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Blog Me ne frego

LA LUCE IN FONDO AL… TUNNEL

Lo so. Questo spazio non deve e non vuole servire a far politica. Però, quando coloro che dovrebbero essere super partes si schierano nettamente e ingiustificatamente da una parte, allora mi vien voglia di trasgredire a questo dictat.

Ovviamente mi sto riferendo al progetto di collegamento ferroviario Torino-Lione. Al maschile o al femminile non importa… sempre TAV è e sempre di TAV parliamo.

È vergognoso che professionisti di caratura internazionale si prestino alle volontà, peraltro incomprensibili, di un Ministro senza arte né parte. Un Ministro delle Infrastrutture convinto dell’apertura del Traforo del Brennero, solo per citarne una delle sue.

La famigerata analisi costi-benefici del Prof. Ponti è un evidente colabrodo. Prova ne è il fatto che su sei professionisti incaricati di redigere il documento, uno si è rifiutato di firmarlo. Abbastanza pesante come percentuale direi.

Ad ogni modo, in questa pagina non c’è lo spazio per entrare nel merito “micro” del documento, ma vorrei solo sottolineare quelli che, a mio avviso, sono i punti “macro” del problema in sé. Nelle prossime pagine, poi, potrete leggere anche una analisi di Paolo Volta, su uno degli aspetti del documento.

 

Il primo aspetto è quello relativo alle opportunità. Una valutazione avulsa dal mero conto economico e che deve considerare l’ampiezza del traffico merci e di persone a livello Continentale, in questo caso da est ad ovest e viceversa. La chiusura del “buco” comporterebbe inevitabilmente un passaggio a nord delle Alpi del Corridoio 5. Perché i traffici di certo non si fermano a seconda di come si sveglia un Ministro o il Governo di un Paese. Questa considerazione va al di là dello stato di sviluppo del detto Corridoio che, sicuramente, sta subendo rallentamenti su più fronti.

Soffermiamoci ora sullo stato dei lavori. È vero, mancano più di 10 anni al completamento dell’opera, ma vi rendete conto a che punto siamo? Siete mai entrati nel “buco”? Io sì, e ormai già due anni fa. Oggi i lavori di scavo lato Italia (ribadisco: lato Italia!!) sono già finiti e quelli francesi sono quasi al termine (mancherà poi la tratta comune di circa 60 km). Quindi è meglio chiudere un buco quasi ultimato o arrivare alla fine di esso?

Entriamo un pochino più nel merito dell’analisi costi-benefici. Possibile che in una tanto dettagliata analisi, che per quanto riguarda i benefici si basa tra l’altro su stime più o meno oggettive, non consideri i contributi europei? Sono il quaranta per cento degli 8.6 miliardi di costo totale del tunnel di base. Nel documento, però, non ci sono. Inoltre, vengono evidenziate spese per il nostro Paese di 7.6 miliardi, quando invece la spesa massima prevista è di 4.6 miliardi, come previsto dal trattato internazionale. Tutto questo senza considerare la possibilità, quasi certa, che l’Europa aumenti il suo finanziamento al 50%, con un impatto (positivo) enorme sui conti.

Altro aspetto, quello delle penali in caso di rinuncia. 3,8 miliardi tra imprese, Francia e UE. Contro i 3 miliardi previsti (anche nell’analisi) per completare l’opera.

Infine, ma non è un particolare da poco, consideriamo che quest’opera è già stata voluta, approvata e avviata da anni di precedenti governi e accordi internazionali. A partire dal 1991, fino al recente stanziamento di 2,5 miliardi (Finanziaria 2012) che non possono essere spostati su altri lavori. Quindi, per rescindere il trattato internazionale che regola il/la TAV, oltre che un voto parlamentare, servirebbe anche la copertura economica, che sulla base delle analisi del gruppo-Ponti e di quella giuridica, supera i 3.8 miliardi.

 

Non me ne vorrà il mio amico Paolo Volta, ma ricito la frase che leggerete nel suo editoriale: “chi vuole uccidere il proprio cane dichiara che ha la rabbia”.

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Blog Il Dorsale

E L’ORGOGLIO DOV’E’ FINITO?

L’intervista di Fazio a Macron, fatta all’ingresso dell’Eliseo, è sintomatica di come il numero uno della politica francese consideri gli italiani. Infatti, il modo in cui ha accolto il giornalista, fa parte di quella puzza storica che hanno sotto il naso quasi tutti i francesi (sostenuta dal famoso e volgare intercalare della loro parlata quotidiana, “merde”).
Chi scrive ama la Francia e soprattutto Parigi dove è di casa. Avete visto però tutti dove è stato messo Fazio: fuori dal palazzo o quasi. Seduti sugli sgabelli del bagno con sfondo di porte grigie e una corsia rossa. Potevano incontrarsi in altri mille posti, ma farsi accogliere in quel modo ha fatto di Fazio uno zimbello senza dignità professionale e di Macron un eterno presuntuoso, degno rappresentante dei quello stile arrogante di insolenza relazionale che solo i francesi sanno tenere con gli italiani.

Questo comunque è solamente uno dei sintomi della patologia dell’immagine esterna che il nostro Paese sta subendo da alcuni anni. Prima i sorrisetti beffardi di Merkel e di Sarkozy nei confronti del nostro premier di allora, Berlusconi da Arcore. Capibile per l’allora comportamento “sex oriented” del primo ministro, rappresentante tutto il popolo italiano, ma inaccettabile sul piano della diplomazia internazionale.
Anche in Europa, i parlamentari europei hanno, nei confronti dei colleghi italiani, un atteggiamento sornione e arrogante. Ci pensa poi Di Maio, con le sue gaffe e con le sue presunte affinità politiche con i gilet gialli a gettare benzina sul fuoco. A raddoppiare la dose di scemenze politiche dei 5 Stelle era rientrato dalle ferie anche il piccolo “savonarola” dei pentastellati, Di Giambattista, che si era auto incaricato di insegnare agli italiani come si deve vivere e agli stranieri cosa devono fare per migliorare la loro politica interna ed internazionale. Per fortuna qualcuno gli ha tagliato il filo e comperato un biglietto perché se ne ritorni nel paese da cui era riapprodato in Italia.

Tento di continuare l’analisi della situazione politica italiana, chiedendomi cosa aspetta l’opposizione a rifondarsi per esprimere un’alternativa politica a questi dilettanti allo sbaraglio. Parola riferita soprattutto ai 5Stelle, perché alla Lega va riconosciuto una capacità politica inaspettata e ben accolta da moltissimi italiani. Per fortuna c’è Salvini che sa usare le arti più raffinate della diplomazia per cercare di mettere ordine al sistema della sicurezza interna di questo Paese. Combatte le organizzazioni criminali, le ingiustizie subite da immigrati che da anni vivevano nelle baracche del sud (dove è stata tutti questi anni l’illuminata sinistra?) cerca di farsi valere in Europa, rischiando qualche incriminazione giunta da parte di qualche magistrato che non si ricorda più i principi separativi del potere di Montesquieu (legislativo, esecutivo, giudiziario) a ciascuno dei quali veniva riconosciuta indipendenza.

Gravissima è la situazione economica. Crescita zero, con affermazioni inaccettabili e bugiarde da parte dei vertici che ci governano. O sono incompetenti o sono mascalzoni. Vogliono trascinare questo Paese in una situazione di povertà immeritata ed endemica, non sapendo intervenire riformando la giustizia, scremando il sistema bancario e rilanciare i finanziamenti per le opere pubbliche, che sono la sola leva per la ripresa. Maledetta situazione politica: ad oggi non c’è alternativa democratica. Ma chi ha detto che deve essere democratica? Sarebbe Democrazia il potere assunto dai giudici? Sarebbe Democrazia è il poter assoluto dei burocrati di Stato? Sarebbe Democrazia il modo di gestire le opere pubbliche? Sarebbe Democrazia il modo di gestire l’immigrazione? Sarebbe Democrazia come vengono tutelati i cittadini truffati dalle banche recentemente fallite? Sarebbe Democrazia sopportare i deficit di regioni male amministrate, con livelli di corruzione indescrivibile? Sarebbe Democrazia non mantenere gli accordi previsti da trattati internazionali (TAV) solo per manie di grandezza dei 5 Stelle?

Si sta formando uno scenario politico insopportabile da tutti i cittadini: non c’è futuro per i giovani, le aziende chiudono o si fanno comperare. Un lento ma inesorabile azzeramento dell’identità socio-economica-politica dell’Italia per essere colonizzati da chi? Dall’Europa? Ma di quale Europa stiamo parlando se vogliono distruggerla? Alcuni poveri italiani rincoglioniti pensano che il cambio euro lira sarebbe lo stesso. Nemmeno un euro contro mille lire ci darebbero. Accontentarsi di un terzo, così i risparmi dei cittadini spariranno e saremo costretti a scendere in strada per tentare una rivoluzione a suon di rami di alberi abbattuti dai cicloni anomali contro “armi pesanti” della presunta Democrazia. Meglio andare alle elezioni anticipate al più presto!

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Capire il TAV

L’analisi costi – benefici del TAV Torino Lione voluta dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, affidata a una commissione di sei esperti – tra cui Pierluigi Coppola, che non ha sottoscritto le conclusioni – e presieduta dall’economista Marco Ponti, è stata pubblicata e traccia un bilancio negativo: calcola che i costi dell’opera superano i benefici di sette miliardi di euro previsti nell’ipotesi definita “realistica” (le altre oscillano tra un minimo di 5,7 e un massimo di 8 miliardi). Lo studio considera i costi di investimento (11,5 miliardi) dell’intera tratta e non solo quelli a carico dell’Italia pari a 5,6 miliardi.

L’attenzione dei commentatori e della opinione pubblica si è focalizzata sulla posta che vede tra i costi del progetto i mancati introiti delle accise. Argomento scivoloso che non convince neppure un’ambientalista ed esperta in sistemi di trasporti come Anna Donati, che pure ha sempre criticato il progetto Tav: “Considerare la riduzione delle accise sul carburante come un costo è pericoloso. Dipende da quale obiettivo ci poniamo: dovremmo forse considerare positivo ogni progetto che induce maggiori consumi di carburante, visto che porterebbe nuove entrate allo stato?”.

L’approccio convenzionale dell’analisi costi–benefici e le linee guida comunitarie e nazionali suggeriscono che le tasse siamo escluse dal calcolo, poiché costituiscono un trasferimento dal consumatore alle casse dello stato e non rappresentano risorse consumate. Inoltre, l’adozione un tale concetto porrebbe in discussione l’intera politica ambientale nazionale ed europea per la riduzione delle emissioni.

Foto Marco Alpozzi – LaPresse
12 11 2013 Chiomonte (TO)

Per prevenire il cambiamento climatico, nell’ottobre 2014 i leader UE hanno adottato il Quadro 2030 per il clima e l’energia. Il quadro include l’obiettivo vincolante della riduzione delle emissioni nell’UE di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990. In particolare, la riduzione di emissioni nei settori quali i trasporti, l’agricoltura, gli edifici e i rifiuti deve essere del 30% rispetto al 2005.

L’analisi della commissione Ponti prende in esame i vantaggi ambientali della ferrovia, ma calcola l’impatto della nuova linea Torino-Lione, tra 500mila e 700mila tonnellate di anidride carbonica in meno all’anno rispetto a oggi: appena lo 0,5 per cento delle emissioni che ogni anno produce il sistema nazionale dei trasporti in Italia.

Non ultimi i flussi di traffico. La stima del 2011 che prevede 52 milioni di tonnellate merci, 4,6 milioni di passeggeri di lunga percorrenza e otto milioni di passeggeri regionali al 2059, è stata considerata troppo ottimistica dalla commissione che ha adottato ipotesi più caute basate sull’analisi degli attuali flussi di traffico nazionali ed europei. La stima prevede che il traffico merci complessivo cresca solo di una volta e mezzo all’anno, raggiungendo i 25 milioni di tonnellate all’anno nel 2059, e che quello dei passeggeri si limiti a raddoppiare sulla lunga distanza e a crescere del 25 per cento sulle tratte regionali; valori sostanzialmente dimezzati rispetto alla stima 2011.

La rilevanza del contesto europeo è ancora più significativa considerando che l’export del nostro Paese dal 2008 ad oggi è cresciuto dal 20 al 31 percento del PIL e che vede nel continente europeo il principale mercato di sbocco. Il trasporto delle merci e dei viaggiatori attraverso l’arco alpino e i vincoli strutturali di questi collegamenti rendono sempre più attuale e necessario la costruzione di un sistema ferroviario con caratteristiche tecnologiche europee, considerando l’impatto del trasporto su gomma in un ambiente delicato come quello alpino.

 

E i cugini di Oltralpe? La Francia non ci sta. L’analisi costi-benefici sulla Tav è «straordinariamente di parte». È quanto afferma il Comité Transalpine Lyon-Turin: “Visto dalla Francia, questo rapporto costi benefici facciamo un po’ fatica a prenderlo sul serio. Abbiamo tanti difetti ma quando si nomina una commissione indipendente, si fa in modo di non mettere solo tecnici contrari al progetto – dichiara il delegato generale Comité Lyon-Turin Stéphane Guggino all’Ansa – Nel rapporto, insomma, tutti i parametri favorevoli: impatto su ambiente o traffico, sono minimizzati e quelli sfavorevoli esaltati. Adesso ci prenderemo un po’ di tempo per studiare meglio il rapporto. In Francia si dice chi vuole uccidere il proprio cane dichiara che ha la rabbia”.

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Blog Non solo TIR

La parola dell’anno

Cari lettori, eccoci al primo appuntamento del 2019. Come gli anni precedenti vi propongo nell’articolo di apertura una parola che sia la sintesi o un’aspettativa dell’anno che parte. È una tradizione che da diversi anni utilizzo anche in famiglia, dove il 31 dicembre scrivo in un’agenda la parola dell’anno che sta per entrare: per informazione, la parola del 2019 per la mia famiglia è equilibrio: con la principessa Diletta arrivata tre mesi fa e un nuovo lavoro iniziato da due mesi, potete immaginare che sarà assolutamente necessario ritrovare un nuovo equilibrio per mettere insieme queste novità con gli stimoli e impegni già esistenti.

Fin qui una parentesi personale. Ma arriviamo quindi a quella che potrebbe essere la parola del 2019 in un senso più allargato ai nostri tempi, alla nostra società. Confesso che non ho impiegato più di qualche secondo per arrivarci, tanto questa è evidente, palpabile e tanto sento questa parola come comune a tutti gli eventi e fatti che stiamo vivendo ogni giorno.

Di pochi minuti fa è il fallimento interno alla Gran Bretagna della negoziazione della Brexit, con il Parlamento britannico che ha respinto in massa la proposta del Primo Ministro gettando quindi tutti nella massima incertezza di come evolverà la situazione: ma poi quale era il contenuto di questa proposta? Qualcuno l’ha capito? Qualche giornale ne ha parlato? A parte il fatto conclamato che questo accordo scontentava tutti, chi saprebbe elencare uno o due elementi di questo accordo? Credo pochi perché questo rispecchia la superficialità del sistema informativo di oggi, dove si sa praticamente qualcosa, diciamo poco, di tutto. In pratica, senza un approfondimento gravoso in termini di tempo, tutti siamo in grado di parlare di ogni argomento, senza però scendere nel dettaglio, e quindi senza capirci molto…ma questo sarebbe un tema a parte cui dedicare un articolo specifico.

Ma torniamo ai temi attuali. Dando uno sguardo oltre oceano, sembra che in termini di incertezza nemmeno gli americani se la passino bene: da quasi un mese è attivo lo shutdown, un termine strano per indicare la paralisi del sistema statale che coinvolge milioni di lavoratori. La causa? Litigi tra partiti politici, soprattutto con oggetto il muro della discordia tra USA e Messico che sta bloccando un Paese intero. Come si risolverà? Da vedere nelle prossime puntate. In Francia, il caos e l’incertezza regnano da molte settimane: la protesta partita dalla piazza contro il Presidente Macron sta diventando qualcosa di più grande, organizzato, forse un nuovo partito politico. Già la Francia ha mandato al potere un personaggio fuori dal sistema partitico classico, ora questo nuovo dei gilets jaunes potrebbe diventare un ennesimo movimento contro il sistema che si propone senza alcuna base culturale per governare il sistema. Ne sappiamo qualcosa.

Rientriamo quindi in Italia: in casa nostra possiamo dire che l’incertezza non sia qualcosa di contingente e momentaneo ma piuttosto sia strutturale e insita nel nostro DNA. Probabilmente dovuta alla nostra creatività, effettivamente è sempre difficile poter fare una previsione stabile sulla nostra situazione. Da noi, oltre all’incertezza politica si aggiunge anche l’incertezza economica: stanno per partire le tanto desiderate leggi inserite nella manovra del popolo e vedremo quindi se riusciranno a trasformare i dati recessivi (ufficiali) nel boom economico (sognato/sperato). In conclusione, sia in casa nostra che all’estero, questo 2019 inizia sotto una grande incertezza. È chiaro ormai che la parola del 2019 è: INCERTEZZA

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L’ACB (O ABC) DELLE OPERE

Per verificare la sostenibilità di un investimento sovvenzionato con risorse della collettività, è richiesta, assieme ad altri strumenti, l’analisi costi benefici. Introdotta ufficialmente in Italia dal F.I.O. (Fondo Investimenti Occupazione) nel 1988, l’analisi ACB è un linguaggio internazionalmente accettato dalla Commissione europea, la Banca mondiale e l’Ocse. Rappresenta uno strumento analitico che consente di valutare la variazione nel benessere sociale derivante da una decisione di investimento e, di conseguenza, il contributo di quest’ultima al conseguimento degli obiettivi della politica di coesione. Lo scopo dell’ACB è quindi quello di facilitare una più efficiente allocazione delle risorse.

L’ACB si basa sulla individuazione dei costi e dei benefici in termini monetari apportati alla società da un intervento. Tali valori vengono attualizzati per renderli confrontabili, ossia “corretti”, in base alle differenze temporali relative che spesso fanno riferimento all’inflazione, in quanto un costo di ieri non è direttamente confrontabile con un guadagno di domani. Poiché gli aspetti strettamente finanziari non sono esaustivi nel descrivere i possibili impatti (positivi e negativi) di un progetto, l’ACB basa il proprio giudizio di opportunità anche su criteri sociali, calcolati a partire dai risultati dell’analisi finanziaria mediante adeguate correzioni per derivare il complesso dei costi e dei benefici legati all’opera sottoposta all’esame. Le variabili considerate da quest’analisi sono dunque economiche, ossia di tipo finanziario (monetario) e sociale (monetizzato). L’obiettivo è verificare se i benefici derivanti dall’implementazione del progetto superano i costi necessari alla sua realizzazione. Fondamentale è la prospettiva con cui si osserva e giudica un progetto; è del tutto evidente che un progetto di caratura Europea non può essere valutato in un’ottica locale.

Nel 1837 l’alessandrino conte Antonio Piola pubblicò un volume dal titolo “Delle strade Ferrate e della loro futura influenza in Europa” nel quale analizzava le esperienze sviluppate in altri Paesi, valutava la situazione economica e politica del periodo ed illustrava il proprio progetto di rete da realizzare nel Piemonte e nel resto d’Europa. Le sue riflessioni si concludevano con questa considerazione: “l’invenzione delle strade ferrate, meravigliando il mondo, mostrò che all’utile della sicurezza dei trasporti potevasi aggiungere quello della loro celerità ed economia… in ogni caso i vantaggi superano di gran lunga i danni parziali che per esse potrebbero forse succedere”. Che possiamo considerare come una prima trattazione di come si effettua la valutazione di progetto.

Altra figura Piemontese di rilievo è quella di Camillo Benso conte di Cavour che il 4 maggio 1848, con l’esercito sabaudo in piena offensiva militare contro l’impero Austriaco firmò un articolo sull’importanza del collegamento Genova – Milano, considerato strategico e prioritario non solo nel campo economico ma nella prospettiva storica – risorgimentale: “Considerando gli interessi generali della grande valle del Po, di cui Genova è il porto principale, fatta astrazione alla strada di Torino, le cui condizioni non sono alterate, la strada più importante è quella da Genova a Milano. Queste due città debbono essere riunite nel modo più breve e più celere. La via del Lago non può servire a tale scopo. Né si opponga, che trattandosi di strade ferrate sulle quali così rapido è il moto, l’aumento di 30 a 40 chilometri,…, sia poca cosa. Quest’obbiezione avrebbe qualche peso se si dovessero paragonare fra loro le attuali comunicazioni; Con tale giro vizioso si aumenterebbero di molti chilometri lo spazio a percorrersi per giungere da Genova a Milano mediante una strada che, diramandosi dalla strada di Torino fra Serravalle e Novi, corresse direttamente verso Milano passando per Tortona, Voghera e Pavia. Né si opponga, che trattandosi di strade ferrate sulle quali così rapido è il moto, l’aumento di 30 a 40 chilometri,…, sia poca cosa. Quest’obbiezione avrebbe qualche peso se si dovessero paragonare fra loro le attuali comunicazioni; cade a terra, se si considera ciò che dovrà risultare dalla non dubbia estensione delle strade ferrate a tutti i principali punti delle nazioni civili».

Siamo a quasi due secoli da quel 1948, me è una indiscutibile analisi costi benefici sviluppata in un’ottica europea.

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DHL CONNECTION

DHL, uno dei più grandi player della logistica mondiale, si è trasferito sulla Blockchain in grande stile.

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DHL sta cogliendo l’opportunità di snellire i propri processi rimuovendo uno strato di complicazioni dalle catene di approvvigionamento, ottenendo così una soluzione “Trustless” non dipendente da terze parti per la verifica dei dati.

DHL chiama questa soluzione ‘Disrupting the Business of Trust’ (Sconvolgere il business della fiducia) e sta spingendo affinché altre aziende considerino questa soluzione una parte importante dello sviluppo del loro business da qui in avanti.

 

Perché no…

Ci sono motivi per cui questa soluzione non dovrebbe piacere? Migliorare la visibilità della logistica è una vittoria per tutti: per l’azienda che fornisce il prodotto, per quella che consegna il prodotto così come per l’azienda che riceve il prodotto. Ogni parte in causa sa esattamente dove si trova la spedizione senza aver bisogno di richiederne la verifica ad una terza parte che potrebbe, potenzialmente, nascondere la verità per una serie di motivi.

Questa soluzione Blockchain impone un livello di onestà e di impegno a tutte le parti in causa e potrebbe avere, con lo scorrere del tempo, un forte impatto positivo sulla produttività, sul rapporto di collaborazione e sulla crescita economica.

 

I benefici

Il 12 marzo 2018 DHL, in collaborazione con Accenture, ha pubblicato un rapporto che descrive in dettaglio altre aree di applicazione che potrebbero ottenere importanti benefici grazie a questa soluzione su Blockchain.

Questi benefici includono, ad esempio, la possibilità di salvare vite umane mediante la verificabilità dell’autenticità dei farmaci: avere prodotti farmaceutici tracciati dall’origine fino al punto in cui raggiungono il consumatore, consentirebbe di ridurre a zero il rischio di contraffazione e di manomissione.

La Blockchain può anche essere utilizzata per implementare processi di votazione nei quali sistemi di identità digitale possano dare voce ai più emarginati, categoria in cui rientra circa il 16% della popolazione mondiale.

 

Applicabilità

L’adozione di queste soluzioni resta, ovviamente, l’ostacolo principale alla loro diffusione. Perché l’adozione prosegua è necessario che più player come DHL portino le loro soluzioni su Blockchain nel mainstream. A ben vedere, questa è però solo una questione relativa al “quando accadrà” e non al “se accadrà”. Infatti, l’amplissimo numero di aspetti positivi connessi alla tecnologia Blockchain spingerà l’adozione ad essere uno degli aspetti della “Distributed Ledger Technology Revolution”, la rivoluzione tecnologica legata alla registrazione dei dati sulle Blockchain, il più grande cambiamento tecnologico che il mondo abbia visto dalla rivoluzione industriale.

Quando un’azienda come DHL capisce i benefici legati alla tecnologia Blockchain, tutti gli altri dovrebbero prendere in seria considerazione l’idea di sedersi e prenderne atto. Ci stiamo infatti dirigendo verso un cambiamento radicale nel modo in cui si svolge il business. Questo è il momento di prepararsi. Il costo di rimanere indietro è astronomico.

Phore Blockchain fornisce servizi alle aziende che vogliono entrare nello spazio Blockchain. Contattaci se vuoi saperne di più: phore.io

 

 

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La solita storia…

Per descrivere meglio cos’è una blockchain, questo mese vi raccontiamo una storia. Seguitela.

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> È venerdì pomeriggio, hai spento il computer, indossato il cappotto e sei pronto per andare a casa. Hai passato una settimana lunga e stressante ad affrontare problematiche legate alle spedizioni e non vedi l’ora di passare il tempo con amici e familiari.

> Vai verso l’uscita.

> Squilla il telefono e non sai se rispondere, perché una parte di te vuole convincerti che non sei più in servizio e che chi è dall’altra parte del telefono può aspettare fino a lunedì.

Ma il professionista dentro di te non è in grado di lasciar andare. E tu rispondi, per ogni evenienza.

Dov’è la mia merce?!”, grida il cliente che garantisce alla tua azienda i maggiori volumi di trasporto.

Tu non hai modo di rispondere perché i tuoi sistemi non stanno funzionando o non riesci ad accedervi e per peggiorare le cose la società di trasporti non ti risponde, avendo già chiuso per il fine settimana.

Per risolvere il problema devi sacrificare qualcosa di importante, ad esempio il tuo weekend. In più non hai il controllo della situazione, stai perdendo la fiducia del cliente e sappiamo che questo potrebbe essere fatale ad una azienda. Una problematica che può derivare da un aspetto molto importante: la mancata condivisione delle informazioni tra le parti.

La soluzione
Cosa succederebbe, invece, se esistesse un sistema “Trustless”, costruito per poter funzionare e condividere dati sensibili in completa assenza di fiducia tra gli operatori, ovvero un sistema che ti possa sollevare in parte dalle responsabilità? Se esistesse un sistema Trustless decentralizzato e distribuito, ovvero la Blockchain, il cliente avrebbe potuto verificare la merce in prima persona, senza contattarti, risparmiando il tempo di entrambi ed evitando che si generassero situazioni scomode. Ora conoscereste entrambi la posizione dell’elemento nel sistema, il che significa che potreste lavorare in un modo più rilassato e produttivo per risolvere la situazione.

La sicurezza dei dati

Aspetta un attimo… ma non è pericoloso e poco sicura condividere i dati in una Blockchain?

Lo sarebbe se i dati non fossero crittografati con un’altissima sicurezza di livello e il cliente avesse la propria chiave di accesso individuale, unica e sicura.

Questa tipologia di crittografia, chiamata Crittografia Asimmetrica, si verifica quando solo una delle parti sia in grado di verificare l’informazione mediante una chiave, rendendo così il dato perfettamente sicuro e protetto.

Questo tipo di sicurezza, oltre ad essere importante per la gestione e lo svolgimento del proprio lavoro, impedisce ai concorrenti di acquisire dati che potrebbero utilizzare a loro vantaggio. Una terza parte malintenzionata sarà frustrata nei suoi tentativi di accedervi.

La maggior parte delle Blockchain esistenti ad oggi non sono state create tenendo a mente queste funzionalità di sicurezza. Ciò significa che prima o poi un problema potrà verificarsi.

Una volta messa a punto la sicurezza dei dati, la Blockchain diventa uno strumento utile e valido per te e i tuoi clienti/fornitori. I sistemi Trustless aiutano a migliorare le relazioni: la visibilità controllata dei dati implica che non ci sia nulla da nascondere. La fiducia, quando si diffonde, aiuta le imprese a crescere.

Una Blockchain deve essere costruita su misura per lo scopo preposto, realizzando un sistema che funzioni per te e per nessun altro. Le soluzioni a taglia unica non possono garantire i benefici che meriti.

Phore Blockchain, che di recente ha co-presieduto il Global Assets and Wealth Forum all’inizio di settembre a Singapore, progetta e costruisce delle “Business Ready Blockchain”, che siano scalabili e possano cresere con il vostro business, rimanendo funzionali ed economiche col passare del tempo.

Ricominciamo la storia ..

> È venerdì pomeriggio, hai appena spento il computer, indossato il cappotto e sei pronto per andare a casa. È stata una settimana impegnativa ma entusiasmante, incorporando il nuovo sistema di consegna su Blockchain e i clienti a bordo, e non vedi l’ora di trascorrere un paio di giorni rilassanti con amici e familiari.

> Vai verso l’uscita …

ed esci.

 

info: phore.io oppure [email protected]

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Blog Cryptologistica

La rivoluzione che stavamo aspettando?

Blockchain è il termine che oggi corre sulla bocca di tutti. Apparentemente, cambierà le nostre vite, semplificando i processi e consentendo di svolgere il proprio business in modo migliore e più efficiente. Vediamo di cosa si tratta.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, facciamo un esempio. È notizia di questi giorni che il governo australiano ed IBM abbiano siglato un accordo da 740 milioni di dollari “finalizzato a promuovere l’agenda di trasformazione digitale del governo”, in cui IBM sarà il “partner tecnologico”. L’aspetto principale dell’accordo prevede lo spostamento di soluzioni informatiche esistenti sulla blockchain al fine di ottenere maggiori economie.
Possiamo dire che è l’inizio di una corsa verso le blockchain e l’implementazione di sistemi su questa nuova tecnologia? La risposta è sì, ma in realtà rimangono diversi ostacoli – che verranno progressivamente affrontati e superati – prima che la blockchain sia largamente adottata in tutto il mondo.

Che cos’è la blockchain
Possiamo semplicemente definirla un insieme permanente e automatizzato di blocchi di registrazioni, che si svolge su computer – definiti nodi – distribuiti in tutto il mondo. Queste registrazioni vengono copiate in un nuovo blocco e verificate in tutta la rete per controllarne l’autenticità. Questa caratteristica rende la blockchain un sistema decentralizzato ed estremamente difficile da manomettere, perché per farlo sarebbe necessario manipolare tutti i computer o nodi contemporaneamente prima che il blocco si aggiorni.
Nel caso in cui nessuno possieda o controlli la maggioranza dei nodi, questa soluzione viene definita “senza fiducia”. In altre parole, la fiducia nel sistema aumenta in quanto non è più necessario fidarsi di una terza parte per essere certi della validità dei dati presenti.
Questa tecnologia può essere applicata a settori che sono stati tradizionalmente centralizzati attraverso l’uso di database in loco, come il trasporto di merci.

I vantaggi e i dubbi
Molti credono che questo sistema, dando la possibilità di controllare facilmente i dati in qualsiasi momento, da chiunque e ovunque, porterà maggiore trasparenza.
Tuttavia, ci sono problemi legati alla privacy e alle nuove norme in tema di GDPR. Per esempio il diritto all’oblio è qualcosa che un sistema decentralizzato (privo quindi di un controllo centrale), le cui registrazioni sono progettate per essere permanenti, farà fatica a superare. Inoltre, immettere grandi quantità di informazioni transazionali sulla blockchain potrebbe potenzialmente essere di grande interesse per una azienda concorrente. Viste le somme ingenti spese per proteggersi dallo spionaggio aziendale, è possibile immaginare che molte aziende saranno estremamente caute nell’implementare questa tecnologia allo stato attuale di sviluppo.
Quindi, come possiamo superare questi problemi per i clienti aziendali? Credo che la risposta risieda in una soluzione di blockchain “ibrida” in cui parte delle registrazioni siano pubbliche e parte non lo siano. Ciò consente un certo grado di trasparenza ma allo stesso tempo offre alle aziende la sicurezza che i loro dati più sensibili non siano accessibili a tutti. Prevediamo che questo sarà il percorso intrapreso una volta che l’eccitazione iniziale per questa tecnologia diminuirà e il Big Business farà la sua mossa. Per le transazioni una tantum semplici che possono svolgersi tra le persone fisiche e le piccole e medie imprese (PMI), la blockchain aperta rimane una soluzione estremamente interessante.

Le applicazioni
Nel frattempo, c’è spazio per l’innovazione e la sperimentazione. Le aziende ora hanno la possibilità di costruire modalità di verifica “Proof of Concepts (POC)” dove il risultato sia l’obbiettivo principale, piuttosto che la tecnologia stessa. Personalmente ritengo che questo dovrebbe essere l’obiettivo, per non rimanere intrappolati nella montatura della tecnologia e trovare una soluzione “taglia unica” che possa andare bene per tutti.
Le aziende che si metteranno in gioco saranno le prime a dotarsi di una soluzione su misura per i propri interessi e obiettivi specifici, in anticipo sui propri concorrenti.
Phore Blockchain utilizza questo approccio per lo sviluppo e l’implementazione di soluzioni personalizzate. Attualmente stiamo lavorando a un “Proof of Concept” con una importante società multinazionale, volto ad implementare una potente struttura decentralizzata sulla loro supply chain.
L’annuncio della partnership di Phore Blockchain con StoneCash del 9 Luglio 2018, che verte sull’utilizzo della criptovaluta di Phore come opzione di pagamento per operazioni B2B, è solo il primo passo del nostro eccitante viaggio con questo loro. Successivamente, verranno introdotti anche “contratti intelligenti”, che consentano l’uso della tecnologia blockchain per automatizzare l’acquisto e la vendita di materiali, riducendo i costi e risparmiando tempo sia per l’acquirente che per il venditore.

Nel prossimo numero esaminerò più da vicino il potenziale della blockchain con le aziende di trasporto esistenti, incluse le partnership IBM-Maersk e DHL-Accenture. ([email protected])

Piccolo BOXInfo
Per maggiori informazioni su Phore Blockchain, potete visitare il sito http://phore.io

BOXGlossario

Blockchain (Wikipedia):
La blockchain, in italiano “catena di blocchi”, può essere semplificata come un processo in cui un insieme di soggetti condivide risorse informatiche (memoria, CPU, banda) per rendere disponibile alla comunità di utenti un database virtuale generalmente di tipo pubblico (ma esistono anche esempi di implementazioni private) e in cui ogni partecipante ha una copia dei dati.

Nodo (Wikipedia):
In informatica e telecomunicazioni un nodo è un qualsiasi dispositivo hardware del sistema in grado di comunicare con gli altri dispositivi che fanno parte della rete

Proof of Concept (Wikipedia):
Con la locuzione inglese Proof of Concept (PoC), che si può tradurre in italiano con prova di concetto, si intende un’incompleta realizzazione o abbozzo (sinopsi) di un certo progetto o metodo, con lo scopo di dimostrarne la fattibilità o la fondatezza di alcuni principi o concetti costituenti. Un esempio tipico è quello di un prototipo.

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Blockchain is the new buzz word.
It’s apparently going to change our lives, simplify processes, and allow for better, more efficient business.
The Australian Government this week agreed a $740 million deal with IBM to be their ‘whole of government’ technology partner’, ‘aimed at furthering the government’s digital transformation agenda’(i). A large focus of this partnership will be focused on transplanting systems onto the blockchain to implement greater economies.
So, is this the start of a landslide? Is the race now on to pivot systems onto this new technology? The answer is yes, but in reality there remains several key challenges before blockchain is widely adopted throughout the world.

So, what is blockchain? Well, the most simple definition is that it’s a permanent, automated record or block, which is held on computers, or nodes, spread out across the globe. This block is regularly copied to a new block and checked throughout the network for authenticity. This makes it a decentralised system, which is extremely hard to tamper with, as one would need to hack all of the computers or nodes at the same, before the block updates.
Nobody centrally owns these nodes, making it a ‘trustless’ solution. In other words, trusting a third party is no longer required, elevating confidence in the system. This technology can be applied to areas which have traditionally been centralised through the use of on-site databases, such as transportation of goods. There are many who believe that this will bring greater transparency as a result, with the ability to easily check records, at any time, by anyone, anywhere.

However, this brings up issues of privacy, like for example with GDPR (ii). The Right To Be Forgotten is something which a decentralised system, whose records are by design meant to be permanent, will struggle to cope with. In addition, putting large amounts of transactional information on the blockchain could potentially greatly aid a business’ competitor, something that companies, who currently spend vast sums, protecting themselves against corporate espionage, will be extremely wary of.
So how do we overcome these issues for enterprise clients? Well, I believe the answer lies in a hybrid blockchain solution where part of the records are public, and other parts aren’t. This allows a degree of transparency, whilst also giving companies the security that sensitive aspects of their data are not open for all to see. I expect that this will be the path that is taken once the initial hype dies down and Big Business eventually makes its move.

For simple one-off transactions, however, amongst individuals and Small- to-Medium enterprises (SME’s), an open blockchain remains an extremely attractive solution.
In the meantime, there is room for innovation and experimentation. Companies now have the ability to undertake Proof of Concepts (POC’s) where the outcome, rather than the technology
itself, is the prime focus. This, rather than getting caught up in the hype of the technology and finding a ‘one-size-fits-all’ solution, should be the objective.
Taking this step into the unknown will put firms ahead of the game and ensure that a tailored solution is achieved for the specific needs of the company, before your rivals.
Phore Blockchain utilises this method of personalised solutions. We are currently working on a POC with a major multinational company to bring a new and powerful decentralised framework to their supply chain.

The announcement of Phore Blockchain’s partnership with Stonecash earlier in the week (iii), which will bring the Phore cryptocurrency as a payment option to the business, was only the first step of our exciting journey together. Later in the year smart contracts, which allow the use of blockchain technology to automate the buying and selling of materials, will also be introduced, lowering costs and saving time for both the buyer and seller.
In the next issue I will be looking more closely at the potential of blockchain with existing transportation businesses, including the IBM-Maersk and DHL-Accenture partnerships.

For more information about Phore Blockchain, please visit phore.io. Sources:
i. https://www-03.ibm.com/press/au/en/pressrelease/54124.wss
ii. https://www.eugdpr.org
iii. https://www.prnewswire.com/news-releases/phore-blockchain-announces-partnership-with- stonecash-group-for-b2b-cross-border-transactions-300678980.html
iv. https://www.maersk.com/press/press-release-archive/maersk-and-ibm-to-form-joint-venture
v. https://newsroom.accenture.com/news/dhl-and-accenture-unlock-the-power-of-blockchain-in- logistics.html

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Blog Me ne frego

ARIA DI NUMERI

Prendiamo spunto dal commento di Gianandrea Ferrajoli, Vice Presidente e Coordinatore Gruppo Trucks di Federauto e Presidente e CEO Mecar per dare la situazione del segmento over 35 quintali. Riportiamo la dichiarazione di Ferrajoli:

I dati di fonte ACEA indicano che nel periodo gennaio-giugno 2018 le immatricolazioni di veicoli superiori a 3,5 t sono cresciute del +14,5% rispetto al pari periodo 2017 (14.035 contro 12.254 unità), mentre il comparto dei veicoli pesanti con massa totale a terra uguale o superiore a 16 t ha registrato un incremento del +16,7% (11.483 unità contro 9.841).
L’analisi dei dati conferma il trend di crescita dell’ultimo biennio che ha visto il consolidamento del nostro settore, con una coda lunga che ha interessato anche questi primi mesi del 2018.

Il precedente Governo, nello scorso biennio, ci ha messo in condizione di utilizzare degli strumenti fondamentali per rinnovare il nostro parco circolante e ci ha permesso di continuare ad essere competitivi nel contesto europeo, evidenziando l’importanza del nostro mercato che – non va dimenticato – è nelle prime quattro posizioni in Europa. Auspichiamo quindi che il nuovo Governo, al quale rivolgeremo le nostre istanze a settembre, si concentri e si focalizzi su una politica di incentivi strutturali che permettano al settore di rinnovarsi nel segno della tecnologia e della eco-sostenibilità.
Le previsioni per i prossimi tre anni prevedono un rallentamento di ordini rispetto al boom del biennio passato, ma contemporaneamente assisteremo alla crescente espansione delle nuove soluzioni energetiche, come l’elettrico e soprattutto il metano, sia in forma gassosa (CNG) che liquida (LNG). Si tratta di tecnologie che saranno sempre più centrali per lo sviluppo del nostro settore e che andranno ad “alzare l’asticella” qualitativa delle nostre strutture, creando un vero e proprio nuovo ecosistema. Prepariamoci quindi ad investire in infrastrutture, ma soprattutto sul capitale umano e sulla formazione, che rappresentano l’elemento centrale per lo sviluppo e la crescita del nostro comparto.

Voglio infine ricordare e salutare con un sentito ringraziamento Sergio Marchionne, un italiano cosmopolita e visionario, che più di tutti ha contribuito al passaggio di transizione dell’automotive dal ventesimo al ventunesimo secolo. Una figura centrale per l’economia globale e un riferimento importante per chi ogni giorno è chiamato a rispondere alle difficoltà e alle sfide di un mercato sempre più complesso e veloce.

 

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Blog Il Dorsale

Dalla caduta degli “dei” all’ascesa degli outsider

Non pretendo certo di avere l’autorevolezza dei politologi o dei grandi giornalisti che quotidianamente ci spiegano cosa è successo, cosa bisognerebbe fare e come si possono risolvere i problemi dopo le recenti elezioni. Gente che parla anche troppo a mio avviso, e qualche volta a sproposito. Provo ugualmente, ma con modestia, esporvi alcune mie considerazioni indipendenti.
La situazione italiana, lo sappiamo tutti, dal punto di vista politico è anomala. I privilegi che hanno i politici sono ben superiori a quelli dei loro colleghi europei. Anche i privilegi dei superburocrati non hanno confronti, sia quando sono in servizio sia quando sono andati in pensione. Questo è il primo elemento devastante, che è entrato, da troppi anni, nei corpi e nelle menti degli italiani, come un virus incurabile. Siamo tutti stanchi di questi personaggi con pensioni mensili a 4/5 zeri, con vantaggi perenni anche dopo il ritiro dalla politica attiva. Siamo stanchi delle promesse da marinaio che i governanti e i parlamentari hanno sempre usato anche non in campagna elettorale e siamo stanchi dei vecchi coccodrilli della palude politica italiana, i quali pensavano di conquistare il voto degli elettori a suon di promesse che non avrebbero mai potuto mantenere.

Nonostante tutto questo e con una legge elettorale impossibile, è emerso un quadro inaspettato: l’affondamento di due partiti, che avevano raggiunto posizioni e consensi invidiabili e la caduta degli “dei” che ne erano i simboli. Forse la nascita di un nuovo paradigma politico. Ma le ragioni del ridimensionamento sono diverse, a mio parere. Il PD, partito che pur essendosi “asciugatosi” nel tempo, della struttura burocratica e ideologica tipica della scuola bolscevica, aveva puntato tutto su un leader che inizialmente aveva dimostrato talento e intuizione politica, doti che nel tempo si sono squagliate verso l’arroganza e l’incapacità a confrontarsi non solo con i propri compagni ma anche con la gente stessa. Questo fenomeno in atto, non era stato da lui capito nonostante le relazioni web che aveva puntualmente instaurato con moltissimi cittadini. Nell’altro schieramento altrettanto prevedibile il crollo del suo leader: la stanchezza, l’età e la debolezza delle personalità culturale/politica e dell’immagine della classe politica di cui si era circondato in questi anni di potere governativo (quasi 20) erano elementi che non sembravano essere determinanti per catturare i voti degli elettori fedelissimi, che solo un leader carismatico come lui, sapeva come conservare o motivare.
Aveva però fatto i conti senza l’oste: Salvini Matteo. Il delfino di Bossi che ha imparato a fare le cose buone dal vecchio leader e a non fare (si spera) le malefatte emerse dopo molti anni di potere del Senatur. Senza dubbio va riconosciuto al “nuovo” segretario di aver saputo cambiare immagine e strategia della suo partito, facendolo diventare un partito nazionale. Non commento le percentuali di voti ottenuti perché le sanno tutti.

Quello che vorrei aggiungere è che quanto accaduto fino ad oggi è già storia scritta per il passato. Ciò che conta è il futuro. Come sapranno districarsi tra i veti reciproci e i principi apparentemente molto diversi i nostri prodi? Un compromesso forte lo devono trovare entrambi con la prima forza politica, non di coalizione, che ha vinto prevedibilmente le elezioni. Per concludere la mia analisi, credo vada espresso pubblicamente un riconoscimento a tutta la squadra degli M5, che con il loro entusiasmo di neofiti della politica, hanno saputo conquistare il cuore del sud Italia. Speriamo che non sia avvenuto perché hanno promesso a tutti il reddito di cittadinanza, facendo così brillare a molti elettori, il sogno di prendere soldi senza impegnarsi più di tanto nel lavoro. Questa politica di sostentamento civile e sociale c’è anche in America, dove sovvenzionano i disoccupati con precisi parametri. Parametri che, a mio parere, molti cittadini del sud non possiedono (per fortuna loro!).
Mi auguro che il nostro Presidente della Repubblica sappia usare le leve giuste per trovare un equilibrio, che a mio parere sembra molto improbabile, viste le premesse di principio dei partiti che dovrebbero essere delegati a governare.
Vi consiglio la lettura dell’ultimo libro di Sergio Rizzo “Il pacco” . Feltrinelli editore.