamente dal divano la reale qualità del veicolo in oggetto. Non mi stupirei se un domani, costruttori permettendo, non fosse possibile connettersi direttamente alla centralina elettronica del veicolo ed avere una fotografia reale riguardo l’utilizzo reale del veicolo. In questo modo si avrebbe la certezza ad esempio del chilometraggio reale del mezzo. Fantascienza? Proprio no, le informazioni ci sono basta accedervi e nel mondo dell’Internet of Things tutto è possibile. Ma una app che mi trova un veicolo secondo i miei parametri tecnici e di budget, che mi fornisce le informazioni visuali e tecniche e che infine mi propone la miglior soluzione finanziaria, non annulla la figura del venditore? Probabilmente si, o meglio anche la figura del venditore (in parte sta già accadendo) dovrà subire una metamorfosi verso una figura più gestionale e meno operativa. È il prezzo che impone il progresso che sta letteralmente stravolgendo (magari senza che ce ne accorgiamo) la nostra vita. D’altronde, che mondo sarebbe senza le app?

Smartphone with cloud of application icons
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Lo spettro del fermo

Oggi si vota in molte città. Chissà se andando a votare qualche autotrasportatore starà pensando anche al voto che ha dato in sede di Associazione per decidere chi lo debba rappresentare in sede istituzionale…

Beh, nel caso lo facciate, pensate anche che poco cambierà. Non è per essere pessimista, qualunquista o, men che meno, governativo. Sta di fatto che anche questa volta, lo spauracchio usato dalle Associazioni di Categoria per protestare contro la politica del governo è… lo sciopero, il fermo!

Il 7 giugno, alla luce dell’atteggiamento poco collaborativo del Governo, UNATRAS deciderà se confermare il fermo già deciso per far sentire la propria voce contro un dietrofront istituzionale sulle promesse fatte al settore.

E cosa accadrà? Nulla. Perchè, nonostante ci sia un coordinamento centrale (UNATRAS appunto) delle associazioni, ognuna cercherà in qualche modo di portare avanti gli interessi dei propri associati, ognuna cercherà di avere la propria posizione e voce di rilevanza, alcuni degli associati aderiranno, altri no. E quale sarà il risultato? Fermo macchina e conseguente mancato guadagno per “N” giorni, disagi ai consumatori per un nulla di fatto, e tanto parlare.

Siamo all’inizio di una timida ripresa. Cosa comporta fermare le proprie attività proprio in questo momento? Ci lamentiamo, a volte, che il veicolo deve star fermo qualche ora per la manutenzione, e adesso che si prospetta un fermo di giorni non ce ne importa nulla?

Che fare? Come protestare? Come far valere i propri diritti?
Una soluzione, per l’Italia, di fatto non ce l’abbiamo se non invocare sempre la solita aspirazione: ESSERE UNITI, DAVVERO!
Un fermo ha senso se porta dei risultati concreti. In Francia, lo abbiamo detto mille volte, se si ferma l’autotrasporto si ferma il Paese. In Italia, al massimo riceveremo in ritardo il nostro nuovo smartphone.

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Bail-In sì, Bail-In no

Le Famiglie italiane, anche se non stanno vivendo momenti felici per i loro risparmi (molte di loro sono state truffate dagli impuniti Banchieri Veneti, Toscani, Romagnoli e Molisani) o per le loro ridotte capacità di consumo, stringono la cinghia e fanno di tutto per non abbandonare i loro figlioli dopo anni di sacrificio e di studio. In questi casi il Governo dovrebbe intervenire a gamba tesa, per tutelare le Famiglie truffate e invitare i Giudici ad applicare la legge con rapidità e rigore per non permettere ai “banchieri truffatori” di trasferire le proprietà a loro intestate a figure di comodo.

Sono 11 i miliardi di euro bruciati nel solo Veneto. A proposito di nuove disposizioni di legge in materia bancaria, vorrei tentare di esprimere una riflessione su quel micidiale meccanismo chiamato BAIL-IN. Pochi consumatori e cittadini pensano che sia una disposizione di legge che li riguardi direttamente. Vorrei richiamare attenzione invece nel ricordare che la parola bail-in significa che in caso di default bancario l’eventuale salvataggio deve avvenire all’interno dell’istituto senza intervento dello Stato. C’è una gerarchia di responsabilità(decreti legislativi n°180 e n°181 del 2015): in ogni caso rispondono in ordine decrescente, gli azionisti, gli obbligazionisti, nonché le persone fisiche e le PMI titolari di depositi per l’importo eccedente i 100mila euro. A mio parere con il bail-in c’è qualcuno che è tenuto a pagare e che in verità non dovrebbe: i clienti con depositi superiori a 100mila euro. Infatti mi chiedo cosa ci stanno a fare organi eccellenti di Controllo quali la Banca d’Italia, la Consob, le Società di revisione e gli Uffici preposti della BCE. Se facessero il loro lavoro non ci sarebbero default, per lo meno ci sarebbero prima dei segnali di avvertimento di non proseguire su quella strada. Illustri costituzionalisti, tra cui Mario Bertolissi, si pongono addirittura l’interrogativo se il bail-in sia costituzionale. Del resto, sostiene sempre Bertolissi, come si può pretendere che sia conforme a Costituzione pretendere che risponda addirittura il depositante, che ha consegnato i propri risparmi perché siano custoditi, se l’art.47,1°comma,stabilisce che la ”Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina e controlla l’esercizio del credito”? E’ un problema che riguarda lo Stato il quale sarebbe bene facesse valere quel che prevede l’articolo 2043 del C.C., la cui matrice è riconducibile alla insuperata sapienza del diritto romano classico. Conclude Bertolissi: ”qualunque fatto doloso o colposo che cagioni ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.
Altro che bail-in, come praticamente hanno fatto gli amministratori delle Popolari venete, scaricando tutte le perdite/sofferenze sugli azionisti.

Ultime considerazioni: non sono un giurista costituzionalista, ma ritengo che le riforme innescate con il referendum siano un primo segnale di inversione di rotta lanciato dalla voglia di cambiamento politico, che sta tenendo questo Paese, sui binari della democrazia. Ognuno voti come crede, ma l’invito è quello di non ascoltare le sirene di entrambe le parti. Si legga il contenuto della Riforma e si provi a pensare cosa cambierebbe realisticamente. Forse i no sarebbero in difficoltà ad autogiustificarsi ed autoconvincersi e i sì capirebbero che a brevissimo, nel caso passasse il referendum, bisognerebbe affinare la Riforma, con maggior apertura mentale verso il ruolo del Parlamento e soprattutto abbattere ancora di più i tempi e le formalità burocratiche che hanno messo in ginocchio il nostro Paese.

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Manuale per scegliere una Banca

L’8 marzo era la festa delle donne e, ringraziando il cielo colui che le ha messe al nostro fianco, dovremmo ancora una volta imparare da loro su come scegliere la propria banca. Direte: “ma sei fuori”?

Bene. Fatevi questa domanda: Come e cosa fanno le ragazze quando conoscono un ragazzo in discoteca?
Prima di uscirci, fanno una serie di valutazioni. “Perché il sabato sera gli uomini sembrano tutti belli, simpatici e a volte pure intelligenti, e il lunedì mattina si trasformano inesorabilmente in una sottospecie di rospi? Magari ci ha già dato il numero di telefono e non abbiamo mai smesso di scriverle messaggini!

Prima di scegliere una banca alla quale affidare i risparmi di una vita, sarebbe opportuno fare le stesse valutazioni. A primo impatto, la sede può essere bella, i consulenti possono essere simpatici… ma siete sicuri che tutto questo vi basterà?
Sui ragazzi in discoteca l’analisi che fanno le donne, è semplice: ti convocano un lunedì pomeriggio e ti analizzano senza l’aiuto di alcol, luci e musica. Se dopo otto ore di lavoro, Le sembriamo ancora il principe azzurro allora possono procedere con lo step successivo: dartela, un’opportunità.
Per le banche procedere con la stessa premura. Ma con l’aiuto di qualche piccolo accorgimento matematico.
Per sapere se la vostra banca è solida o se rischiate di finire intervistati da Bruno Vespa o peggio ancora da Barbara D’Urso per aver perso tutti i risparmi, basta guardare qualche semplice indicatore messo a disposizione dalla Banca D’Italia.
Questo indicatore di chiama CET 1, Common Equity Tier 1, si tratta del parametro che misura la solidità di una banca. Il Cet1 si ottiene mettendo in rapporto capitale a disposizione della banca e le sue attività ponderate per il rischio. Più il valore è alto, più la banca è solida.

C’è una soglia minima che questo valore dovrebbe avere, secondo le regole dettate dalla Banca d’Italia: il valore deve essere superiore a 10,5%. Inoltre la Banca Centrale Europea ha messo a disposizione un ulteriore parametro per scegliere bene il vostro istituto di credito: ricreando uno scenario economico drammatico, ha effettuato una valutazione sulle banche italiane, lo stress test. Ha diviso le banche in quattro fasce: quelle situate nella 4° fascia, sono in zona retrocessione… come il Verona, il Carpi e il Frosinone…. (la mia Atalanta è in 3° fascia….sigh, N.d.r.)

Per quanto riguarda lo stress test che le donne fanno ad un uomo prima di sceglierlo come fidanzato, è identico a quello della Bce: se urlandovi contro dicendovi che vuole sposarvi ed avere 3 figli, voi non morite folgorato all’istante, siete quello giusto!

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Blog Il Dorsale Il Frontale

Non ci resta che piangere

Si respira un’aria sempre più pesante, non solo per la mancanza di pioggia che ha fatto schizzare alle stelle il coefficiente di PM10 nell’aria, ma soprattutto per la situazione economica che continua a penalizzare tutti gli italiani. Non basta la mancanza di posti di lavoro per i giovani, non basta l’evasione crescente da parte della criminalità organizzata, non bastano le truffe dei banchieri, non bastano i privilegi dei superburocrati e dei manager di Stato che prendono 20 volte lo stipendio medio di noi italiani, ci si mette anche Renzi, che si dimentica di applicare la spending review, si dimentica di modificare la normativa svuota carceri, diventata la beffa della giustizia. Tutti liberi se si becca una condanna al di sotto dei due anni! Ci sono carceri pronte per entrare in funzione. Cosa si aspetta a metterle in grado di accogliere i nuovi detenuti?

Continua il fenomeno dell’immigrazione incontrollata, accogliendo non solo i profughi (che si autodicertificano) ma anche gli immigrati che arrivano nel Paese di Bengodi dove entrano senza lasciare impronte e vengono mantenuti come fossero turisti. Potrebbe diventare un inferno la posizione dell’Italia, con l’irrigidimento degli stati del Nord Europa e della Germania. Più le chiusure delle frontiere di Slovacchia e Polonia in arrivo. Unico portale aperto a 360 gradi resterà l’Italia da dove non potranno oltrepassare le frontiere per andare verso Nord. Cosa aspetta l’Europa a trovare una strategia comune?

Le minacce del terrorismo ha fatto passare in secondo piano ogni altro problema dell’Italia, tralasciando casi gravissimi come ILVA, scandali Banche Etruria, Marche, Ferrara, Chieti. Gli scandali della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, dove azionisti privilegiati hanno potuto vendere le loro azioni, incassando anche di più dell’investito mentre centinaia di migliaia di piccoli azionisti hanno dovuto accollarsi le perdite e rischiare di vedere bruciati tutti i risparmi di una vita. Questo è il Paese dove impera l’ingiustizia, l’incertezza del diritto e di conseguenza la mancanza di certezza della pena. Dove la violenza impera nelle strade e gli scippatori ne fanno da padroni. Guai alle signore che si trovano a girare da sole di sera, ma anche di giorno. Il reato non porta in prigione il criminale, lo libera subito anche se il processo è per direttissima.

Un Governo senza un preciso indirizzo politico anche in materia di referendum. Avete potuto analizzare il modello del Nuovo Senato? Di fatto non viene eliminato, non solo. I senatori saranno eletti dai Consiglieri regionali e non dal Popolo. Eminenti studiosi costituzionalisti tra cui Carlassarre, Ainis e altri hanno invitato a dubitare di questa proposta referendaria. Perché non si può trovare un consenso allargato studiando un testo che possa essere più equilibrato e meno fazioso? Concludo con una rapida carrellata sulla disastrosa situazione mondiale che ci appare di fronte in questo momento: borse a picco, piccoli risparmiatori disperati e sul lastrico, petrolio ai minimi storici (ma il Governo si guarda bene di abbassarci il prezzo della benzina) economie così dette emergenti, in assoluto declino, Cina con parametri di crescita tornati ai livelli del dopoguerra, nel 2050 prospettiva di innalzamento di 3 gradi, della temperatura del suolo terrestre. ISIS spadroneggiante grazie ai finanziamenti derivanti dal Petrolio “pirata”, terrorismo incontrollato e imprevedibile. Forse tutto questo precluderebbe ad una terribile guerra mondiale?

Da leggere: “Storie del nuovo banditismo globale” di Federico Rampini. Ed Mondadori euro 16.50.

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Si è spenta la voce degli autotrasportatori

Tocca a noi, colleghi, amici e compagni di mille avventure professionali salutare coloro che ci lasciano. È un onore farlo, naturalmente, soprattutto quando si tratta di persone che hanno battutto con passione, onestà e grandi doti giornalistiche, le stesse strade che noi stessi abbiamo battuto.

Così è per me, in questo momento. Mi accingo a salutare Fabio Montanaro – classe 1944. Un Giornalista con la “G” maiuscola che, tra i tanti pregi, ha avuto quello di portare la Voce degli autotrasportatori in radio, dando loro spazio senza filtri né paletti.

Lo saluto, senza potermi onorare di dire di essere un suo Amico, come molti colleghi lo sono stati. Fabio ho avuto modo di frequentarlo poco, spesso di sfuggita, tra una conferenza stampa e un’altra, tra un viaggio e un test drive. Ma, sempre, in ogni occasione, ho potuto cogliere la sua straordinaria intelligenza, la sua affabilità e la sua voglia di confrontarsi con gli altri.

Vorrei poter dire di essere stato suo amico, ma mi fermo alla parola “collega”, e già questo è un onore, parlando di una firma come quella di Fabio.

Direttore di HP Trasporti e Tir – esordì in Rai con Onda Verde Camionisti, che poi divenne Mondo Camion, per poi assumere l’ultima denominazione di Uomini e Camion. Avviò, poi, altre due importanti trasmissioni radiofoniche dell’autotrasporto: Radio Tir, in diretta notturna, e gli spazi informativi dell’Albo degli Autotrasportatori su Isoradio.

 

Ciao Fabio, il tuo prossimo Editoriale parlerà di altre strade.